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Autore

Angelo Gaccione

Anno

-

Luogo

-

Tempo di lettura

7 minuti

Lettere ad Azzurra - uno scrittore scrive a sua figlia

Lettera n. 9


Milano agosto 1983

 

Caro fiorellino,

Ormai ci siamo, e forse non saprai mai l'elettricità che attraversa il mio corpo: da illuminare per intero questa città. E' cominciato il conto alla rovescia; ormai è solo questione di giorni. Secondo il calendario di Naegelè, il termine esatto scade il 21, comunque dal 14 in poi tutti i giorni sono buoni. I nostri amici accennano profezie e fanno previsioni, io non sto piú nella pelle, tu sei già nella posizione regolare.

Caro fiorellino, stasera 11 agosto, ho portato tua madre in clinica; credo sia più prudente cosí, c'è di mezzo Ferragosto e non mi va di fare le cose di fretta. Inoltre è piu saggio: per qualsiasi evenienza è già lí. Quando l'ho lasciata è scoppiata in lacrime, in parte per paura, in parte perché non c'è nessuno dei suoi. Come potevo farle coraggio? Le ho detto che siamo nati tutti allo stesso modo: miliardi di persone.

Mentre io ti aspettavo solo in una piccola sala d'attesa, tu vedevi per la prima volta la luce artificiale dei neon. Il tuo pianto mi giunse vivo e vero, e mi esplose in testa con la stessa potenza di una bomba scagliata sulla città...

Caro fiorellino, stamattina 13 agosto la mamma mi ha telefonato impaurita. Le avevano appena misurato le contrazioni col monitoraggio, ed erano piuttosto frequenti: durante le contrazioni il tuo cuoricino soffriva un po', e cosí dopo un consulto con i medici e con le ostetriche, abbiamo deciso di anticipare la tua nascita: perché correre rischi inutili?

La sera stessa intorno alle 23,30, in un ospedale ormai semi-addormentato, mentre io ti aspettavo solo in una piccola sala d'attesa, tu vedevi per la prima volta la luce artificiale dei neon. Il tuo pianto mi giunse vivo e vero, e mi esplose in testa con la stessa potenza di una bomba scagliata sulla città, e vedevo fasci di luce, cocci luminosi spargersi per ogni dove, frantumarsi il cielo e la terra, il tempo e lo spazio, incendiarsi di colori l'universo, galoppare nella mia testa cavalli indomati, vagare fantasmi antichi e conosciuti...e poi cose su cose...e di nuovo altre cose che non distinguevo piú. Fino a quando la voce amica di un'ostetrica amica, mi riportò alla realtà concreta, ad un tempo definito.

E' andato tutto bene, è una bellissima bambina, pesa 3 chili e 50, fra poco potrai vederla, la stanno pulendo.

Pochi minuti dopo ti vidi; grassottella, adirata, bella come ti avevo immaginata, gli occhietti straordinariamente aperti, di colore blu come tutti i neonati, le labbra rosse, i capelli rari e arruffati, e avevo voglia di stringerti.

Subito dopo diffusi la notizia del tuo arrivo, poi restai accanto alla mamma alcune ore della notte, e la rassicurai che avevi proprio tutto, ed eri bella come un fiore di campo, bella e viva. Ed anche i suoi dolori si attenuarono.

Benvenuta piccolo pulcino.

Caro fiorellino, oggi mentre ti guardavo da dietro il vetro con altre mamme e papà, una donna ha detto questa frase: "Finché nasceranno bimbi cosí belli, il mondo non potrà finire".

Lettera n. 10

Caro fiorellino,

come potrai immaginare, non ho chiuso occhio tutta notte: troppa era l'agitazione che avevo addosso, e troppa la stanchezza. Lunghissime ore di tensione, nemmeno un boccone mandato giú; sono rincasato a notte fonda, e non avevo piú appetito, ma quasi mi sbronzai brindando alla tua salute ed alla mia gioia. Caro zuccherino, stamattina mi sono alzato con una grande eccitazione, e con diversi gradi di euforia. Mi sono messo a nuovo, persino una esagerata eleganza, io da tempo indifferente alle mode ed agli schemi correnti, attratto da altre supreme bellezze, che la cerco dove è più nascosta, piú vera. Ho comprato fiori per la mamma e, con il cuore gonfio ho di commozione, vagato per i viali deserti di questa spopolata città, in attesa di poterti vedere. Pur cosí vuota, mai questa mostruosa e divina città, mi era parsa cosí amica e cosí straordinariamente bella, cosí familiare. Erano anni che non la sentivo cosí mia, ed ora mi pareva di possederla, di tenerla in pugno, perché mi dava e le davo qualcosa. Entrava prepotentemente e definitivamente nella mia e nella tua vita. Qualche ora più tardi ti ho vista dietro un oblò, con il tuo numerino al polso, il nasino verso il soffitto, il viso rotondo e nitido, le labbra vermiglie, allineata fra altri bimbi, ed eravate belli e ignari. Ti ho fotografata come ho potuto da dietro il vetro, ma non hai aperto gli occhietti blu. Ogni tanto ti muovevi e facevi una smorfia, sembrava che dice che è volessi ridere. La mamma stamattina sta meglio; come se tutto fosse accaduto in un sogno, ed ancora non riesce a rendersi conto che una bimba cosi bella, sia nata dalla sua carne. Eppure è cosí splendente, appagata, e fra qualche giorno potrà attaccarti al seno, dandoti sé stessa. Pensandoti mi venivano in testa pensieri folli: "Ovunque nasce la vita; fra le crepe dei muri, fra le rovine, spesso fioriscono i fiori più belli". E non sapevo trovarvi un nesso, una coerenza.

Caro fiorellino, oggi mentre ti guardavo da dietro il vetro con altre mamme e papà, una donna ha detto questa frase: "Finché nasceranno bimbi cosí belli, il mondo non potrà finire".

Ho riflettutto a lungo su questa frase, ma purtroppo so che non è cosí. Papà Uomini sempre più stupidi ed arroganti comandano su di noi, indifferenti e insensibili, che non hanno tempo per fermarsi a guardare i vostri occhietti blu. Prigionieri del loro potere, assaliti dai fantasmi del dominio, da sparvieri della morte che si ostinano a chiamare gloria, hanno perso ogni rapporto con la vita vera, palpitante.

Che ne sanno essi di bambini belli come te? Che ne sanno dei fiori che crescono fra le rovine, fra le crepe dei muri?

Vivono del loro incubo orrendo perché la bellezza li spaventa, come l'innocenza spaventa il delitto. Hanno appeso il nostro destino alle loro folli armi, per precipitarci dentro il loro incubo, Ed è sempre piu difficile fermarli.

Perdonami bambina mia se non so darti menzogne.