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Autore

Claudio Cimarosti

Anno

2001 -2006

Luogo

Milano

Tempo di lettura

6 minuti

Quello che desidero da Claudio...

Andammo, io e mia mamma, in Foro Buonaparte per vedere la colonna dei soldati americani che dovevano arrivare in città sfilando in parata.

Il giorno dopo il famoso giorno di piazzale Loreto, il 29 Aprile 1945, gli americani entrarono in Milano e mia mamma mi portò a vedere il loro ingresso in città

I miei genitori non mi facevano mancare niente! 

Andammo, io e mia mamma, in Foro Buonaparte per vedere la colonna dei soldati americani che dovevano arrivare in città sfilando in parata. La piazza e le vie adiacenti erano colme di gente in attesa sui marciapiedi ad entrambi i lati della strada. Ad un tratto però qualcuno, certamente un cecchino piazzato sul tetto di una casa, cominciò a sparare. Io ricordo perfettamente di aver visto il fumo degli spari sulla cima del palazzo che sta all'angolo fra Largo Cairoli e via Dante. Sembra che quel giorno non ci siano state vittime, ma io ricordo di aver visto, mentre scappavo con mia mamma, una persona che sanguinava ad una guancia. 

Naturalmente ci fu un fuggi fuggi generale. Mia mamma mi prese per mano e cominciò a correre verso casa, senza più voltarsi indietro e così non so cosa successe poi e non vidi mai arrivare l'esercito americano

Claudio con la madre
Claudio con la madre

Noi abitavamo a poche centinaia di metri dal carcere di San Vittore. Nei giorni della liberazione, il 25 Aprile o qualche giorno immediatamente successivo, i partigiani liberarono i detenuti politici. Per la verità, nella confusione, liberarono un po' tutti ed in qualche caso fecero forse qualche pasticcio. Il giorno della liberazione, verso sera, capitarono in viale Coni Zugna 12 quattro di questi ex-detenuti, che erano stati appena liberati e che chiedevano ospitalità per la notte, prima di poter proseguire, il giorno dopo, per le loro destinazioni, 

Si presentarono ovviamente in portineria e mio papà coinvolse alcuni inquilini ed in parecchi fecero a gara per offrire a questi martiri del fascismo cibo ed ospitalità. Si organizzò una cena per loro e furono ospitati per la notte ciascuno in casa di un diverso inquilino. 

Il giorno dopo al mattino presto erano tutti spariti; ed avevano rubato tutto quello che erano riusciti a rubare dalle case di chi li aveva ospitati. Erano delinquenti comuni

In quei giorni il carcere di San Vittore era ovviamente il centro di grandi movimenti ed avvenimenti. Noi bambini stavamo, in curiosa attesa di quello che succedeva, fuori dall'ingresso principale del carcere in piazza Filangeri, l'ingresso che si vede in televisione ogni volta che c'è qualche cronaca di carattere giudiziario. Ero nei giardinetti che stanno là fuori, proprio di fronte all'ingresso del carcere quando notai in terra un mucchietto di sabbia dal quale vidi spuntare dei bossoli di pistola o di fucile. I bossoli erano oggetti preziosi per un bambino e cominciai a smuovere la sabbia per cercarne altri, ma ecco, invece, comparire un dito! 

Al primo momento non mi resi esattamente conto di cosa fosse e lo presi addirittura in mano, ma sentendo al tatto quella cosa molle e fredda che non era certamente un bossolo, lo lasciai immediatamente. Era un dito tagliato di netto, quasi sicuramente il resto di qualche tortura eseguita all'interno del carcere. 

Ricordo vagamente qualcosa anche dell'8 Settembre, il giorno in cui Mussolini fu deposto dal Gran Consiglio. Ricordo di gente festante in Viale Coni Zugna, di ritratti di Mussolini bruciati in strada, ma sono ricordi abbastanza vaghi forse perché ero ancora troppo piccolo e non avevo capito bene cosa stesse succedendo

Tornando invece ai giorni della Liberazione, un ricordo molto preciso che mi rimane è quello delle donne che erano state con i tedeschi (amiche, amanti od addirittura loro prostitute) e che in quei giorni, per punizione o per vendetta, vennero completamente rasate a zero

L'Italia ha continuato ad essere quella di prima, con gli stessi personaggi di prima che, con un turbante in testa, o con indosso una camicia di diverso colore facevano esattamente quello che avevano fatto fino allora. E che hanno sempre continuato a fare.

Nei giorni della liberazione, ovunque si faceva festa, si ballava, si cantava, si mangiava e si beveva e noi andammo a festeggiare da Anna, una marsurese che gestiva, con il marito ed i figli Olga ed Aurelio, un'oste-ria in via della Spiga, dietro al Duomo. Oggi via della Spiga è una delle vie chic del centro di Milano, ma allora una era piccola via, quasi un vicolo, nascosta ed un po' sporca dove c'era questa trattoria piuttosto vecchia e non certo elegante, dove però si mangiava bene e che era un ritrovo fisso dei marsuresi e dei friulani di Milano

Fra quella gente in festa c'erano anche due signorine, vestite in modo appariscente ed entrambe con la testa coperta da un colorato turbante. Mia mamma mi spiegò che quelle signorine erano... state con i tedeschi e che per punizione erano state rasate a zero. Secondo qualcuno le loro teste rapate erano poi state addirittura ricoperte di nera pece, ma questo non si poteva vedere perché portavano tutte in testa variopinti fazzoletti avvolti a mò di turbante. 

Eppure, con i loro turbanti, con i loro vestiti appariscenti e con i loro modi provocanti erano là a ballare, a bere, a festeggiare come tutti: la vita in fondo continuava. 

E questo è emblematico, ritengo, di quello che è successo in Italia. 

Il fascismo era finito, i tedeschi cacciati e sostituiti dagli americani, ma l'Italia ha continuato ad essere quella di prima, con gli stessi personaggi di prima che, con un turbante in testa, o con indosso una camicia di diverso colore facevano esattamente quello che avevano fatto fino allora. E che hanno sempre continuato a fare. 

Un amico tedesco mi diceva una volta che, nell'epilogo della guerra, i Tedeschi hanno avuto il coraggio, la forza e, se vogliamo, la dignità di proseguire fino alla fine di tutto, fino alla completa distruzione, fino alla catarsi. Gli Italiani, invece, si sono fermati prima. Hanno cambiato carro, hanno cambiato bandiera, hanno inneggiato ai nuovi invasori e tutto è rimasto come prima, nulla è cambiato.