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Autore

Nataliya Serbska

Anno

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Luogo

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Tempo di lettura

6 minuti

Non smettere di sognare

Quando ho raggiunto i sei anni mia nonna finalmente mi ha permesso per la prima volta di utilizzare la sua macchina da cucire Singer a pedale. Ancora oggi ricordo con quale piacere ho cucito i vestiti per le mie bambole!

Voglio iniziare il racconto della mia storia dalla vita ordinaria di una bambina nata durante il periodo di comunismo in una delle quindici repubbliche della già defunta URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Vorrei inoltre confrontare le differenze tra la vita ordinaria dei bambini di un periodo storico ormai passato e del mondo attuale.

Sono nata il 18 dicembre 1977 in Ucraina nella piccola città di Slavuta, situata a trecento chilometri dalla capitale Kiev (in lingua ucraina Kyjiv) nella parte occidentale del Paese.

Sono cresciuta in una famiglia di umili lavoratori e come tutti i bambini ho amato i miei genitori ed il paese in cui sono nata. Da bambina giocavo con i figli dei vicini in cortile, guardavo i cartoni animati in TV, ascoltavo le canzoni per bambini registrate sui dischi e le fiabe che mia madre mi leggeva prima di andare a letto.

Fin dalla prima infanzia ho avuto il desiderio di disegnare. Durante l’asilo, mentre tutti bambini giocavano con i giocattoli, io preferivo disegnare con le matite colorate su un foglio di carta.

La mia scuola materna si trovava vicino all’Atelier dove lavorava mia nonna. Spesso mi veniva a prendere all’asilo e mi portava al lavoro assieme a lei. Le sarte che lavoravano con mia nonna mi davano ritagli di stoffa, con i quali creavo i vestitini per le mie bambole.

La nonna viveva nella stessa casa dei miei genitori, quindi ho passato molto tempo con lei. Mi amava moltissimo e mi lasciava fare quello che volevo. Giocavamo a diversi giochi, facevamo insieme i ravioli, i dolci e la marmellata. Immaginavo di essere una commessa, sul tavolo della cucina stendevo frutta e verdura che raccoglievo dal nostro orto o giardino, poi vendevo tutto a mia nonna, lei comprava e pagava con monete, così ho imparato a contare. Ogni volta, dopo cena, prima di andare a letto, io e mia nonna facevamo una passeggiata vicino casa, poiché l’aria fresca migliora il sonno. Osservavamo il cielo stellato e lì cercavamo la costellazione dell’Orsa Maggiore. Mia nonna mi raccontò che dopo la morte l’anima di una persona vola in cielo ed in quel momento una stella si illumina e poi si infila nuovamente in un neonato, quindi le nostre anime sono immortali e custodite dagli Angeli custodi, anche se non possiamo vederli.

Inoltre aggiunse: “Fammi vedere quale stella ti piace di più e un giorno te la prenderò!” Ricorderò queste parole per sempre, anche se allora non capivo cosa intendesse.

Ogni volta che ero accanto a mia nonna nel momento in cui stava cucendo su una macchina da cucire, guardavo il processo di lavoro e le chiedevo quando mi avrebbe insegnato a usare una sua macchina da cucire. Quando ho raggiunto i sei anni mia nonna finalmente mi ha permesso per la prima volta di utilizzare la sua macchina da cucire Singer a pedale. Ancora oggi ricordo con quale piacere ho cucito i vestiti per le mie bambole!

Si stava avvicinando il momento di andare a scuola. Mia madre era molto severa riguardo agli studi. Ogni sera tornando dal lavoro mi insegnava a leggere, scrivere e fare i conti con il pallottoliere. Ero ben preparata e non vedevo l’ora di iniziare la mia prima elementare.

Finalmente arrivò il tanto atteso giorno: l’1 settembre! Si sentiva un’atmosfera festosa, quel giorno la prima campanella suonò in tutte le scuole del Paese. Sulla strada per andare a scuola trovavi scolari di diverse età che si incontravano elegantemente vestiti con le uniformi scolastiche. Le ragazze indossavano abiti di colore marrone o blu con un colletto e dei polsini di pizzo bianco, un grembiule bianco con volant indossato sopra l’abito ed enormi fiocchi bianchi intrecciati nelle trecce. Nelle loro mani portavano mazzi di fiori per gli insegnanti.

 

Dopo il solenne saluto, lo studente dell’ultimo anno di studio fece sedere sulla sua spalla una delle ragazze della prima elementare, portandola orgogliosamente davanti a tutti gli studenti, genitori ed insegnanti presenti alla celebrazione. In mano la ragazza teneva una campana legata ad nastro rosso e lo suonò forte.

La prima campanella della scuola suonò e tutti gli scolari vennero divisi in classi, dopodiché furono assegnati i banchi ed i ragazzi fecero conoscenza con gli insegnanti.

L’anno scolastico ebbe inizio.

Ogni mattina, prima dell’inizio delle lezioni, nel cortile della scuola venivano svolti esercizi mattutini che donano una sferzata di energia ed umore positivo per l’intera giornata.

 

Nella prima elementare avevamo materie come lettura, scrittura, matematica, storia naturale, disegno,

canto, educazione fisica, retorica ed etica, tecnologia del lavoro, lingue: russa, ucraina ed inglese. Per ciascuna di queste materie, alla fine delle lezioni venivano dati i compiti per casa. I compiti erano obbligatori non solo durante la settimana, ma anche nei fine settimana, poiché venivano controllati e valutati dall’insegnante.

Il programma scolastico era complesso e i compiti richiedevano molto tempo, poiché era necessario memorizzare le regole della grammatica, riscrivere i testi su un quaderno con l’esecuzione di determinati compiti, evitando errori di scrittura, risolvere problemi di matematica, leggere storie ed essere in grado di farlo raccontandole di nuovo, memorizzare il testo delle canzoni, imparare a memoria le poesie in ciascuna delle tre lingue studiate, disegnare e creare.