Tratto da
Guerra 1939-1945Autore
Luciano SansoniTempo di lettura
6 minuti25 Aprile 2025

Giornate dense di avvenimenti improvvisi e precipitosi sotto un sole smagliante. L’inizio si è avuto alle 5 di stamattina, dopo una notte con radi colpi di cannone e qualche strepito di camion o carro armato che fosse, quando siamo stati chiamati improvvisamente dal parrucchiere che dice:
Sono arrivati or ora profughi fatti allontanare dai tedeschi dai paraggi del Ponte Rosso lungo la “bolognese” e dicono che il ponte sta per essere fatto saltare. E’ bene premunirci perché questo ponte si trova a breve distanza da noi e, aggiungono, sarebbe minato con un gran numero di tubi di lgelatina nonostante sia corto. Svegliamo tutti gli altri del cortile e ci rifugiamo nell’androne per ripararci da una possibile pioggia di rottami. Ma passa il tempo e non si verifica nulla. Ci guardiamo perplessi.
Ma quanti tedeschi ci sono ancora in Firenze? Mentre si pensa a tutto questo un rombo improvviso scuote l’aria; sassi e rottami volano attorno a noi, schianti si odono quà e là. E un pezzo di rotaia tramviaria, pesante qualche quintale, piomba a picco sul tetto della vicina sagrestia della chiesuola, a meno di 8 metri dalla nostra camera da letto, e sfonda tutto fino al pianterreno. Altri vetri rotti!
Dopo mezz’ora (sono ormai le 8) altro rombo, ma in tono minore. Però Ponte Rosso non sarebbe ancora saltato! Non riusciamo a raccapezzarci. Ma non è finita. Un grido sale dalla strada: I partigiani! I partigiani! E andiamo sulla porta. Vediamo uomini vestiti in vari modi e fogge, armati di pistole, fucili, mitra e bombe a mano. Hanno qualche bandiera e qualcuno porta un elmetto.
Vanno velocemente verso la periferia. Altri scendono dalle case e si uniscono a loro. Si vede qualche ufficiale del nostro esercito regolare. Sbucano automezzi carichi (ma da dove saltano fuori?), motociclette e biciclette. Quasi tutti portano bracciali tricolori o fazzoletti rossi. Borghesi si frammischiano a loro, non si capisce perché. E i tedeschi sono in grado di reagire? Dove sono ora? Possono ritornare? Infatti si sente sparacchiare in tutte le direzioni.
I partigiani ora si muovono cautamente rasente i muri, le finestre sono chiuse, in fondo alla via si vedono nuvolette provocate dagli spari. Sembra che i fascisti sparino loro addosso dalle finestre tenendo le persiane socchiuse. Ma ora staranno freschi! Stupidi e incoscienti! Non sanno che la popolazione è tutta contro di loro? Vi sono anche donne partigiane.
Un tale, che dice di venire da Piazza De Maria, assicura che là si vedono già le divise inglesi e americane. Intanto spari, scoppi e incertezze si susseguono e noi non ci azzardiamo a mettere il naso fuori della porta. Mi perviene un foglietto, “L’azione comunista” che si definisce quotidiano della federazione comunista fiorentina. Dice: Da Firenze liberata, la lotta continua! Accenna alla ricostruzione e alla riorganizzazione e porta la notizia che gli americani hanno occupato Nantes, tutta la Bretagna e che si combatte a Falaise… Cosa è successo? Sono sbarcati in Bretagna? Non si riesce a capire. Io e mio padre viviamo in uno stato di tensione indescrivibile!
E non abbiamo ancora il coraggio di gridarci: Siamo liberi! Liberi!
Sui muri appaiono manifesti inneggianti alla libertà, ai partigiani, all’esercito rosso. Ci sono già manifesti di vari partiti. La popolazione, anche se ancora stanca e affamata, è eccitata ed esultante ma attende ansiosamente, come noi, l’arrivo degli Alleati, che tutti chiamano inglesi. Si temono disordini durante la notte. L’amico Leonardi, che si è spinto fino in Piazza Beccaria, riferisce, impressionato, che in quella zona partigiani e inglesi insieme stanno dando la caccia ai fascisti che sparano dalle case. Ha visto nove giustiziati sui gradini della Chiesa S. Maria Novella, uomini che erano armati fino ai denti.
Altri partigiani combattono lungo il torrente Mugnone contro le retroguardie tedesche subendo però notevoli perdite. Mio padre va in fondo alla via e nota due persone in divisa americana, probabilmente giornalisti, che vengono calorosamente applauditi.
Ma reparti veri e propri non se ne vedono! L’orgasmo; l’agitazione sono incontenibili e aumentano di minuto in minuto. Alle 20.30 un fremito percorre i gruppetti di persone che si indugiano sulle porte.
Subito sentiamo lontani scrosci di applausi e passa di bocca in bocca il grido: gli inglesi! Gli inglesi!
Poi, allungando il collo, vediamo in fondo alla via avanzare delle figure indistinte e giallicce. E’ una pattuglia di sette uomini dell’esercito inglese dotati di armi magnifiche. Avanzano lentamente, tre per lato della strada e uno al centro. Tengono i fucili mitragliatori ben imbracciati e, avanzando, osservano attentamente le finestre dei piani superiori. Tre sono evidentemente inglesi ma gli altri sono piccoli, minuti, quasi schiacciati dall’elmetto; hanno la pelle olivastra, gli occhi a mandorla e un sorriso per tutti. Indoviniamo subito che sono tonchinesi! Incuranti delle deliranti manifestazioni d’entusiasmo e di simpatia, avanzano con prudenza continuando a far cenno col dito di fare silenzio per non farli rilevare dal nemico. Quando il tonchinese di centro arriva davanti alla nostra porta, la gente non riesce pi[ù] a trattenersi e donne e bambini raggiungono il soldatino e lo baciano e accarezzano! E’ un momento indescrivibile, indimenticabile e che non dimenticherò mai più! Anche quei soldati sono evidentemente molto emozionati. Il soldatino di centro sembra un giocattolo ed ha un viso grazioso quasi femmineo da oleografia cinese. Quante mani hanno dovuto stringere in quella che, in fondo, non è stata che una trionfale passeggiata?