Autore
Eno MucchiuttiAnno
2005Luogo
Gorizia/provinciaTempo di lettura
8 minutiDal palcoscenico ai campi di sterminio

Dopo l'8 settembre 1943 sbandato e rientrato a Trieste, non ho risposto volutamente ai bandi nazifascisti di arruolamento; Nell'agosto 1944 sono caduto in un rastrellamento, da quì portato nelle  carceri di Bertesgaden, di quì sono riuscito a fuggire  tentando di  rientrare  in Italia arre stato (non  possedevo alcun documento) portato  in carcere a Ranstade, e successivamente nelle carceri  S.S. di Salisburgo dopo torture ed interrogatori inviato a Monaco con un treno cellulare reinterrogato caricato su di un camion cellulare e sbarcato (era notte fonda)davanti un enorme cane lo illuminato a giorno su ambo i lati dei gruppi di SS con dei enormi cani' lupo)sul cancello una scritta ARBEIT MACHT FREI. All’interno si vedevano baracche in legno e regnava un silenzio di morte. Ancora non sapevo che mi trovavo davanti all'entrata di uno dei più famosi Campi di sterminio nazisti. una tremenda fabbrica di morte. Tutto ciò mi era ancora ignoto l’avrei capito ben in seguito sulla mia pelle cos'erano i Campi di Sterminio, Finalmente il cancello si aprì e fummo fatti entrare ben contati (quante volte sono stato contato nella permanenza in quei Campi maledetti) venimmo inviati verso destra ove si trovava una stanza enorme con tante docce, ignoravo per ora a cosa servissero quelle docce) ero digiuno da due giorni e chissà come ci venne portato un pezzo di pane che divorai in un attimo, colui che ci aveva portato il pane era un uomo. anziano con una strana divisa a striscie, che ci raccomandò di stare calmi ed in silenzio. eravamo sfiniti, ed anche spaventati non capivamo cosa ci aspettasse, cercai di dormire un pò, venni svegliato di soprassalto da scoppi violenti e boati tremendi, era un bombardamento alleato su Monaco, la baracca oscillava per lo spostamento d'aria poi cessò; poi altra ondata di bombardi ri (conoscevo bene il rumore) nè avevo già subiti tanti di bombardamenti a Torino quando prestavo servizio presso il 92 fanteria. Questa la prima notte in un Campo di sterminio, seppi in seguito che mi trovavo a DACHAU. Un pensiero fisso cosa sarà? Un campo di lavoro? Cosa sarà? Ho ben saputo in seguito dove ero finito e mi sarei reso conto cosa succedeva e cosa mi aspettava, veder morire solo veder morire e sparire nel nulla ex amici di tutte le nazionalità, morti con le crudeltà più inaudite, spersonalizzati, bastonati, torturati fino alla morte1prima pensavo ad un campo di prigionia no! questo era un Campo di Sterminio ove con la raffinatezza più disumana bisognava sparire. Il mattino sveglia prestissimo denudati, spogliati di ogni avere conse6natici dei abiti borghesi e portati in una baracca capii di trovarmi in quarantena, cercavo di orientarmi ma eravamo ben guardati e circondati dal filo spinato. Vedevo passare nei viali dei prigionieri con i stranì vestiti a righe che certamente venivano portati al lavoro. Ricordo ora la mia prima bastonatura: c’era stato dato in dotazione una specie di piatto di stagno color marrone ed un posto letto su di un castello senza alcun sacco di paglia solo un grande sacco di carta per infilarsi la notte. Al mattino la prima conta poi la distribuzione di una specie di thè, io avevo lasciato la gamella ingenuamente sul posto letto e tranquillo. rientrai per riprenderla, appena entrato mi si fecero incontro due furie scatenate con il vestito a righe e sul braccio la scritta Kapò con in mano dei robusti tubi di gomma e presero a bastonarmi, cercai di farmi capire che andavo a prendere la gamella ma: venni buttato fuori a pugni e pedate. Quella era la prima lezione che mai più avrei scordato, quella era la legge del campo. Passai qui in quarantena una settimana circa, poi circolò la voce che venivamo trasferiti in un altro campo; e difatti sotto una pioggia torrenziale venimmo caricati la notte su dei carri bestiame, ero capitato in un carro quasi vuoto, i vestiti fradici, sdraiato sul pavimento e faceva un freddo can, con il treno in movimento il vagone carico di fessure ove passava un vento gelido mi prese uno strano sconforto e mi chiesi disperato dove andavo, Cosa mi aspettava?
Mi sentivo moralmente a terra però ragionando pensai se mi lascio andare è peggio dò la vittoria a loro e così pensai debbo reagire stare in guardia di quanto succede non lasciarmi mai più prendere dallo sconforto e così è stato. Verso il mattino il convoglio si fermò  di botto e dalle fessure intravidi sulla, stazione una scritta MAUTHAUSEN a mè per ora quel nome non mi diceva nulla, quel nome mi sarebbe poi stato impresso per tutta la vita. Fummo fatti scendere con urla bestiali contati e ricontati e incolonnati cominciammo a salire una collina, ricordo ai lati delle casette linde, molti alberi di meli; giunti alla sommità intravidi l'entrata del camp se brava una strana pagoda cinese metteva addosso uno strano malessere misto a paura. Entrati venimmo passati in un cortile immenso e lasciati lì nudi ad aspettare, cosa si aspettava? Rimanemmo lì tutto il giorno senza mangiare, alla sera a piccoli gruppi venimmo portati all'esterno del cortile in un ampio viale e fatti scendere per una scaletta ripida e ci trovammo in uno stanzon con molte doccie, era la seconda volta che entravo in questi lugubri ambien ci fecero veramente una doccia gelida e poi rasati capelli ascelle, parti intime e fatta una striscia sul capo con il rasoio, tutto sotto il controllo delle SS, sentivo paura misto ad angoscia non saper cosa fare diventare un automa essere indifferente a tutto, capii che quello era il loro scopo principale rendere privi di personalità diventare tutti un nulla. C’erano avvocati, dottori, operai, contadini, io un artista ma tutti ormai dalla stess, sorte, proseguire fino alla fine, e questo era solo l'inizio la tragedia doveva appena inco1ninciure. Capii che bisognava avere cento occhi gurdarsi da tutte le parti il pericolo l'imprevisto veniva per un nonnulla, una mossa sbagliata era la morte, questi in sostanza in un attimo furono i pensieri che mi passarono per la testa. Usciti dalle doccie.....ci trovammo a raccogliere un pantalone, una camicia e via di corsa verso il blocco 26 faccie sgomente un miscuglio di razze, spagnoli, russi, polacchi, greci, francesi, ungheresi ecc...Su tutti potere di vita e di morte 4 Kapò, massimo silenzio: un pezzetto di pane che di pane nulla aveva etutti distesi sul pavimento p dormire stretti come sardine stesi su di un fianco, appena uno si muoveva svegliava il vicino e subito risse e botte; svegliati i Kapò, subito tutti in piedi e solenne razione di botte chi con il tubo di gomma chi a pugni e pedate poi giù. tutti. Questa la prima notte a Mauthausen. Il mattino sveglia prestissimo lavarsi poi appello conta e riconta all'infinito(questa cerimonia è durata quasi un anno)Poi in fila fuori del blocco e consegna della divisa da deportato a righe verticali un pantalone una giacca una camicia a righe su giacca e pantalone una striscia bianca con un numero. Ero ormai diventato il n° 98748 e vicino un triangolo rosso, seppi poi che quel triangolo indicava "POLITICO" da quel momento ero il deportato POLITICOn°98748, numero che mai ho scordato;