Autore
Vittoria Boni, Leda Casalini, Lydia Cristina, Wanda DoniselliAnno
1933 -1970Luogo
La Spezia; RomaTempo di lettura
4 minutiNoi quattro a scuola e altrove
Lunedì
Roma, 2 dicembre 1935 XIV
(Quindicesimo giorno dell'assedio economico)
Sto scrivendo nell'ora di Economia oggi Mercoledì alle 12 e 20 ma lui crede che io mi affanni ad eternare le sue alte espressioni sulla Economia. Lunedì giulivon giulivoni venivamo a scuola coi soli libri di Matematica e la classe vide ben presto giungere Bisco seguito da Serra pendente sotto il grave peso della calcolatrice che teneva strettamente addossata al petto. Capasso chiese poi di ritirare i soldi del cinema e procedè alla raccolta. Intanto Bisco faceva delle variazioni sul tema dell'architettura della classe e dell'opportunità di farla a scaffale (la classe) onde schiaffarvi maggior numero d'alunni al chè io pianamente dissi a Cri : "Poi entrando in classe dirà che non ci laviamo” - e Bisco vedendoci sogghignare domandò che avevo detto e alle mie reticenze pose fine Cri svelando l'arcano . Poi vedendo Bisco le montagne di monete che albergavo nelle mani mi chiese quale fosse il mio stipendio mensile e si meravigliò altamente sapendone il congruo ammontare. Bisca interrogò qualcuna poi fuggì sulle ali della fischiante sirena. Noi gimmo nelli ispoliatoi e rattissimamente ci agghindammo e balzellon balzelloni ci ponemmo per tre ridendo alle squillanti strida del Preside che con la pancia si faceva urlando strada fra noi incitandoci, come un mandriano le pecore, a metterci per tre. Appena uscite avvistammo Donisa e femmo tosto tacere le esclamazioni che incominciarono a levarsi per ogni dove, distribuendo pedate e gomitate a tutt'andare. Donisa rattissimamente puosesi nelle retrovie e insieme marciammo verso l'agognato cine. Frattanto mi si era slacciata una scarpa e visto che davanti a noi stavano in fila per due invece che per tre, mi chinai per allacciarmi la scarpa lasciando che tutto il corteo passasse sopra di me finchè giunse Doni sa che avvisai del posto vacante. Poi insieme ci facemmo una corsetta e mentre Do si pose a fi anca di Cri e Bo, io mi puosi dietro e così avevamo conglobato la Do. Ancora mi soffermai sui gradini di Polli onde allacciarmi la sempre slacciata scarpa; intanto la Livraghi (III accidentaccio e nostro cerbero) vagava su e giù lanciando occhiate assassine ai passanti i ma per fortu' non accorsesi dell'abusiva presenza di Donisa. Presto giungemmo alli Modernissimi e su per le scale ci precipitammo nelle gallerie e nella prima fila centrale ci ponemmo con accanto Sommer e accidentaccio N. 1. Poco dopo la galleria fu invasa dai giovinastri che furono di poi ricacciati a viva forza. La miss del nostro cuore, anima nostra, luce dei nostri occhi, nostra gioia e ragione di vita, s'era posta lungi. Siccome non bastarommi le pagine per me lasciate onde potessi vergarvi le mie impressioni sul cinema, seguito qui. Tra il solito chiasso la sala s'oscurò e proiettarono il film luce che incitò sulla fine tutti gli italiani a boicottare quegli scrofoni incommensurabili di sanzionisti. Dipoi tra lo scampanio fioco e lo strombettar dei campanelli e della trombetta che Fortuna aveva seco recata, proiettarono “Scarpe al sole” Poco capivasi per il solito mormoreggiare della folla sottostante e per la racchiezza dell'apparecchio sonoro, per cui ogni cosa che una di noi sentiva la ripeteva alle altre come rigurgiti di caffellatte di Serao, mentre alcune retrostanti stupide c'incitavano al silenzio. Femmo le solite risate sui soliti argomenti finchè una delle sullodate stupide vedendo italiani con e senza elmetto esclamossi : '''Arda! Si sono mischiati italiani e austriaci!" e noi "Sì, sì si sono mischiati e adesso cercano insieme un nemico!" poi a ogni quadro simile: "Anvedi si sono rimischiati ! " e quelle a magrare. Di poi la stessa non mai abbastanza lodata stupida vedendo un caduto con gli scarponi al sole disse sagace: "Ah, ecco perchè scarpe al sole!” e vieppiù a canzonarla. La pellicola non era di molto interessante ma le nostre risate la condirono. Alla mezza tutto finì e giulivon giulivoni gimmo dopo esserci liberate degli accidentacci e poco dopo anche di Bo. Alla via dell'Impero, Do ci salutò, e io risali Via Cavour fino alla stazione accompagnata da quella pestilenza di Cri. T.S.D.C.