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Autore

Mario Tagliacozzo

Anno

1943 -1944

Luogo

Roma

Tempo di lettura

12 minuti

Ricordi della campagna razziale (1938-1944)

Vediamo tutta una serie di cupole, di palazzi, di monumenti, di colli che ci dicono: "siete a Roma".

24 GENNAIO - Siamo entrati qui dentro verso le sei ed abbiamo faticato parecchio a sistemarci. Zio Gino ci ha aiutato parecchio a trasportare i numerosi bagagli nostri e dei genitori, come pure i grossi colli di coperte, lenzuola e biancheria. Credo di non aver mai faticato tanto in vita mia e, benché si sia in gennaio, ho sudato enormemente. Siamo in Piazza San Luigi dei Francesi al Collegio Pontificio dell'Emigrazione (le sue iniziali sono C.P.E. e sono subito mutate in Protezione Collettività Ebraica) in pieno centro della città al quinto piano di un enorme palazzone antico, con scale enormi e corridoi ampi e lunghissimi. La nostra stanza è grande, ma con una piccola finestra sulla piazza e vi sono dentro due letti, due grandi armadi con vari cassetti, due comodini, due ampi tavoli, due poltrone e quattro sedie. Faccio molta festa alle poltrone, dopo tanti mesi che ne manco, per quanto siano di quelle dritte, dure e con le spalliere ad angolo retto. Tutto ha qualcosa del collegio, ma infine possiamo sistemarci comodamente seppure dovremo adattarci per il servizio, che non viene fatto nelle stanze dove sono anche signore. Le nostre donne debbono pensare a tutto. Abbiamo cambiato di posizione ai letti per sistemarci meglio e quindi abbiamo faticato a farli ed a disfarli, anche per poterci sistemare al meglio per quanto riguarda le coperte. Ne abbiamo diverse, ma temiamo, dato il freddo, possano non essere sufficienti. I ragazzi ed i genitori sono in due camere, meno grandi della nostra, al piano superiore, ma hanno le finestre più grandi sulla Via di Sant'Agostino e più ariose per quanto esposte a tramontana. Per andare al gabinetto, o in sala da pranzo, o a prendere l'acqua si fanno dei chilometri e così pure per andare al biliardo o nella stanza di soggiorno, ove è la radio. Ad esempio noi siamo su Piazza San Luigi dei Francesi e per andare in sala da pranzo, che è su Piazza dell'Apollinare, dobbiamo fare un corridoio parallelo a tutta Via di Sant'Agostino. Al nostro piano vi è una grandissima terrazza, ma vi batte poco sole, mentre sul tetto ve ne sono un'altra grandissima coperta ed un'altra più piccola in pieno sole, dove si sta benissimo se non vi è vento. Bisognerà adattarsi per varie cose, ma è questa un’arte nella quale siamo ormai diventati maestri.  Dall'alto si gode una magnifica visuale della città, ma come diverso dal magnifico panorama campestre, al quale eravamo abituati. Vediamo tutta una serie di cupole, di palazzi, di monumenti, di colli che ci dicono: "siete a Roma". Eppure ne siamo tanto lontani: chiusi in questo immenso palazzone, le cui mura esterne non misurano meno di un metro e mezzo di spessore, all'altezza di un sesto piano dove i rumori non giungono o giungono assai attutiti sembra quasi di essere fuori del mondo. Tali siamo veramente, isolati dal mondo esterno, senza comunicazione alcuna.  Fa quasi effetto vedere la città dagli ampi finestroni, vedere le cupole romane indorate dal sole e doversi accontentare di guardarle da lontano, quasi che si fosse in un altro paese.

[...]

 

Tutti i ponti erano guardati da soldati tedeschi, armati di tutto punto e perfino con le bombe a mano nella cintura.

DOMENICA 30 GENNAIO - Ieri, durante tutta la sera ed il pomenggio, abbiamo sentito rombi in lontananza e colpi di cannone. Chi è stato in terrazza dopo cena ha visto anche vampate- luminose. La battaglia forse si sta avvicinando e fa molto effetto il pensare che si sta combattendo a circa 50 Km. dalla città. Qui cominciamo tutti ad essere preoccupati per i rifornimenti viveri, tanto più che già adesso il vitto non è troppo abbondante. Zio Gino sta giornalmente fornendo per tutta la collettività le verdure che vengono dalla campagna, ma si teme che non potrà continuare a provvederle per mancanza di mezzi di trasporto. Ieri sera è mancata l'acqua: se la cosa dovesse ripetersi, sarebbe noiosa assai. Fortunatamente stamattina è tornata. Stamattina sono uscito per incontrarmi con Nannina per l'organizzazione di qualche rifornimento. Ho visto Tonello e Goffredo per la strada e sono andato in casa a salutare Pierina e la mamma, nonché Vita Coppo. Le pratiche per Elena e Vito sono a buon punto grazie a Padre Gioacchino e a Baroni, che hanno trovato da sistemarli tutti e tre, ma il difficile ora sta nel poterli avvertire: non si sa proprio come fare. Ho incontrato anche il Sor Peppino (il calzolaio) ed il sig. Angelo Marucci con la moglie; tutti mi hanno fatta molta festa. Sono stato un pezzo sotto casa di papà, ma senza entrarvi ed in distanza ho visto gran movimento in Piazza Cavour, perché, causa il coprifuoco, il concerto dell'Adriano era alle undici del mattino. Sono tornato a casa per colazione ed ho trovata Virgola nera e nervosa, perché Franca continua con i suoi capricci. Anche a tavola, da qualche giorno, fa una quantità di storie per mangiare. Oggi ha mangiato un piatto di minestra, ma poi non ha voluto altro. Sono piccole cose, ma in questa nostra situazione, anche ogni piccola cosa ci mette in orgasmo. Virgola è stanca perché la bimba non si può lasciare un momento e finisce quindi per non avere mai un minuto di riposo. Oggi i giornali hanno pubblicato il decreto relativo al sequestro dei beni degli ebrei e, per quanto atteso, ci ha tutti assai preoccupato. L'applicazione o meno dipenderà dalla rapidità con la quale si svolgeranno le operazioni di guerra e l'occupazione di Roma, ma mi sembra che gli alleati non abbiano fretta. Si dice però che la radio abbia già comunicata una diffida di Badoglio agli eventuali acquirenti dei beni degli ebrei. Tonello ha avuto un messaggio di Peppino che, preoccupato per quanto ha appreso, chiede ansiosamente di noi. Chi sa come staranno in pena sia Pesata, che Carlo ed i Prochini! Il tempo è cambiato: è una giornata fredda e grigia, che ci ha costretti a rinunciare alla terrazza, mentre lo star chiusi dà spago ai capricci di Franca. Ce ne stiamo in camera tutto il pomeriggio. In genere molti giocano, ma io non me la sento di passare al tavolino tutta la giornata e la serata, quindi mi limito al solo bridge serale.
31 GENNAIO - Ho ripensato a lungo alla mia uscita di ieri mattina. Roma, nelle prime ore del mattino, mi è apparsa dapprima deserta e poi nel suo movimento domenicale limitato ai soli pedoni, perché la circolazione dei veicoli, salvo quelli militari, è ormai nulla. Pieni erano i caffè, affollata Piazza Cavour per il concerto dell'Adriano. Ho avuto il coraggio di entrare anche per un momento da Ruschena che aveva tutti i tavolini occupati. Tutti i ponti erano guardati da soldati tedeschi, armati di tutto punto e perfino con le bombe a mano nella cintura. Mi ha così fatto effetto il vedere, malgrado tutto, la città con una vernice esterna di spensieratezza, mentre poco lontano tuonava il cannone e si combatteva.  Tutti però sono preoccupati per i rifornimenti alimentari. Otto giorni fa sembrava le cose dovessero precipitare da un momento all'altro, lo sbarco ad Anzio sembrava dovesse avere come conseguenza la imminente occupazione di Roma, ed ora invece di nuovo non si vede la fine. Sotto all'apparente calma, in città regna il terrore per le persecuzioni fasciste e per le razzie da parte dei tedeschi, per il servizio del lavoro che giornalmente rastrella uomini. La radio ha annunciato nel pomeriggio di ieri lo spostamento del coprifuoco dalle 17 alle 18. Era necessario.

Oggi sono 140 giorni da che siamo fuori di casa e ci stiamo avvicinando ai cinque mesi.

Che senso di tristezza mi dà, quando affacciandomi dietro le tendine, vedo la città morta quando il coprifuoco ha inizio, quando appena le strade sono velate dalle ombre del crepuscolo. Sembra impossibile che da un momento all'altro, dopo che i già rari passanti si son visti affrettarsi verso le loro mete, la vita cittadina debba cessare completamente. Stamattina abbiamo avuto l'annuncio che la razione di pane è diminuita di 50 grammi ed è un provvedimento assai grave, perché già quella che ci era assegnata era assai limitata e per i ragazzi addirittura insufficiente. La campagna ci aveva assai male abituati. Durante la mattinata abbiamo provveduto per i genitori al trasferimento da una stanza all'altra. I ragazzi si sono bene affiatati con i compagni e specialmente con Paola Toscano, con la quale hanno anche iniziato un poco di studio. È questa una iniziativa che hanno presa spontaneamente, nel vedere i compagni studiare. In convento vi è purtroppo gran movimento di gente: quasi tutti escono spesso e ricevono anche qualche visita. Questo costituisce un serio pericolo e sarebbe assai meglio che, come vuole Monsignore, si usassero maggiori precauzioni. Questa notte e ieri notte ho dormito più di sei ore e questo è già un progresso. Tutti parlano di spari notturni, ma ne ho sentiti pochi assai, perché stiamo molto in alto, tutti chiusi e quindi i rumori non giungono affatto o, se giungono, sono assai attutiti. In ogni modo non mi sembra che Roma dia l’impressione di una città con la guerra quasi alle porte.  Credo che ci accorgeremo della guerra solo man mano che verranno a mancarci i rifornimenti. Questa mattina in terrazza si sentivano colpi assai forti, mentre in casa sembra che tutto sia ancora tranquillo. Per oggi ancora a colazione la razione di pane è stata quella usuale. È un giorno guadagnato! Anche nel pomeriggio abbiamo continuato a sentire colpi ed alcuni anche assai grossi. Si parla di qualche incidente in seguito a retate di uomini: sembra ve ne sia stata una anche in Via Nazionale.
1° FEBBRAIO - Ieri sera vi è stata una serata un poco movimentata, perché, dopo le retate di uomini di cui ci era giunta la voce, la radio ha annunciato la presa di un certo numero di ostaggi e la fucilazione di dieci di essi. La cosa ha fatto molta impressione su tutti. L'on. Sipari, meglio conosciuto sotto il nome di Padre Agostino, perché, prima del nostro arrivo, era qui rifugiato sotto le spoglie di frate, ha tenuto un discorso a tutti. Ha detto che dei tedeschi e dei fascisti non vi è da fidarsi, che si può temere una visita nei conventi e che sarebbe necessario tutti fossero più attenti ed evitassero delle inutili uscite, che potrebbero costituire un pericolo per tutti.  Chiunque potrebbe essere spiato è seguito sin qui, anche le donne, che sono quelle che si ritengono più sicure ed escono troppo spesso. Il danno di uno, la imprudenza di uno, potrebbe costituire il pericolo grave per tutti.  Ha approfittato dell'attenzione degli astanti per raccontare una sua avventura (pare che sia stata già raccontata una decina di volte) con i fascisti, che sono andati a prelevarlo a casa e l'hanno trasportato a Palazzo Braschi. È stato in questa occasione anche abbondantemente derubato. Come conseguenza dei discorsi di ieri sera, questa mattina si dovrebbero riunire tutti gli uomini per esaminare la situazione e per prendere qualche deliberazione circa il rifugio. Ieri il tempo è stato grigio; oggi lo stesso: quindi niente terrazza. Le giornate trascorrono rapide, ma si è un poco meno ottimisti circa la durata del nostro soggiorno qui. Oggi sono 140 giorni da che siamo fuori di casa e ci stiamo avvicinando ai cinque mesi. Il tempo si è rimesso nel pomeriggio e siamo stati benissimo in terrazza per un paio d'ore. Il cannoneggiamento lontano non ha avuto soste. Siamo stati costretti dalla sirena d'allarme a tornare in camera e più tardi abbiamo avuto anche un secondo allarme. Non mi è parso vero di restare in camera buona parte del pomeriggio: cosi sono finalmente riuscito a leggere ed a scrivere. Si parla di altre retate di uomini avvenute in più punti della città e ci si consiglia assolutamente di non uscire.