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Ricordi della campagna razziale (1938-1944)Autore
Mario TagliacozzoTempo di lettura
9 minutiGiorno della Memoria 2025
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SETTEMBRE 1943 - Già da qualche giorno si parla di armistizio: sono voci che corrono sempre più insistentemente per la città, ma che non trovano conferma da nessuna parte. Giornalmente continuiamo ad avere allarmi, spesso anche più volte nel corso della stessa giornata. Roma non è più bombardata dopo che è dichiarata città aperta, ma i centri vicini sono ripetutamente colpiti e così pure i campi di aviazione che circondano la città. Si ha ora veramente l'impressione che la capitale debba venire isolata, perché vengono sistematicamente bombardate tutte le linee ferroviarie che le danno accesso.
8 SETTEMBRE - Questa mattina altro allarme: sentiamo gli aerei in distanza e così pure i colpi della difesa che ci fanno comprendere che la zona colpita non deve essere lontana. Si è trattato infatti di Frascati, sede del comando tedesco, e dei Castelli in generale; il bombardamento è stato disastroso e numerosissime le vittime. Più tardi, verso sera, mentre, come di consueto, siamo riuniti intorno a casa commentando con gli amici gli ultimi avvenimenti, torna nuovamente a diffondersi la voce di armistizio. Questa volta però sembra rispondere a realtà: vi è chi dice di averne sentito l'annuncio alla radio dato da Badoglio, chi aggiunge che Badoglio è alla sede dell'EIAR circondata da un servizio speciale di carabinieri. Non posso ancora crederci: sono tornato a casa da poco dopo essere stato con Aldo in Via Veneto ed a Villa Borghese, traversando la città, che ho vista tranquilla e senza il movimento che le sarebbe certo dato da una tale notizia. Alle 20 però la radio ripete la registrazione del discorso di Badoglio. Dunque, è proprio vero! quali saranno le conseguenze di un tale atto? Vorrei correre con Bagagli al centro per conoscere maggiori dettagli, ma pochi istanti dopo l'annuncio dato dalla radio, sentiamo in distanza tuonare il cannone. Preferiamo quindi non lasciare le famiglie. Dormiamo molto agitati ed ansiosi di notizie, in attesa dell'uscita dei giornali del mattino. Sentiamo sparare durante la notte.
9 SETTEMBRE - Esco per andare come al solito in ufficio e trovo i cannoni piazzati al Largo Argentina e a Piazza Colonna. La città è tranquillissima, ma si parla di prossima proclamazione dello stato di emergenza. Si tratta però di una delle solite voci, perché nulla avviene. Non avendo nulla da fare in ufficio, me ne torno a casa in bicicletta per non lasciare soli i miei. Nel corso del pomeriggio, sempre in bicicletta, tomo in ufficio per ritirare un espresso e mi trovo di fronte ad un'ondata di panico nella zona dell'Argentina. Vi sono notizie di conflitti in Trastevere con le truppe germaniche e la voce è portata da gente che giunge di corsa in Via Arenula. Si chiudono portoni, negozi e finestre, ma non vi è nulla di vero; tutto è tranquillo e me ne torno a casa attraverso strade silenziose e deserte. La sera scendiamo dai Gerolini, ma alle 22 la sirena ci obbliga ad andare in cantina, mentre echeggiano alcuni colpi. L'allarme dura solo pochi minuti. Apprenderemo l'indomani che un aereo di nazionalità sconosciuta ha gettate alcune bombe nella zona della Madonna del Riposo. Che si sia tentato di colpire il Vaticano? Si ritiene sia stato un apparecchio fascista. Torniamo dai nostri vicini. Da questa mattina manca l'acqua nel nostro quartiere per insufficienza di pressione e ne resteremo privi sino alla nostra partenza.
10 SETTEMBRE - Vado in ufficio come al solito: tutto è calmo, i cannoni sono stati ritirati, ma vi è come qualcosa nell'aria accompagnato da un senso di attesa e di incertezza. La dichiarazione di armistizio ha evidentemente sorpresa la Germania. Per quanto la cessazione della guerra contro gli Stati Uniti e l'Inghilterra risponda ai desiderata del popolo italiano che non ha mai potuto sopportare l'alleanza con la Germania, che è venuta gradatamente ad assumere l'aspetto di una velata occupazione militare del nostro territorio, pure, in un certo modo, la defezione dell'Italia nei confronti della Germania, viene ad assumere l'aspetto del tradimento. Si accenna a trattative in corso, ma i giornali tacciono al riguardo. Vi è come un senso di incubo che grava sulla città. Cosa succederà? Faccio con papà un giro per varie banche e tomo presto a casa dopo una sosta sul Lungotevere con Elena ed Elsa Nucci. Alle 13 la sirena suona l'allarme; tace quindi la radio, che stava comunicando la sospensione delle trattative, e più nulla sappiamo di quanto avviene attorno a noi. Non si sentono apparecchi, ma vi è un cannoneggiamento continuo ed insistente, che proviene da più direzioni. Sembra un bombardamento terrestre come se si combattesse alle porte di Roma e questo incute quasi più paura del bombardamento aereo, perché ignoriamo completamente la natura del pericolo che ci sovrasta e la sua direzione. L'allarme dura sino alle 15.30; durante queste due ore e mezza scendiamo più volte al rifugio e ne risaliamo per andare sino in terrazza a cercare di vedere. Nulla si vede, salvo un continuo movimento di colonne militari e di carri armati sul Lungotevere.  Siamo chiamati al telefono da amici vicini e lontani e chiamiamo a nostra volta: sentiamo una ridda di notizie confuse e diverse. Si combatte in molti quartieri periferici contro i tedeschi, che cercano di entrare in città per occuparla. Sarà vero? Mi sembra quasi impossibile e non voglio crederci. Vengono a trovarci i Bocca e, spaventati ci comunichiamo le varie voci che indicano già i tedeschi in vari punti di Roma. Ci telefonano che sono già sul Corso, ma non è vero: i nostri informatori hanno scambiato, per tedeschi, militi della P.A.I. È una grigia giornata piovigginosa.  Quando spiove scendiamo al portone come le altre sere e ci ritroviamo con i soliti compagni. Ieri gli Alleati sono sbarcati a Salerno ed oggi il primo numero del Lavoro Italiano, succeduto al Lavoro Fascista, annunzia che già avanzano a gran passi con truppe motorizzate e sono già sulla fettuccia di Terracina. Aggiunge che domattina saranno già a Roma. Questa notizia ci rianima: è quindi una questione di ore. Viene dal centro in macchina Sestieri con un ufficiale di stato maggiore. Ci dicono che hanno fatto un lungo giro, che alla periferia si combatte, ma che le truppe italiane resistono valorosamente e non potranno essere sopraffatte. Con queste varie notizie rassicuranti mi precipito da zio Gino per rassicurare lui e specialmente zia, che da un paio di giorni è quanto mai avvilita e preoccupata. Ma non faccio a tempo a rallegrarmi; quando torno verso casa, mi dicono che la radio ha annunziato un accordo del Generale Calvi di Bergolo con i tedeschi che non entreranno in città, salvo ad occupare l'EIAR ed il Ministero degli Interni con la centrale telefonica. Mi precipito con i ragazzi all'EIAR per sincerarmi con i miei occhi, m. è ormai quasi buio: vi è un cordone di carabinieri dietro il quale si vedono in distanza molte macchine che mi dicono tedesche. Poiché non vedo i tedeschi spero ancora che non sia vero e me ne tomo verso casa con un gran peso sul cuore. Dopo cena vengono a trovarci i Sarti e più tardi vado dai Sestieri e dai Gerosini per commentare gli avvenimenti di questa giornata così densa di emozioni.
11 SETTEMBRE - Triste risveglio: per Viale Carso sentiamo i passi pesanti delle pattuglie tedesche che sorvegliano gli accessi all'EIAR  ed hanno impiantato posti di guardia con mitragliatrici e soldati in pieno assetto di guerra. Siamo tutti emozionati. Si parla già di qualche incidente: uomini perquisiti, donne derubate, biciclette ed automobili sequestrate. Non ci muoviamo di casa salvo a scendere sulla piazza e ad andare sino a Via Monte Zebio per scambiare qualche parola con Enrico che mi viene incontro. I soldati italiani vengono invitati, dopo che si sono sbandati i giorni scorsi, a ripresentarsi alle caserme ed ai comandi. Tuona il cannone e saltano mine durante tutto il giorno e la notte successiva. È l'accordo stipulato con i tedeschi il giorno prima? annullato non appena gli occupanti sono entrati in città. E l'articolo del Lavoro Italiano sull'avanzata alleata? nulla di vero. Tutto crolla intorno a noi.
[...]
15 SETTEMBRE - Abbiamo trascorsa una penosissima notte, dopo la quale decidiamo di partire. Siamo svegli prestissimo e, come tutte le mattine in questo periodo, alle 7 siamo alla finestra per ascoltare la radio dei vicini. Nulla di nuovo. A Roma si attendeva di ora in ora l'arrivo degli alleati: il giorno dell'armistizio sembrava dovesse essere imminente, ma è trascorsa ormai una settimana e, dopo lo sbarco, sono sempre a Salerno, dove incontrano serie difficoltà. La salvezza di noi ebrei era in loro, ma, se vengono a mancarci, cosa sarà di noi?