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Tratto da

Non smettere di sognare

Autore

Nataliya Serbska

Tempo di lettura

10 minuti

Conflitto Russo-Ucraino - Edizione 2025

Leggi il mio diario
La Partenza
Con curiosità, le ho chiesto dove stesse andando? Al che mi ha risposto seccamente: “In Italia!” Poi ha aggiunto: “Non appena si presenterà l’occasione, aiuterò anche a te!”

Alla fine anni 90’ il Paese era in una situazione difficile, le condizioni di vita delle persone diventavano sempre più complicate. Molti iniziavano a cercare una via d’uscita e, alla prima occasione, emigrarono in altri paesi. La popolazione dell’Ucraina all’inizio degli anni’90 era di 52 milioni, ma ogni anno le statistiche mostravano una diminuzione significativa.

Ho deciso di visitare mia zia, la sorella maggiore di mio padre, e di darle la notizia della futura aggiunta della famiglia. Quando sono entrata in casa, ho visto che mia zia stava piegando i vestiti in una valigia. Con curiosità, le ho chiesto dove stesse andando? Al che mi ha risposto seccamente: “In Italia!” Poi ha aggiunto: “Non appena si presenterà l’occasione, aiuterò anche a te!”

Con voce sconvolta, le ho risposto: “Purtroppo è impossibile, aspetto una bambina!” Per una tale sorpresa, mia zia è scoppiata in lacrime! Quindi ci siamo salutate e lei se n’è andata.

In una bella giornata estiva, il 15 agosto 1999, è nata mia figlia Veronika. I raggi dorati del sole penetravano dalla finestra della sala parto. I mei sentimenti sono indescrivibili, lacrime di gioia sono rotolate dai miei occhi, è stato il giorno più felice della mia vita! All’età di 21 anni sono diventata mamma.

La situazione nel paese non migliorava, i miei genitori rimasero senza lavoro, quindi non mi hanno potuto aiutare. Lo stato era in arretrato con i pagamenti del mantenimento dei figli, lo stipendio a mio marito non veniva pagato da mesi, una volta, al posto dello stipendio hanno distribuito dieci paia di scarpe da uomo taglia 45 che non sapevamo a chi vendere, la seconda volta, hanno distribuito ferri da stiro che scambiai con del burro, dello zucchero e della farina con i vicini. A volte ho cucito vestiti, maglioni lavorati a maglia, ho fatto acconciature e manicure per le mie amiche e vicini. In qualche modo mi ha salvato e reso possibile l’acquisto di cibo. Non c’erano soldi per pagare le utenze, il debito cresceva ogni mese e questo portava al fatto che un giorno potevamo perdere l’alloggio.

Un mese dopo, tutto era pronto per partenza, ho salutato la mia famiglia, ho baciato mio marito e mia figlia, sono salita sull’autobus e sono partita.

Mia figlia stava crescendo e aveva già un anno. Il giorno del suo compleanno squillò il telefono. Dopo aver sollevato il ricevitore telefonico, ho sentito la voce di mia zia, si è congratulata con me e ha parlato molto velocemente, poiché le chiamate dall’Italia erano costose. Ha detto che stava inviando denaro per la registrazione urgente di un passaporto straniero e l’apertura di un visto Schengen, nonché per l’insegnamento della lingua italiana.

Non riuscii a dormire tutta la notte, diversi pensieri si mescolavano nella mia testa. Non volevo davvero separarmi dalla mia famiglia, e soprattutto dalla mia piccola figlia, ma non avevo altra scelta. Per poter cambiare in qualche modo la situazione e dare un futuro migliore a mia figlia, ho deciso di fare un passo così difficile. Ho subito iniziato a preparare i documenti necessari e studiare l’italiano insieme ad un’insegnante.

Un mese dopo, tutto era pronto per partenza, ho salutato la mia famiglia, ho baciato mio marito e mia figlia, sono salita sull’autobus e sono partita. Avendo un visto turistico Schengen nel passaporto, dovevo prima attraversare il confine con la Polonia, poi entrare in Germania, e solo dopo era consentito viaggiare liberamente in altri paesi europei, poiché le dogane non esistevano più. Dalla Germania ho attraversato l’Austria e poi sono entrata in Italia. L’autobus mi ha portato a Napoli, dove ho incontrato mia zia.

Ho dovuto trascorrere tre giorni in viaggio. Durante questo periodo mia figlia ha pronunciato la prima parola “mamma” e ha mosso i primi passi. Questo è un evento molto importante per qualsiasi madre, a cui, purtroppo, non ho potuto partecipare.

Nel settembre 2000, la mia vita è cambiata completamente. Allora avevo 22 anni.

Direttamente da Napoli, io e mia zia siamo andate a Marigliano, nella casa dove mia zia lavorava come badante per un uomo anziano. Il signor Salvatore era una persona molto gentile, così mi ha permesso di restare a casa sua per un po’. Come per tutti gli stranieri arrivati per la prima volta in un altro Paese, la lingua è stata l’ostacolo principale, ma nonostante questo mia zia è riuscita a trovarmi un lavoro in pochissimo tempo.

La padrona della fabbrica mi ha presentato a ciascuna di loro e, interrompendo il lavoro, ha offerto a tutte il caffè. Non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa. La proprietaria della fabbrica mi ha portato a una delle macchine da cucire, sulla quale era appoggiata una pila di indumenti già pronti per cucire poi si è seduta alla macchina da cucire e ha cucito uno di questi pezzi, mostrandomi cosa avrei dovuto fare. Ho capito tutto perfettamente e mi sono seduta alla macchina da cucire per iniziare la mia prima giornata lavorativa. In questa fabbrica ero l’unica straniera, tutte le ragazze mi trattavano molto bene e mi offrivano aiuto nel caso avessi avuto bisogno di qualcosa. Quando sono tornata a casa dal lavoro, mia zia ha detto che ha la padrona della fabbrica l’aveva chiamata e le aveva detto che era molto soddisfatta del mio lavoro, il che mi ha reso molto felice. Questo è stato il mio primo lavoro in Italia.

La cosa più difficile per me stata passare attraverso il fatto che non vedevo come stava crescendo mia figlia.

Non riesco nemmeno a trasmettere i miei sentimenti quando incontravo per strada una madre con un bambino. La mia anima era dilaniata e i miei occhi si riempivano di lacrime. Ho comprato il mio primo cellulare Nokia, in modo che almeno ogni tanto potessi sentire la voce della mia piccola figlia.

Presto mio marito venne da me in Italia e mia figlia rimase con i nonni. Ci siamo trasferiti in un appartamento in affitto. Per gli uomini stranieri era più difficile trovare lavoro, quindi mio marito non ha lavorato per un periodo molto lungo. Il mio stipendio era sufficiente solo per pagare l’alloggio e comprare qualcosa da mangiare, ma poiché volevo aiutare i miei genitori, che erano rimasti con mia figlia in Ucraina, iniziai a cercare un altro lavoro part-time.

[…]

Posso dire con orgoglio che oggi sono felice di essere cittadina italiana.

Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso in cui sono stata convocata a Vicenza per ottenere il permesso di soggiorno. Che gioia è stata per me, ho preparato subito la valigia e sono andata a casa mia in Ucraina per visitare i miei genitori e mia figlia di quattro anni. Aspettavo questo momento da tre anni! Sulla strada di casa mia ero molto preoccupata che figlia non mi riconoscesse, ma non appena ho varcato la soglia di casa, si è gettata tra le mie braccia! Le ho fatto una domanda: “Sai chi sono?” In risposta, ho sentito la preziosa parola “Mamma!”

Con un permesso di soggiorno tante porte si aprono davanti a te. Tornando in Italia, sono arrivata a Milano e ho iniziato i miei studi all’ Istituto di Moda Burgo. Di giorno frequentavo le lezioni e la sera lavoravo al Bingo fino a tardi, a volte finivo di lavorare alle 4 del mattino. Grazie a questo lavoro ho potuto pagare i miei studi e un appartamento in affitto. Il mio sogno era diventato realtà! Nel 2005 mi sono diplomata come stilista di moda presso Istituto di Moda Burgo. La scuola ha organizzato la sfilata di moda per i diplomati, dove per la prima volta, ho presentato in passarella i miei abiti da sera.

Nel frattempo sono stati preparati tutti i documenti per mia figlia, l’ho portata da me a Milano e l’ho mandata a scuola. A causa della lunga separazione da mio marito, i nostri sentimenti si sono raffreddati e abbiamo deciso di divorziare.

Dopo la scuola ho svolto uno stage presso Atelier di Gianfranco Ferré, dopodiché sono stata assunta da Federico Sangalli in uno storico atelier di Milano, dove ho imparato a creare schizzi per una collezione, costruire il cartamodello, cucire abiti su misura e provare gli abiti per le clienti. Le nostre collezioni sono state presentate durante la Settimana della Moda di Milano, così come a Lugano in Svizzera.

Dopo aver maturato dieci anni di esperienza, ho deciso di cambiare lavoro, dopo aver superato con successo un colloquio presso l’Atelier di Alta Sartoria Dolce& Gabbana, sono stata subito assunta.

Attualmente sto perseguendo una carriera presso Atelier di Alta Moda Versace.

Non ho mai smesso di sognare nuove conquiste. Nel lungo cammino della mia vita ho seguito un corso di informatica, creazione di composizioni floreali, sono diplomata in Interior Design presso L’Accademia Europea di Bologna a Milano, e nel tempo libero dipingo quadri.

Sono indimenticabili i giorni in cui svegliavo mia figlia alle 4 del mattino, stavamo per ore sotto la neve e sotto la pioggia in lunghe file per il rinnovo del permesso di soggiorno in Questura a Milano, a volte vedevo il maltrattamento da parte del personale verso gli stranieri. Ma tutto questo è già alle spalle e voltando pagina, posso dire con orgoglio che oggi sono felice di essere cittadina italiana.