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Angelo GaccioneAnno
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3 minutiLettere ad Azzurra - uno scrittore scrive a sua figlia

Lettera n. 8 
 
Milano luglio 1983
 
Caro fiorellino,
questo mese è giunto imperioso, a larghe falcate come un cavallo senza piú briglie. Ha bussato alla nostra porta annunciandoci una grande vigilia, la vigilia del tuo arrivo, del tuo ingresso nel mondo.
All'impazienza di vederti, di sapere come sei, di stringere le tue mani rosate e paffutelle, si unisce la stanchezza fisica di tua madre, aggravata da un luglio eccezionalmente torrido e umido, che le toglie i pensieri, la prostra, ci impedisce di dormire. Un caldo da abbattere un toro, e senza alcuna speranza di poterci allontanare di qui, perché ormai tutto deve essere predisposto per te, e nulla ha più importanza. Caro fiorellino, ti giri continuamente, e dopo quella prima volta non siamo più riusciti a vederti bene. Volevamo una conferma ulteriore del tuo essere una bimba, ed invece niente, hai fatto di tutto per lasciarci nel dubbio. La dottoressa dice che i margini di errore sono strettissimi, ma comunque restano.
Il mio cuore dice che sei una bimba, ma se poi mi deludi? Non abbiamo un nome pronto se sarai un bimbo; per tutti questi mesi abbiamo accarezzato una certezza, e non abbiamo riflettuto al fatto che ci possa essere una sorpresa. Comunque stai tranquillo, se sarai un topolino maschio sarai accolto con lo stesso amore. Anzi per dartene subito la prova, ho chiesto a tua madre di scegliere un nome, a cui ci dobbiamo affezionare, e che non sia un nome dell'ultimo ora. Con un lampo di genio tua madre ha tirato fuori Rubens; un nome che non mi dispiace affatto, e che a pensarci un po' suona anche bene. Caro fiorellino, piú si avvicinano i giorni del tuo arrivo, più la mamma diventa fifona. Giorni fa ha avuto una crisi di pianto: in parte per la paura (naturale e legittima); non sempre le cose sono andate a tutti bene, spesso sono successi veri disastri alle partorienti, o ai bambini che dovevano nascere, a volte durante il travaglio, che rimane una cosa delicata, malgrado i progressi avvenuti. In parte perché si sente sola. Io faccio quel che posso, ma so che non è affatto facile. Allontaniamo questi momenti di sconforto, siamo alla vigilia di un evento importante, e dobbiamo gioire, dobbiamo predisporre a festa i nostri cuori. Sempre la vita è stata accolta con una festa, perché non c'è festa senza la vita.
A presto vita mia.