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Alce-Alce-Alce Allarme da sbarcoAutore
Ferdinando DelfrateTempo di lettura
4 minuti25 Aprile 2025

5.4.45
 
Almeno 100 fortezze volanti bombardano Brescia, centinaia di incendi. Ci viene ordinato di rientrare in Caserma. La Breda si trasferisce.
8.4.45
Sono di guardia alla Questura Centrale.
Sei o sette quadrimotori sganciano bombe sul quartiere XXI aprile.
 
GLI INFUOCATI GIORNI DELLA LIBERAZIONE
24-25-26 APRILE 1945
Gli eventi precipitano. Gli alleati sono vicini. Una colonna di fascisti piazza una mitraglia davanti alla nostra Caserma, in via dei Musei, ed una di fronte al portone centrale della Questura. Esce il Capitano De Petris e chiede spiegazioni al comandante della colonna, un S.Ten. della G.N.R., che vorrebbe la resa degli agenti perché sono amici dei partigiani. In quel momento in Caserma noi siamo una sessantina e dalle finestre teniamo sotto tiro la colonna, pronti a sparare. Il Capitano gli dice: "Caro mio, la guerra stà per finire, l'abbiamo persa, gli Alleati sono a 9 km. da Brescia, parola d’onore di Ufficiale". Al sentire questa notizia la colonna fascista si sfascia. Dopo poco si sentono diversi spari a nord, verso il Castello. Formazioni di Fiamme Verdi avevano attaccato la guarnigione fascista. In Brescia si combatte già prima che arrivino i carri armati americani, che giungeranno il 18 aprile.Un plotone di arditi della Pubblica sicurezza, tra i quali l'amico Lino Marini, è salito verso il castello a dare man forte ai partigiani. Ci sono stati dei morti, qui e lungo le strade della città. Dopo alcuni giorni andrò al Vantiniano per redarre il verbale sui cadaveri trovati, una ventina, riportando tutti i dati possibili per una eventuale identificazione. Brescia è in armi, pare una polveriera colpita da un bombardamento, tanti sono gli spari che si sentono. Al comando del S.Ten. Caruso, portando sul braccio sinistra una fascia con scritto “CIVIL POLICE” usciamo ed interveniamo subito per far sospendere il fuoco tra un gruppo di patrioti ed alcuni fascisti asserragliati in una loro caserma. Riceviamo la resa di due ufficiali, che consegnano armi e materiali di casermaggio, che vengono dirottati presso i nostri magazzini. Proseguiamo poi verso via S.Francesco d’Assisi dove in fondo, ci disponiamo nelle case prospicenti via Bassiche, per tenere sotto controllo il palazzo delle Orsoline, dove è in corso un’adunanza del C.L.N. . - Interveniamo poi in piazza Tebaldo Brusato, dove c'era un comando dei fascisti (ora sede del Comando Legione Carabinieri) e vengono caricati alcuni autocarri di armi e si fà allontanare della gente che era venuta per rubare quanto sarebbe capitato loro per mano. In questi giorni insanguinati, così gloiosi e tremendi, eravamo in pochi a mostrare la faccia al piombo nemico, ora ce n'è una colonna che non finisce più.
 
Al pomeriggio del 25 aprile, alle ore 15, dopo altre sparatorie, ci rechiamo in Vescovado per mangiare un panino, perché noi, in Caserma, non avevamo nulla da mangiare. La sera nulla per cena.
Il 26 aprile nostri Agenti fidati scortano le Autorità al Palazzo della Loggia e restano di guardia all'ingresso e nella piazzetta antistante. Pioviggina.
Viene eletto il Prefetto della Liberazione: l'Avv. Pietro Bulloni. Quando scende dalle scale, per ordine del nostro tenente, io e Zucchi lo scortiamo fino a casa, dove restiamo fino a mezzanotte, per servizio di sicurezza, fino a che ci daranno il cambio.
Sul corso Zanardelli un tiratore ci ha sparato, ma non ha replicato perché l'avremmo individuato e fatto fuori. A casa dell’On.Bulloni ci hanno dato da cenare, in tale giorno è stato per noi l’unico pasto.  A mezzanotte arriva il cambio e, finalmente si va a dormire; parola d'ordine: "Libero-Libertà".