Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Privacy completa.

Logo Fondazione Archivio Diaristico Nazionale

Autore

Andrea, Lorenza

Anno

1977 -2004

Luogo

Arezzo/provincia

Tempo di lettura

4 minuti

Mio dolce sasso di fiume

Quel remoto sasso, ciottolo coeso e solido, causa d'ingorghi al libero fluire, oggi è divenuto pietra e come pietra assorbe il sapere del fiume che su di lei scorre

Mio tenero amore, ti ricordi quante lettere d siamo inviati pur abitando nella stessa città? Durante la tua assenza, ne ho riletta qualcuna provando acuta nostalgia per una forma di comunicazione che ad entrambi è appartenuta e da tempo abbiamo esiliato. Per  riallacciare un antico legame, invece di parlartene, preferisco scrivere, dare consistenza durevole alla folata di emozione che mi ha avvolta nel sentirmi chiamare “dolce sasso di fiume" e nel ricevere, insieme a milioni di baci, miliardi di fiordalisi per popolare i miei sogni e tappezzare le pareti del grigio palazzo dove lavoravo. Ciò che agitava la nostra vita personale - problemi concreti, aspirazioni esistenziali - e il nostro complesso rapporto d'amore - gli scontri feroci, i possenti desideri fisici, i continui abbandoni, la tenerezza strisciante - pulsa come sangue vivo nelle vene, respira per il tramite di un fecondo dialogo dove l'intimità dei cuori trova forza e voce nella parola scritta, irruente o ricercata, che ancora oggi lo testimonia, salvandolo dall'oblio. Nel vivere insieme, distolti da affanni e impegni quotidiani, una parte di noi si è per certi versi ammutolita e, senza contatto con la luce, continua a scorrere sotterranea formando crateri abissi fenditure, come un paesaggio carsico. La vicinanza fisica non sempre è relazione amorevole; talvolta è necessaria la distanza, di tempo e di spazio, per mettere a fuoco ciò che è accaduto e ciò che sta accadendo. Nell'assenza si valuta meglio quanto e perché qualcuno ci manca. Le brevi separazioni mensili, seppur originate da motivi di lavoro, assumono in questa prospettiva un diverso significato e mi piace ritrovare il medesimo pensiero in una poesia giovanile, scritta ancor prima di conoscerti
 

Avvenga almeno ogni giorno; fra noi

un distacco

Non altrimenti potrebbe il tarlo radioso.

le calde memorie centellinare

e qui in altra guisa sondare sulla distanza

che più ci avvicina in solitudine serena

quali segreti l'amore mi rivela

nello scolpire forme di te inattese

che ora essendo lontano

posso con cura lentamente osservare

 

Tu conosci il mio passato, sai bene come sia giunta a rifiutare l'amore e poi a rinascere a questo sentimento, grazie al tuo essere pervasivo, al tuo modo acquatico di affrontare gli ostacoli: li aggiri, li circondi, e con tenacia, giorno dopo giorno, ne sgretoli le basi. Altre metamorfosi, legate alla convivenza e alla contesa del figlio, chiesero il loro pegno gravoso fino ad arrivare a quella più eversiva e coinvolgente. Racchiusa in una torre inespugnabile, ti avevo concesso il diritto-dovere di amarmi, ma da quell'altezza non sentivo più il legame con la terra, con l'integrità della mia natura, non "potevo" ancora ammettere fino in fondo l'importanza del nostro legame, quanto fosse ben saldo il bisogno di amare e negavo, prima che a te, soprattutto a me stessa parti femminili. Tu nel frattempo rotolavi a valle e indossando i logori abiti maschili, ti abbandonavi a sguardi adoratori nascosto nel simulacro di un vecchio dio. Siamo riemersi più forti, più puri, più consapevoli. La vita è ricerca continua, è movimento, è affidarsi a morti e rinascite; solo chi si ferma, convinto di aver raggiunto stabilità e certezze, viene da lei travolto. La mia anima, il suo sorriso così a lungo offeso e rifiutato, verso cui mi avvicino con premurosa dedizione, suggerisce un'altra semplice verità: la vita ha senso se arde nell'amore, amore dalle svariate e innumerevoli fiamme, ma tutte protese alla stessa luce d'accoglienza e dono. L'albero non vola, eppure freme al vibrare dell'uccello che, privo di radici, trova sostegno nei suoi rami: ordini differenti di realtà, analogo sentire. Ti propongo una frase di Aleksandra Kollontaj, ripresa da una mia lettera del 1981 quando t'invitavo a meditarla e farla nostra il più possibile: “Noi avanziamo sempre delle pretese sull'intera personalità del nostro partner e non siamo a nostra volta capaci di osservare la regola più elementare dell'amore: il rivolgersi alla sua interiorità con attenzione e delicatezza". Quel remoto sasso, ciottolo coeso e solido, causa d'ingorghi al libero fluire, oggi è divenuto pietra e come pietra assorbe il sapere del fiume che su di lei scorre

Un abbraccio

Lorenza

Firenze, 23 gennaio 2004