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Autore

Liliia Samara

Anno

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Luogo

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Tempo di lettura

4 minuti

Una vita al massimo

“Ma dal destino non si può scapare o nascondersi” mi diceva sempre mia nonna...

A me piaceva studiare, non vedevo ora di andare a scuola per imparare a leggere. Dovevo sempre pregare qualcuno dei miei fratelli che mi leggessero una favola, se non volevano potevo solo guardare le illustrazioni e inventare da sola una storia. A scuola ero molto brava mi piaceva e non avevo difficoltà a parte geografia e fisica, che non entravano nella mia testa, per avere un bel voto dovevo quasi studiarle a memoria, invece biologia e chimica erano le mie lezioni preferite. Frequentavo anche il circolo teatrale e coro scolastico. Gli anni trascorsi a scuola sono stati più belli della mia vita, con mamma e papà vivi e sani. Eravamo tutti insieme non cera mai pace a casa, ma ci divertivamo un sacco cantando, ballando, giocando il silenzio ero solo a tavola, a papà piaceva mangiare in silenzio, discuteva solo con mamma sulle cose da fare, e noi invece dovevamo stare zitti e non potevamo alzarci dal tavolo prima di papà. Queste regole e la disciplina di papà, la dolcezza e l’amore di mamma mi hanno aiutato tanto nella vita nei momenti difficili.

Dopo la scuola che ho frequentato per undici anni e finito con il massimo dei voti avevo tentato di entrare all’ Università, ma nel mio paese servivano i soldi più che la conoscenza, nell’ anno 2000 nella facoltà di economia c’è stato il concorso 15 persone per un posto. Si come non avevo le migliaia di dollari per poter pagare il mio posto, sono stata bocciata. Non era inaspettato, ero pronta a questo, ma non significava che ero pronta ad arrendermi. Avevo fatto una promessa a me stessa che ci avrei provato finché non sarei riuscita ad entrare. Per non stare a casa e guardare le mucche, decisi di andare alla scuola per sarta. Li mi è piaciuto così tanto che l’anno successivo abbandonai l’idea di entrare all’università e continuai il secondo anno della scuola di sarta. “Ma dal destino non si può scapare o nascondersi” mi diceva sempre mia nonna, era una persona saggia. Vivevo alla casa degli studenti, ero in camera con un'altra ragazza, era simpatica, siamo rimaste amiche fino ad oggi. Speso per week- end rimanevo la per studiare e non andavo a casa da genitori, che abitavano 60 km da li. Una sera sento qualcuno bussare alla porta, non volevo aprire, avevo paura, ma dopo mezzo ora, sento di nuovo bussare, cosi con il libro che leggevo, (era “Jane Eyre” – di Charlotte Bronte) ho aperto, e visto davanti a me un ragazzo sorridente che mi chiese se potevo aiutarlo a risolvere un suo problema, poi il suo sguardo fu attirato dal mio libro, lo guarda, e fa una domanda più a se stesso che a me “cosa fai qui in questa scuola, se stai leggendo Jane Eyre?”. Era sorpreso, la scuola era di basso livello, cosi ho conosciuto Michele la persona che sarebbe diventato una specie di mio angelo custode. Mi ha praticamente costretto ad andare all’università perché, secondo lui, io sprecavo le mie capacita in quella scuola, ma a me, ormai, andava bene cosi, ero pronta a rinunciare al mio sogno. Mi convince di presentare la domanda e cominciai a prepararmi per l’esame. Quel l’anno sono riuscita ad entrare nella facoltà di economia, ero felice e di nuovo sicura di me. Dopo sette mesi Michele mi ha fatto una proposta di lavoro, come segretaria in uno studio di assistenza fiscale di un suo amico, ero al settimo cielo. Lo studio diventa poi più grande nella nostra regione e io in 2007 finii gli studi, presi la laurea in economia e commercio, e ottengo la promozione come dirigente. Avevo solo 25 anni, ma non mi sono fermata la, mi impegnavo per imparare tutto ciò che c’era per imparare, e ogni lavoro che mi era assegnato lo svolgevo alla perfezione, controllando e ricontrollando ogni cifra e virgola. Qui era la scuola di papa che mi aveva insegato” se fai qualcosa o lo fai perfetto o lasci perdere”.