Scheda di dettaglio
Sinossi
È il 23 giugno 1992, a un mese esatto dalla strage di Capaci, migliaia di persone si radunano a Palermo in un corteo silenzioso e emozionato, per commemorare le vittime della strage. Accanto all’Albero Falcone, punto in cui culmina il corteo e nuovo simbolo della Resistenza palermitana, vi sono una pedana e un microfono, al quale si alternano oratori improvvisati. Antonina sente che è arrivato il momento di parlare, di liberare la voce, di fare luce sulla vicenda del padre, non può lasciarlo morire due volte. Antonina prende il microfono e ricorda Nicolò Azoti, sindacalista comunista che ha lottato per dare ai contadini delle condizioni di vita migliori, ucciso dalla mafia alla vigilia del Natale del 1946, mentre tornava a casa dalla moglie e dai figli. Per la prima volta Antonina ha dato voce alla sua storia, una storia della quale l’hanno obbligata a vergognarsi fin da bambina. Per la prima volta Antonina si è espressa, ha preso posizione, ha trovato il suo posto nel mondo: ha dato pubblicamente un nome a quel padre ucciso. Comincia il lento dovere della memoria, una vittoria personale per Antonina e la sua famiglia.
 
La storia di Antonina ha vinto il PREMIO PIEVE SAVERIO TUTINO nel 2004 ed è stata pubblicata da Terre di mezzo nel 2016 con il titolo  “Ad alta voce. Il riscatto della memoria in terra di mafia”.
 
La storia di Antonina è stata raccontata nell’estate del 2020 a Linee d’ombra, su Radio24.
Ad alta voce è stata infatti la storia seriale, scritta da Mauro Pescio e narrata da Matteo Caccia, andata in onda ogni giorno in chiusura di puntata a Linee d’ombra.
 
Qui è possibile riascoltare i podcast delle singole puntate:
 
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