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Autore

Marina Zampolini

Anno

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Luogo

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Tempo di lettura

3 minuti

Gli ultimi tre anni con il babbo. Diario della figlia di un ultranovantenne

Nella stanza aleggia un'aria di magia, fino a che non arriva la badante, pronta per lo "scherzetto" con le mani, freddissime.

Gennaio 2015

Il babbo è inquieto la notte. Circa due ore dopo essersi addormentato comincia a rigirarsi nel letto, accende la luce, batte qualche colpetto di richiamo sulla porta della stanza, vicina al letto, oppure chiama, a bassa voce: "Mara, Mara!". Vado da lui, e lo trovo seduto sul letto, con un'espressione angosciata. Prendo un plaid che ci copra entrambi, gli passo un braccio intorno alle spalle, cerco di confortarlo accarezzandolo. Non ci sono parole fra noi, ma solo un dialogo di sguardi. L'espressione del viso del babbo a poco a poco sembra rasserenarsi, e lentamente lo convinco a sdraiarsi di nuovo. Io mi metto in poltrona accanto a lui, e fingo di dormire. Lui ogni tanto apre gli occhi e controlla che io sia lì. Quando mi sembra addormentato spengo la luce, ma dopo pochi secondi lui riapre gli 

occhi e riaccende la luce: il gioco ricomincia, tra finti e veri addormentamenti. Nel cuore della notte si addormenta profondamente, e io torno nella mia stanza. Alle prime luci dell'alba, quasi fosse un uccellino che saluta il nuovo giorno cinguettando, il babbo torna a far sentire la sua voce nel silenzio della casa. Torno da lui e mi sistemo in poltrona. Lui parla per conto suo in maniera continuativa, quasi bisbigliando, senza che sia possibile comprendere il contenuto di quanto dice; si colgono bene però le intonazioni e soprattutto si notano le pause, in cui sembra ascoltare la risposta del suo interlocutore; concorda o dissente, talvolta intramezza con una risatina, poi riprende il "discorso". Dal tono sembra che parli con una persona ben conosciuta, amica, con cui ha uno scambio di opinioni su qualche misterioso argomento. Io non sono affatto coinvolta in questo dialogo; è bene che stia lì, ma potrei anche dormire, e il babbo continuerebbe a parlare comunque. Questo dialogo lo prende molto, e sembra dargli tanta soddisfazione. Nella stanza aleggia un'aria di magia, fino a che non arriva la badante, pronta per lo "scherzetto" con le mani, freddissime. Poi arrivano il caffelatte caldo e qualche dolcetto. Buona giornata, babbo!