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Liliia SamaraAnno
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5 minutiUna vita al massimo

La mia vita è stata frenetica e piena d’imprevisti. Ad agosto ho compiuto 38 anni, ma sono già divorziata, non ho figli, non ho più i miei genitori: sono morti entrambi. Nel mio paese ho lasciato un’importante carriera lavorativa, i miei amici e parenti, ho dovuto affrontare anche un tumore alle ghiandole salivari. Sono una persona buona, gentile, ottimista e curiosa. Quasi un anno ero disoccupata, ma mi sono impegnata per studiare, mi sono iscritta al corso di formazione operatore fiscale CAF per i 73o anche il corso di formazione imprenditoriale e il corso di lingua italiana e inglese e il corso di formazione “Tecniche base di contabilità”. Oggi sono impiegata in uno studio di Commercialista a Trieste. Il mio impegno è stato ripagato, faccio lavoro che mi piace e ciò mi rende felice. Non potevo sognare di meglio, al inizio di mio percorso formativo non credevo di poter avere un lavoro di questo livello, al massimo fare fotocopie e già mi sembrava una favola, ma invece posso testimoniare, che sogni si avverano anche quelli nascosti in un angolo buio di nostro cuore.  
Io vivo a Trieste è una citta molto bella, mi è piaciuta da subito, perché mi ricorda la città dove sono cresciuta in Ucraina, che si chiama Chernivci. Non c’è il mare, ma ci sono le colline coperte dei boschi, abbiamo un grande fiume che divide la città a metà, L’architettura somiglia a quella di Trieste, perché anche la mia regione stata sotto Impero Austro-Ungarico. Tanti palazzi sono stati costruiti proprio in quell’epoca, per esempio il teatro è stato costruito dagli architetti austriaci Fellner e Helmer nel 1905. L’Università è stata costruita da un architetto ceco Josef Hlavka (1864-1882) e adesso è patrimonio mondiale dell'UNESCO.

Perciò, quando sono arrivata a Trieste mi sembrava di essere a casa. Era il 16 giugno una bella giornata di sole, le persone camminavano felici e contente, abbracciandosi e tenendosi per mano. I giovani seduti sulle panchine, con volto spensierato, scherzando e prendendosi in giro, è stato un amore a prima vista, qualcosa dentro di me è cambiato prima che mi accorgessi. Invece nel mio paese ho visto tanta sofferenza e dolore nelle persone, che hanno perso i loro cari nel Donbas.  
La mia storia però comincia lontano. Sono nata e in Ucraina in un paesino Stara Zadova vicina a Chernivci che è il capoluogo della mia regione. I miei genitori avevano nove figli, due maschi e sette femmine, io sono più piccola della famiglia. Mia mamma badava ai figli, mentre papà e i fratelli più grandi lavoravano: ho bellissimi ricordi della mia infanzia. Avevamo una casa con un grandissimo giardino pieno di alberi da frutta (mele, pere, prugne) l’orto dove coltivavamo le verdure (patate, zucchine, carote, barbabietole) e i legumi (fagioli, piselli) avevamo anche animali (mucche, maiali, vitellini) e pollame (galline, anatre tacchini). Ogni membro della famiglia aveva le proprie responsabilità domestiche. Di solito a me toccava raccogliere le uova, dare da mangiare al pollame e lavare i piatti, dopo di che cercavo un posto tranquillo, dove nascondermi per poter studiare in pace, che nella nostra casa era una cosa molto rara. Appena finito il pranzo mia mamma già cominciava preparare la cena per nove o undici persone non era una passeggiata. Cucinava molto bene, faceva anche pane a casa nel grande forno a legno e ogni domenica preparava il pranzo con piatti speciali tra i più elaborati e non poteva mancare un dolce, la torta oppure dei biscotti. La domenica era il mio giorno preferito, dopo la messa domenicale ci sedevamo tutti quanti a tavolo per pranzare insieme. Prima si serviva papà dopo i fratelli, poi le sorelle più grande io ero l’ultima prima della mamma, che mangiava sempre la porzione più piccola e povera, ho capito perché solo quando sono diventata grande. Lei sacrificava tutto per noi, per la sua famiglia, anche a un semplice pranzo cercava di dare a noi più che poteva, senza mai lamentarsi di niente. Il suo amore era più forte di qualsiasi altro sentimento che può provare una persona, ci amava, proteggeva, insegnava, coccolava ma non so se noi abbiamo ripagato almeno la meta di tutto ciò, che abbiamo ricevuto da Lei. Negli ultimi anni della sua vita è rimasta da sola i suoi nove figli si sono dispersi in tutto il mondo.
Papà lavora sempre, c’erano periodi in cui stava fuori anni, ma mandava a casa dei regali per noi. Mi ricordo che per ogni Anno Nuovo, Pasqua, 8 marzo (che da noi è una festa nazionale) e compleanno io e mia sorella due anni più grande di me ricevevamo le cartoline di auguri, che io custodivo con amore. E un giorno quando papà era tornato a casa da suo viaggio, portando tantissimi regali, io gli ho mostrato tutte le cartoline che mi aveva mandato. Si era commosso, raramente succedeva una cosa simile, era la persona con carattere forte, direi severa al contrario di mamma, che era la persona più dolce del mondo. Sono molto fortunata per aver avuto loro come genitori, sfortunatamente se ne sono andati molto presto all’età di 73 anni entrambi, prima papà e dopo sette anni mamma.

