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Autore

Anna De Vita

Anno

2013 - 2017

Luogo

Milano

Tempo di lettura

6 minuti

Combattente dal passo leggero

I maschi nessun lavoro domestico. Dovevano essere serviti dalle femmine.

A mia volta, da un po' di tempo avevo seri problemi su come si comportava mia madre nei miei confronti e in quelli degli altri suoi figli.

ALCUNI ESEMPI

I maschi nessun lavoro domestico. Dovevano essere serviti dalle femmine. Nel mio caso era solo il maggiore ad averne la pretesa con il consenso di mia madre ed ero solo io, la maggiore delle femmine a doverlo servire. Purtroppo per lui, mi rifiutavo categoricamente di farlo, in quanto lavoravo 10 ore al giorno, più due di percorso, mentre lui otto, pertanto ritenevo che le sue scarpe se le dovesse pulire da solo (anche se tutti i giorni facevo la spesa, lavavo i piatti e alla domenica mattina mi recavo nei lavatoi che si trvavano nelle cantine e lavavo nell'acqua gelata montagne di panni). Per queste ragioni, pur prendendo schiaffi da tutti e due, ero irremovibile.
lo guadagnavo circa 30.000 lire al mese, mio fratello maggiore circa 100.000 (che disparità tra uomo e donna èeeh!!??). lo dovevo consegnare la busta paga ancora chiusa, dalla quale mi venivano date 5.000 lire che dovevano bastarmi per acquitare qualche capo di biancheria e per i divertimenti (anche se solo un abito costava di più della somma in mio possesso), mio fratello consegnava 25.000 lire e si teneva il resto per i vestiti, diverimenti e per pensare al suo avvenire. La mamma riteneva che il suo comportamento fosse giusto, perché era un maschio. Trovava giusto dare 300 lire al giorno per il pranzo a mia sorella minore perché lavorava come impiegata e a me darne 200 perché operaia. Tutto questo e altro ancora, comportava un mio risentimento nei suoi confronti che aumentava sempre di più con il passare degli anni.

Mentre percorrevo la strada che mi separava dalla sua abitazione, mi venne in mente una frase che avevo letto in un romanzo: "I fratelli erano stati allevati per diventare uomini, le sorelle per diventare mogli!".

Il prossimo episodio fece esplodere una discussione tremenda che coinvolse tre protagonisti della mia famiglia: Vigilia di Natale, consegna del mio stipendio con tredicesima, mancia delle solite 5.000 lire. Consegna da parte di mio fratello delle solite 25.000. Quindi facendo il conto lui si tenne 150.000 lire. Feci presente che questo era il colmo delle ingiustizie che mi venivano inferte da anni, a quel punto mio fratello con sussiego sostenne che tutto questo era giusto in quanto lui era un UOMO!! Uscii da casa sconvolta per impedirmi di saltargli addosso e riempirlo di pugni (a rischio invece di essere presa a schiaffi da loro due). Mi recai a casa del mio fidanzato. Mentre percorrevo la strada che mi separava dalla sua abitazione, mi venne in mente una frase che avevo letto in un romanzo: "I fratelli erano stati allevati per diventare uomini, le sorelle per diventare mogli!". In seguito andai a cercarla nel romanzo nel quale l'avevo letta. Chi meglio di Manuel Garcìa Mrquez poteva descrivare una così grande verità in così poche parole!! ("Cronaca di una morte annunciata". pag. 38). Arrivata a casa di Rino, guarda caso si stava difendendo dagli insulti e versi rauchi che uscivano dalla bocca del suo patrigno (non poteva gridare per una paralisi alle corde vocali subita non ricordo in quale occasione), e con la sua mamma che stava in mezzo a loro due per paura che si mettessero le mani addosso. Le ragioni: la consegna del suo stipendio e della tredicesima e la stessa misera mancia che gli impediva di sostenere la spesa per comperarmi un piccolo anellino d'oro.

Una sera tornata a casa dal lavoro, trovo le mie sorelle che stavano prendendosi per i capelli, mentre cercavo di dividerle arriva come un razzo mia mamma che mi infligge una manica di scopate sul braccio col quale tentavo di parare i colpi in testa.

Altra ingiustizia nei miei confronti. Una sera tornata a casa dal lavoro, trovo le mie sorelle che stavano prendendosi per i capelli, mentre cercavo di dividerle arriva come un razzo mia mamma che mi infligge una manica di scopate sul braccio col quale tentavo di parare i colpi in testa. Quando finalmente smise e seppe che io non centravo niente la sua risposta fu: "ah si bè, questa lezione ti servirà per un'altra volta!". Il mio risentimento nei suoi confronti durò almeno due settimane! In quel periodo mi resi conto che proprio con me era molto ingiusta, probabilmente perché assomigliavo come una goccia d'acqua a mio padre. Le ricordavo in ogni momento quanto l'aveva fatta soffire. Ritengo che questi rigidi metodi educativi erano il frutto di una educazione severissima ricevuta a loro volta dai loro genitori e che probabilmente erano convinti di agire per il nostro bene. Per poterlo capire bisogna immedesimarsi nel sistema di vita dei primi anni del secolo scorso. Fu la mia generazione a cercare di modificare il sistema educativo, informandoci, leggendo libri pedagogici, partecipando a riunioni (come quella tenuta dal maestro di Pietralata (scrisse un libro autobiografico "Un anno a Pietralata" dal quale fu poi tratto il film "Diario di un maestro"), che ci lesse un tema scritto da un suo alunno che diceva pressapoco così: "Quando entro a casa mia, la mia mamma continua a dirmi - metti le pattine, metti le pattine - ma quando potrò essere felice a casa mia!!??). Mi sembrava di udire ancora la mia voce, in quanto io mi compotavo esattamente così con i miei figli. Tornata a casa feci volare le pattine fuori dalla finestra! Anzi no, in pattumiera). Interessante fu anche scoprire nel campo educativo "il metodo Montessori. (Maria Montessori nasce il 31 agosto 1870, vuole studiare da ingegnere ma a quel tempo questi studi erano preclusi alle donne. Grazie alla sua ostinazione riesce a laurearsi nel 1896 con una tesi in Psichiatria diventando la prima dottoressa d'Italia. Lavorò in un ambiente dominato dagli uomini e non si sposerà mai. Inizia ad operare con bambini disabili e poi fonda il "Metodo Montessori" un metodo scolastico che si fonda sui valori del rispetto reciproco e dell'ambiente, sull'educazione alla libertà di scelta guidata con dolcezza, usando il ragionamento. Muore il 6 maggio 1982. Sulla sua tomba è scritto: "lo prego i cari bambini che possono tutto, di unirsi a me, per la costruzione della pace negli uomini di tutto il mondo").

Foto di Luigi Burroni dal diario di Anna De Vita