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Autore

Caterina Minni

Anno

2014

Luogo

Perugia/provincia

Tempo di lettura

4 minuti

Diario di una fenice irrequieta

Le mie parole, le mie scelte, il mio corpo

07/05/14- ore 18.30

 

Le mie parole, le mie scelte, il mio corpo...tutto un grossolano errore e lo scopro ogni giorno e ogni giorno mi convinco di essere così sbagliata da non dover esistere. Quando arriva il momento di confessarlo, di mettere da parte il mio sottile sorriso così falso, è come se dimenticassi tutto il mio dolore, come se quello che sento, che mi attanaglia cuore e mente sia improvvisamente sotterrato dai piccoli momenti di gioia che provo raramente.

Quella leggerezza ho ricercato, quell’essere nuovamente la bambina che mio padre tanto ha amato...

10/05/14- ore 16.13

 

Uno dei titoli del compito in classe di oggi era “lettera a tuo padre”. Devo confessare che inizialmente ero priva d’ispirazione, ma appena cominciato a scrivere, le parole sono uscite di getto, senza fermarsi. Una parte del mio inconscio, finora nascosto è emerso: ho capito che una delle ragioni della mia malattia è stata la mancanza di mio padre nella mia vita e il ricordo persistente della leggerezza provata tra le sue braccia, mentre mi faceva danzare a ritmo di musica. Quella leggerezza ho ricercato, quell’essere nuovamente la bambina che mio padre tanto ha amato... è per questo che ho bloccato la mia crescita: non potevo permettermi di perdere quella leggerezza, di perdere per sempre mio padre. Verità, questa, che non riesco a confessare.

Il diario di Caterina Minni, particolare. Foto di Luigi Burroni.
Il diario di Caterina Minni, particolare. Foto di Luigi Burroni.
[...] Sono rimasta ad osservarti, priva del coraggio che serviva a chiederti di farmi di nuovo volare [...]

-Lettera al padre-

 

Caro papà,finalmente ho trovato il coraggio di scriverti... 

confesso che mi manchi, anche se ti vedo tutti i giorni, e se ogni giorno sento la tua voce calda e gentile. Vivo ancora nel ricordo di te che mi cullavi tra le braccia, forti, ma delicate, alla trascinante melodia di un Battisti o di una Mannoia, che a te piacevano tanto. Mi sentivo così amata e leggera che non ho mai voluto cancellare quel ricordo dalla mia mente... anzi, dal mio cuore, ma alla nascita di mio fratello, tutto è cambiato: avevi occhi solo per lui e sembrava non avessi tempo per farmi danzare ancora. Sono rimasta ad osservarti, priva del coraggio che serviva a chiederti di farmi di nuovo volare, sollevandomi fino quasi a toccare il soffitto. Passava il tempo e tu continuavi a giocare con quel sorridente piccino che tanto ho odiato, che mi ha tolto te... dovevo rimediare! Cominciai a portare a casa voti scolastici eccelsi fin dall’elementari, in attesa di un tuo sguardo, un tuo sorriso, in attesa che quei tuoi occhi color del cielo mi sfiorassero ancora, ma invano. Intanto stavo crescendo, e il mio corpo si stava formando:non più leggero come un tempo, come quando a te piaceva tanto, si stava allontanando repentinamente da quello che avevo quando i tuoi sorrisi e le tue parole erano dedicate a me. Inconsciamente ho deciso di bloccare la mia crescita, di rimanere piccola e leggera, come ai tempi in cui i tuoi sguardi erano indirizzati a me, e sentivo il tuo amore, e sentivo che mi volevi bene. Proprio quando i miei undici anni, si ritrovarono in un corpo settenne, allora ricominciasti a riservarmi le tue attenzioni ed io mi sentii di nuovo amata da te. Un giorno arrivasti a piangere, ed io capii in quel momento che il mio non mangiare, lo stato in cui avevo ridotto il mio corpo ti aveva solo fatto soffrire, quando pensavo invece che avrebbe riportato alla felicità che avevamo un tempo. Quel giorno mi prendesti in braccio e mi facesti danzare di nuovo, come quando ero bambina, ma al posto di quel sorriso che mi illuminava il volto, c’erano lacrime e paura di perdermi, per sempre... ricordi? Nonostante tutto, papà, io ti voglio bene, e non c’è odio, non ci sono rimpianti nei tuoi confronti... e spero che tu mi voglia bene, anche se non sono più piccola, né malata, ma semplicemente me stessa.

 

La tua Cati

Il diario di Caterina Minni, particolare. Foto di Luigi Burroni.
Il diario di Caterina Minni, particolare. Foto di Luigi Burroni.