Autore
Anna De VitaAnno
2013 - 2017Luogo
MilanoTempo di lettura
3 minutiCombattente dal passo leggero
Nuovo posto di lavoro in una Ditta che si trovava in una traversale di viale Certosa. Si confezionavano abiti di sartoria per clienti facoltosi tra in quali, pare, anche l'attore Rock Hudson. Dieci ore al giorno, e il sabato fino alle 13. Controllati a vista, senza poter nemmeno alzare la testa un attimo, in quanto ogni ora dovevamo aver confezionato un certo quantitativo di lavoro, pena il licenziamento. Alle ore dieci e alle ore quindici venivamo condotti a turno al gabinetto, avevamo solo cinque minuti di tempo pertanto bastava solo per la pipì. Se ti scappava la cacca dovevi aspettare l'ora di pranzo. Venivamo pagati settimanalmente, al sabato dopo le ore tredici. Tutti e 35/40 in fila passavamo davanti al datore di lavoro che, seduto alla scrivania ci gettava in modo sprezzante la busta paga. I dipendenti la prendevano ringraziando umilmente. Personalmente provavo nei suoi confronti un forte senso di risentimento in quanto trovavo ingiusto il suo comportamento, pensavo che la paga me la ero guadagnata lavorando come un mulo per lui. Un giorno, venne indetto uno sciopero generale. Non sapevo assolutamente nulla delle battaglie portate avanti dai Sindacati per difendere i lavoratori pertanto, in assenza dei mezzi di trasporto mi recai al lavoro a piedi. Molti dipendenti si assentarono, chi per aderire allo sciopero e altri perché abitavano fuori Milano.
Il giorno seguente, quando tutti i dipendenti si presentarono in sartoria trovarono il principale che chiamava uno per uno tutti quelli che erano stati assenti il giorno precedente, li mise in fila e cominciò a toccarli con un dito pronunciando: "Sì-no-sì-no... tutti quelli con il sì da questo momento sono licenziati!". Due di loro si misero a piangere in quanto dissero che non avevano potuto arrivare abitando troppo lontano. La sua risposta fu: "Se vi foste messi in cammino alle quattro del mattino, per le otto sareste stati presenti pertanto fuori dai piedi!". lo avevo poco più di 17 anni, vedendo quelle persone che se ne andavano a testa bassa girai la testa verso di lui, forse avevo scritto in faccia l'odio che provavo nei suoi confronti. Una notte mi venne una forte congestione, stetti molto male pertanto il mattino seguente mia mamma avvisò che per quel giorno sarei rimasta a casa. Nel primo pomeriggio finalmente mi sentii molto meglio, perciò mi sedetti sul balcone per prendere un po' d'aria. Ad un tratto suonò il campanello, entrò un uomo. L'azienda aveva mandato un controllo e vedendomi seduta scrisse su un foglio che stavo bene. Il mattino seguente il caporeparto mi condusse in ufficio dove si trovava il datore di lavoro il quale mi disse urlando: "Qui i lazzaroni hanno vita corta- non permetterti più di prendermi per il culo altrimenti ti sbatto fuori a calci capitoooo e poi ricordati che quando sei davanti a me devi abbassare la testa e adesso vai a lavorare!!" Non ci vidi più dalla rabbia e guardandolo bene in faccia gli risposi: "Non cè bisogno che mi mandi via lei, mi guardi bene in faccia mentre le dico, che piuttosto di lavorare ancora solo un'ora per uno come lei preferisco morire di fame, pertanto mi licenzio io e si tenga pure quanto mi deve perché i suoi soldi mi fanno schifo!". Che soddissfazione vedere lo sbalordimento di quello stronzo messo a posto da una ragazzina!!!
Mia mamma mi disse che avevo fatto bene a dirgliene quattro, ma quando seppe che avevo rifiutato i soldi che mi doveva mi diede due sberle!