Autore
Mario TagliacozzoAnno
1943 -1944Luogo
RomaTempo di lettura
15 minutiRicordi della campagna razziale (1938-1944)

24  MAGGIO  -  Anche  questa  mattina,  al  risveglio  vi  sono  stati bombardamenti e mitragliamenti. I giornali confermano che ogni giorno sono bombardate le vie di accesso alla città, che viene affamata nel pieno senso della parola. Continua purtroppo la mancanza d'acqua ed è una pena, in particolare per noi uomini che, non potendo muoverci dal nostro piano, dobbiamo raccomandarci per avere sia l'acqua da bere che quella per lavarci, che è presa in cortile. Questa notte ha piovuto è l'aria è assai più fresca. Abbiamo trascorsa tutta la mattinata in giro per la terrazza e per i vari piani insieme con la Madre Superiore, perché ci siamo convinti che il rifugio non può bastare per tutti gli. uomini, ed è necessario trovare un luogo adatto per improvvisarne un secondo, se possibile. Dico "se possibile" perché non è facile trovare il luogo adatto, né: è facile trovare il muratore ed i materiali necessari*. Dalla terrazza ho visto il panorama di Roma ed il Colosseo abbastanza vicino a noi: ho avuto per un momento l'impressione di essere uscito per le vie di Roma. La radio ha anno cita la presa di Terracina: è un altro sensibile passo sulla strada di Roma. Oggi ho viste le prime ciliegie, ma non le ho mangiate. Costano circa 70 lire al Kg.  Molti le hanno comperate, ma io non ne ho il coraggio, come non ho più il coraggio di farmi comprare le uova, che costano ben 20 lire.
[...]
30 MAGGIO - Questa mattina presto, poco dopo le sei, come al solito, mi sono messo a leggere ed ho sentito un camion fermarsi sotto alle nostre finestre. Erano i soliti tedeschi, Fritz e Franz, amici di una ragazza, che abita nella casa di fronte, che hanno scaricato sacchi di farina e di polenta. Continuano a fare il mercato nero sino all'ultimo. Il cannone tuona in permanenza ed ora, che sappiamo la battaglia veramente vicina, fa più effetto che mai. Ho parlato a lungo con il dottore ungherese di libri, di Freud, di Baudouin, dei bambini e poi ancora di Regina Coeli. A lungo mi ha intrattenuto sul periodo trascorso in carcere. Si è anche parlato di educazione dei ragazzi e dei giovani cresciuti in questo clima fascista, che in questi ultimi mesi hanno vissuto con nomi falsi, con carte false, desiderando in questi ultimi anni la sconfitta della Patria, pur di avere la caduta del fascismo. Quale contrasto con il sano ambiente della mia giovinezza, quando i concetti di Patria, di bandiera e di Re erano sacri e venerati. La signorina Vera, la russa ebrea del terzo piano ci lascia; prima di partire, ci ha messa una buona dose di paura perché sono venuti a trovarla dei soldati tedeschi, con i quali partirà, per prendere accordi circa il viaggio. Li ha ricevuti in parlatorio e noi ci siamo chiusi nelle nostre stanze per non farci vedere. Abbiamo saputo che a San Bartolomeo,  malgrado l'apparato di forze che aveva circondata l'isola bloccando i ponti, non è successo nulla di grave e che gli ebrei, ivi ricoverati, non sono stati presi.
31 MAGGIO - Stamattina, senza che si sentisse allarme e che reagisse la contraerea,  abbiamo  sentito un violento  bombardamento  in picchiata.  Fa molto effetto sentire gli aerei che volano fischiando e si calano rapidamente, ma ormai sappiamo per esperienza che non vi è pericolo per la città. Quasi li desideriamo questi "nemici" che vengono a colpire i nostri "alleati"*. Marco Limentani è uscito questa mattina alle sette, dopo non so quanti mesi, per andare a trovare la moglie ammalata ed è tornato, dopo una breve passeggiata, stanco morto. Cosa sarà anche di me quando tornerò ad uscire? Ha dovuto mettersi a letto! Nannina è venuta a trovarmi e mi ha detto che i ragazzi sono preoccupati di nuovo. Lo sono anche io per loro dato che da un momento all'altro potremo avere lo stato di emergenza. Vorrei averli vicini e me, ma non so come fare a convincere la Madre superiore, che seguita a dire di non aver posto, per quanto ogni tanto assuma qui dentro altra gente. Nannina mi ha portato i saluti del mio inquilino di Piazza del Fante, che seguita a ripetere che ci lascerà libera la casa, non appena la richiederemo. La radio annunzia l'occupazione di Nemi e di Lanuvio; ormai gli alleati sono a Roma. Si fanno scommesse e discussioni circa la data di entrata in città, perché vi è ancora che sostiene che, prima di Roma, dovrà essere liberata Tivoli. Comunque non vi è ormai più dubbio: è questione di giorni! Oggi è stato l'ultimo giorno del Mese Mariano e tutti sono andati in chiesa: io ho mantenuto il mio punto e non vi sono andato. Per quanto non religioso, mi ha dato fastidio l'unica volta che vi sono andato, vedere tutti i miei compagni partecipare con canti alla funzione. La Madre ha regalato a tutti, ed ha mandato i doni anche a me, un rosario ed una medaglina benedetta. Ho avuto, durante il pomeriggio, un violento attacco del mio raffreddore del fieno, ma oramai deve essere prossimo a finire. Romolo Kunstler, malgrado le pratiche in corso per lui e malgrado le promesse che erano state fatte alla signora Renata, è stato fatto partire da Roma. Del suocero di Dino, nulla di nuovo se non che da Via Tasso, dove era stato trattenuto un paio di giorni, è stato trasferito a Regina Coeli. La famiglia, a mezzo di amici, ha potuto mettersi in rapporto con lui e mandargli pacchi. Dopo cena, mentre giocavamo a bridge, abbiamo sentito due scariche di mitra sotto le nostre finestre. Grande emozione e panico, come l'altra volta, ma fortunatamente tutto è finito così.
1° GIUGNO - Notte e giorno sentiamo in continuazione gli spari dei cannoni che si alternano con i rombi delle mine. Se i tedeschi cominciano a far saltare opere militari, dobbiamo pensare che la liberazione sia ormai prossima. La radio comunica l'occupazione di Sora e di Frosinone: gli alleati continuano ad avanzare rapidamente e ne siamo tutti elettrizzati. Questo rapido succedersi di notizie ci fa sperare in una sollecita liberazione di Roma e contemporaneamente temere che qualche cosa possa succedere in città prima della fuga dei tedeschi. In quest'ora di speranza che si tramuta in altrettanta gioia, è in me anche una grande malinconia per non avere accanto a me Virgola ed i ragazzi, con i quali mi piacerebbe poter commentare gli avvenimenti che si susseguono. Le notizie nel campo alimentare non sono buone: in città non si trova più nulla e quel poco che si trova è carissimo. Ce ne accorgiamo anche dal nostro vitto che, da qualche giorno, lascia alquanto a desiderare: questa sera sono andato a letto proprio affamato. Sono stato a lungo senza poter prendere sonno pensando ai ragazzi.
2 GIUGNO - Ho trascorso una notte quasi completamente insonne ed ho sentito sempre tuonare il cannone. Nannina è venuta questa mattina annunziandomi la visita di Virgola per il pomeriggio. Ho approfittato del pagamento del conto per parlare nuovamente con la Madre in merito ai ragazzi. Mario De Benedetti ha appoggiata la mia domanda aiutandomi a superare le varie difficoltà affacciate dalla Madre Superiore. Ho ottenuto di poter mettere Roberto e Guido in camera mia, dove verrà aggiunto un altro letto. Il materasso ed i cuscini si sono trovati ed ho provveduto a far aggiungere le mie lenzuola per poter unire i due letti. La Madre ormai vorrebbe attendere lunedì a far venire i ragazzi, ma io ho insistito per domani sabato, cosi, quando nel pomeriggio è venuta Virgola, ho potuto definire tutto. In mattinata ha parlato il Papa: vi era aspettativa per il discorso, ma non abbiamo potuto sentirlo perché mancava la corrente. La radio ha annunziato l'occupazione di Velletri e di Valmontone. L'ultima barriera è crollata e gli alleati sono ora in marcia verso Roma. Si parla di una visita della polizia al convento delle Suore di Sion a Monteverde, dove sono rifugiati parecchi ebrei (credo vi sia Paola Levi), ma non abbiamo ancora notizie precise. Siamo nuovamente in stato di agitazione.
3 GIUGNO - Ieri sera ho letto il discorso del Papa, al quale America ed Inghilterra rispondono per radio che Roma non sarà attaccata dagli alleati se non sarà difesa e che quindi tutto dipenderà dal contegno dei tedeschi. Questi invece già accusano gli anglo-americani di voler distruggere Roma. Ho trascorsa una terza notte quasi insonne pensando all'arrivo dei ragazzi, ai quali ho fatto dire di venirmi a raggiungere questa mattina nelle prime ore, in modo da non girare per la città. nelle ore delle retate. Attendendo i ragazzi, ho sistemata la stanza che, dopo l'aggiunta del secondo letto, è divenuta tale da impedire ogni movimento. Ma "chi si vuol bene, poco posto tiene". I ragazzi giungono poco dopo le nove, carichi di pacchi, con le cose di prima necessità, mentre il resto sarà ritirato da Nannina e portato parte qui e parte in Via San Remo. Sono circa una ventina di giorni che non vedo i ragazzi; naturalmente abbiamo tante cose da dirci. Più tardi viene Nannina con altri fagotti ed a poco a poco sistemiamo tutto. Passo con Roberto e Guido in camera buona parte della mattinata e poi li accompagno nelle varie stanze per presentarli ai miei compagni. Verso mezzogiorno tolgono la corrente, cosi anche oggi restiamo senza radio e quel che è peggio ancora, restiamo senza luce a sera. Vi è la luna piena e si può restare all'aria aperta sui terrazzini, dove sembra quasi giorno. Nel pomeriggio è tornata Nannina ed ha portate le lenzuola aggiuntate. Ci comunica che sono giunti dalle Marche Napoleone, Elisa e le bambine, sperando di non prolungare più oltre la loro situazione di profughi. Continuano le mine e le cannonate. Ma ora il cannone non è più pauroso, il suo rimbombo è assai diverso da quello del cannone del tragico 8 settembre, che sembra ormai tanto lontano. Siamo tutti nervosi ed impazienti. Sappiamo che queste sono le ultime ore di prigionia e ci sembrano eterne.
DOMENICA 4 GIUGNO - I ragazzi mi hanno fatto una quantità di racconti: quante cose avevamo da dirci dopo 48 giorni di separazione, interrotti solo dalla loro fugace visita del 13 maggio, quando me li vidi giungere tutti spaventati. Non ho dormito bene perché il letto è divenuto troppo angusto. Stamattina abbiamo ripreso i racconti ed ho saputo tante cose della vita di collegio e del lavoro in legatoria. La radio non funziona neppure oggi, ma per fortuna ci giunge qualche notizia dall'esterno: si parla di Albano, di Rocca di Papa e di preparativi tedeschi di partenza. Saranno vere queste notizie? Quasi non oso crederci. Seguiamo di ora in ora le notizie che ci vengono portate dalla strada e che ci riempiono il cuore di gioia: alcune sembrano troppo belle per essere vere. Sembra che i ponti di Roma siano sbarrati e che non si possano attraversare: la città è divisa in due parti. Sono felice di avere i ragazzi con me e mi rendo conto che siamo riusciti a riunirci proprio all'ultimo momento. Sento profonda la mancanza di Virgola, ma la so tranquilla ed al sicuro. Gli anglo-americani sono ora alle porte della città ed è questo il momento in cui vi è tutto da temere da parte dei tedeschi. Mi dicono che si vedono colonne militari in fuga, ma la città è tranquilla e non vi sono preparativi di difesa. Solo si sentono ancora scoppi di mine: cosa faranno saltare? Si parla di stato di emergenza, ma non è vero. Sembra un miracolo. Volano aerei in continuazione e sentiamo azioni di bombardamento e di mitragliamento. Siamo più che eccitati; siamo pazzi di gioia e nervosi; non possiamo star fermi. Vorrei uscire per Roma, che mi dicono deserta, vorrei vedere, sapere, sentire, ma sono costretto a restar qua dentro rinchiuso sino alla fine. Si sentono ancora mine: quali distruzioni staranno compiendo i tedeschi? Mi dicono che tutti i ponti della città sono presidiati: li faranno saltare prima della fuga? Alle 6 e mezza la signorina Franca Conti telefona al fratello, che è sempre di servizio a San Paolo. La voce di Cesare le risponde e le dice che stanno già fumando sigarette americane e che lì a San Paolo vi sono reparti americani in attesa dell'ordine di entrare in città con i carri armati. Allora è vero! Non vi è più dubbio! Si grida e si fa chiasso; si attende impazienti. Alle otto e mezza abbiamo finito di cenare e siamo al buio, per mancanza cli corrente. Si sentono spari in Via Nazionale (il giorno dopo apprenderemo che all'ingresso degli americani vi è stata battaglia tra due carri armati davanti alla Banca d'Italia), ma sotto le nostre finestre tutto è silenzio. Passa ancora un quarto d'ora e poi echeggiano grida di gioia per il corridoio. La prudenza è scomparsa, le finestre sulla strada sono spalancate ed alcuni uomini si sono affacciati, malgrado le grida delle suore: vediamo passare due soldati americani feriti, accompagnati da un prete al posto di pronto soccorso, che è in un convento vicino. Si grida nella strada e si applaude al loro passaggio: Roma è libera ed i tedeschi se ne sono andati. Non so più scrivere, non so più dire le mie impressioni: nove mesi di lotte, di prigionia, di incubi, ed ora in un minuto tutto è finito. Roma è libera... anche noi siamo liberi... Domattina forse usciremo. Siamo al buio, ma non possiamo star fermi e continuiamo ad agitarci per il corridoio, da una stanza all'altra, da un terrazzino all’altro, gridiamo e qualcuno torna ad affacciarsi alle finestre. La radio tace. La città echeggia di grida. Siamo tutti eccitati, siamo dei ragazzi scatenati e ci abbandoniamo alla nostra gioia, alla nostra emozione. Ho le lacrime in pelle; vorrei correre, vorrei uscire, vorrei parlare con tutti, vorrei poter gridare a tutti la mia gioia piena, sconfinata. Tutti sono come me: corrono, scherzano, si agitano, giocano, fanno progetti per il domani, che ci aprirà le porte della nostra prigione. Il nuovo sole ci saluterà uomini liberi.