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Festa dei Papà - Edizione 2025

In occasione del 19 marzo, l'Archivio Diaristico Nazionale dedica un percorso alla paternità. 

Alfredo Zampolini
“Babbo, babbo!”
Alfredo con la figlia Marina

La nascita di Marina segna una svolta nella vita di Alfredo, insegnante di pedagogia che, per tre anni, registrerà puntualmente la crescita della figlia. Giorno dopo giorno, Alfredo annota ogni dettaglio: l’alimentazione, i primi balbettii, le conquiste del linguaggio, il peso che aumenta e con lui la curiosità della bambina verso il mondo.  Il progetto nasce come il tentativo di fare un diario utile ai genitori e agli studiosi dell'infanzia, ma diventa pagina dopo pagina il racconto delicato di un legame profondo. Ed è sorprendente – per l’epoca – vedere un padre farsi cronista delle prime pappe, dei bagnetti, delle notti insonni e delle prime scoperte, con una dedizione che rompe gli schemi tradizionali del suo tempo.  E tra le righe precise e misurate che registrano con accuratezza e obiettività la nuova quotidianità, emergono l'orogoglio e l'amore di un uomo che, nel raccontare la crescita della figlia, racconta anche la nascita di sé come padre.

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Marina Zampolini
Anno 2013 - Quando sono diventata "Mara"
Marina con il padre Alfredo

Da giovane, Alfredo Zampolini scrive di notti insonni e di piccole mani da stringere e accudire, di quell’amore nuovo e totalizzante che lo ha reso padre.

Anni dopo, ormai anziano, affida quelle pagine alla figlia Marina, insieme a una dedica piena d'amore.

Ed è come se Alfredo passasse a Marina non solo il testimone della cura, ma anche quello della scrittura: Marina lo raccoglie e nel momento in cui il padre vive la fragilità della vecchiaia, è lei a vegliarlo, a restituirgli quell’amore incondizionato e a raccontarlo in un diario.

Alfredo introduce Marina alla vita, Marina aiuta Alfredo a congedarsi da essa. 

E, proprio come Alfredo affidò  al suo diario i primi mesi di vita della figlia, Marina affida alla scrittura la memoria degli ultimi mesi del padre, restituendo così la loro storia a un nuovo sguardo.

In questo dialogo tra passato e presente, tra padre e figlia, la scrittura diventa il filo che lega le generazioni, la testimonianza di un amore che si trasforma senza mai spezzarsi.

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Angelo Gaccione
Lettere n.1 e n.2
Angelo Gaccione

Caro moscerino...inizia così l'epistolario di Angelo, scrittore di mestiere, che scrive alla figlia Azzurra quando questa è ancora solo un'ipotesi. Man mano che il ventre della moglie si arrotonda e l'incontro si avvicina, Angelo si rivolge a quella che spera essere la sua bambina ("toccherà a me darti un nome se sarai una bambina: questi sono i patti con tua madre. Se invece sarai un bambino ci penserà la mamma. Ma il cuore mi dice che sarai una bambina, come desiderà papà.").  Angelo ci consegna, lettera dopo lettera, la gioia, i desideri, i dubbi e le paure di un uomo che sta per diventare padre.

Il testo si conclude con la nascita di Azzurra. E quando nasce la felicità del neopadre si esprime come quella di una "maternità al maschile" e con una promessa: volerle sempre bene, nonostante eventuali incomprensioni future.

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Felice Maglio

Felice, costretto dalla giustizia a vivere senza la figlia, si fa portavoce di un’accusa contro le autorità giudiziarie, colpevoli di relegare i padri a un ruolo secondario, negando loro l'affidamento. Privati del loro ruolo fondamentale, molti padri si trovano a dover affrontare una forma di assenza forzata. Ed è così anche per Felice che, dopo aver assaporato le gioie della paternità, viene "privato" del rapporto con la figlia, affidata dal tribunale alla madre.

Questo amaro sfogo, un vero e proprio "j'accuse", denuncia la tendenza delle istituzioni a favorire sempre le madri, ignorando l'importanza della figura paterna e tralasciando il suo valore nei percorsi di crescita dei bambini e dei giovani.

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Stefano Cirillo

Stefano non ricorda il giorno preciso in cui la sua vita ha preso la piega sbagliata. Forse tutto è cominciato il giorno in cui ha perso sua madre, da bambino, troppo piccolo per capire. Non sapeva che quel vuoto si sarebbe allargato dentro di lui fino a inghiottirlo.

Da allora è stata una fuga continua: da casa, da se stesso, da un dolore che non sapeva nominare. La strada gli offre rifugio e condanna insieme, e presto la droga diventa una compagna, l’unico anestetico possibile contro una rabbia e una solitudine che non gli danno tregua.

Poi incontra Claudia, compagna di siringhe e di notti senza sonno. Stefano e Claudia diventano inseparabili. Dalla loro relazione nasce Francesco e con Francesco sentono entrambi la voglia di farcela, di costruire qualcosa.

Ma liberarsi dalla dipendenza non è semplice, nemmeno per amore. Gli anni passano tra tentativi, ricadute, promesse infrante e sogni accarezzati solo per un istante.

Stefano ripercorre la sua storia con lucidità e finisce su una nota di speranza: dopo anni di tentativi, il progetto di una nuova esistenza sembra concretizzarsi.

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