Autore
Massimo Bartoletti StellaAnno
1964 -1968Luogo
Forlì Cesena/provinciaTempo di lettura
6 minutiAcqua passata
Mercoledì 16 febbraio
Mi sto addestrando con l’automobile di mio padre e suscito lo stupore di chi mi osserva: “Ma guarda quanto è bravo!”
Mio fratello a dire il vero è un poco invidioso di me perché deve dare l’esame per la patente e di pratica ne fa poca.
L’altra sera ho accomodato il giradischi il quale non funzionava suscitando lo stupore di mia mamma.
Quest’estate le accomodai il ferro da stiro. 
Ieri sera ho terminato di leggere ‘Fermento di luglio’ un bel libro.
 
Credo di essere uscito dalla Crisi e di avere risolto l’Operazione-Risoluzione-Estrema infatti ho preso questa risoluzione. Da come si può leggere nelle pagine precedenti, lei (K.), io, non la guardo più, e non mi interessa più nulla di lei, non perché ho trovato la Piera, no, la Piera è come un pretesto, il quale mi è servito per uscire dalla Crisi.
Faccio bene ad allontanarmi da lei K.? Ammettiamo il caso che lei domenica mentre esco dal cinema e sto per incamminarmi verso casa, lei mi chiama e mi chieda: “Di Massimo, si può sapere cos’è che t’ho fatto io, da non parlarmi, guardarmi più, come stai facendo?” Io, cosa le risponderei? Forse la fisserei negli occhi senza dirle niente.
Una volta dissi che se non fosse venuta lei da me, io sarei andato da un’altra. Ma ammettiamo che venga e dica quello che ho scritto prima, cosa le rispondo io? Prima, ho detto che sono uscito dalla crisi, ma non credo, già, facendomi tutte queste domande la cui risposta sarebbe solo “Non lo so”. Non, sono uscito del tutto. Nel fango ho ancora una gamba che non vuole uscire, quando uscirà sarò Fuori-crisi. Io alla K. ho insegnato solo due cose.
1) Le ricchezze smisurate non servono a nulla. Quando le chiesi, un giorno “Cosa faresti con 150 milioni?” Lei cominciò: “Vorrei una villa, grandissima, circondata da una muraglia alta due metri, davanti alla villa una gran bella piscina, poi vorrei andare in Ispagna”. Già, il suo sogno era quello d’andare in Ispagna.
Io le risposi: “È inutile, tutto è inutile, come la piscina: spendi un mucchio di soldi per fare il bagno dove lo potresti fare anche nella vasca. I soldi servono, un poco, ma poi quando ti sei fatta la tua bella villa credi d’avere raggiunto la felicità?” Lei non rispose.
2) Per volersi bene non è necessario essere belli.
Un giorno passarono davanti a noi una coppia di innamorati. Lei (K.) mi disse: “Ma guarda quant’è brutto lui!” Ed io prendendo spunto di qui, cominciai a spiegarle che non vuol dire essere belli o essere brutti per volersi bene, anzi era meglio il brutto, perché uno quando è così ama con più amore, mentre un bello dice “Lei non vuole, andrò da un’altra”. Lei si era come pentita, e mi disse che avevo ragione.
 
Ho ricordato, ho scavato nel passato, ma cosa m’è servito? A nulla. Però continuo a chiedermi come reagirei se lei K. venisse da me. Una voce dal profondo del cuore mi grida “Tieni duro”.
Giovedì 29 settembre mattina
Devo precisare una cosa: in casa di Davide non comanda niente la Francia. Me l’ha detto lui.
Io scommetto che l’Iride quest’anno verrà a scuola a Forlì precisamente alla scuola d’Arte. Ci scommetterei un orecchio. Fra un po’ di giorni lo dirò.
 
Io sono o non sono normale?
Passo delle ore in cantina a guardare una candela che brucia, o ad ascoltare la radio. Questo mio comportamento che abbia influenza una volta diventato adulto?
Vorrei fare lo scrittore. Uno scrittore come Hemingway. Le idee mancano, il tempo manca, manca il genio. Però mi piacerebbe. A tutti piacerebbe.
Io sarei uno scrittore che descriverebbe l’ombra, l’oscurità, la gente povera, il pantano e tutto ciò illuminato da una candela.
Oppure scriverei, prendendo spunto da fatti accaduti a me. No, non sono il tipo. Ma se lo fossi, se avessi le idee scriverei ‘I sepolcri imbiancati’. Un ritratto di una società che fuori è generosa, grande, bella, benefattrice, esibizionista e dentro è egoista meschina e viziata, che si comporta in un modo per farsi notare ma dentro è rosa dal cancro del Vizio. Questi sono i sepolcri imbiancati: belli fuori, marci dentro. 
Sono andato con Davide, Tone e Saffo a Ravenna a vedere la partita tra Juventus-Ravenna.
Venerdì 30 settembre
Fuori piove, dentro di me grandina.
Ecco che una stagione muore, muore come tutte le cose di questo mondo.
Muore l’estate, si seccano i fiori, fioriranno i crisantemi (più avanti).
Muore tutto quanto, i sogni, le illusioni, gli amori, i poeti, le cose che erano.
Io morirò? Quando? Dove? Con chi? BO?!
Fuori piove, dentro di me c’è il vuoto. Un vuoto nel cuore e nei pensieri. Si nota da come scrivo: non do segno di vita.
È difficile dire qual è il mio stato d’animo. Credo che, adesso, io assomigli a uno che ha preso un sacco di botte e che si mette a scrivere e non riesce a dire niente di concreto. Perché?
Perché è un giorno vuoto come una casa senza mobilia e arredamento.
I miei sintomi ora sono: lingua impastata, bocca fetente, senso di nausea che proviene dallo stomaco, un cerchio alla testa che la fa sentire pesantemente vuota.
Sono malato? Dove? Dentro o fuori? Si sono morto dentro, è un male nero senza fede né grazia. Domani andrò a confessarmi chissà che dopo non stia meglio. Ho ucciso un uomo... il suo nome è Massimo Bartoletti. L’ho ucciso dentro e fuori. Fra 3 giorni resusciterà. Domenica tornerà a vivere. Come prima? No, meglio di prima.
 
Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?
VANGELO (S. Marco cap. XV-34-35)
 
Sto male così!
Devo rinascere!