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Autore

Marina Zampolini

Anno

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Luogo

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Tempo di lettura

3 minuti

Gli ultimi tre anni con il babbo. Diario della figlia di un ultranovantenne

Scopro con un tuffo al cuore che il babbo si rivolge alla moglie non già chiamandola per nome, ma con l'appellativo "mamma".

Dicembre 2013 

Vacanze di Natale in casa dei miei. Scopro con un tuffo al cuore che il babbo si rivolge alla moglie non già chiamandola per nome, ma con l'appellativo "mamma". Da un lato mi sembra comprensibile che il principale punto di riferimento affettivo e di accudimento venga assimilato alla fonte originaria della protezione, ma non riesco a negare che questo sia comunque un chiaro segno di regressione. Il babbo ha sempre avuto uno stile di comportamento maturo e indipendente, per nulla "mammone": non riesco a riconoscerlo in questo atteggiamento infantile. Mi vengono in aiuto le badanti che, abituate ad assistere persone anziane, reagiscono con naturalezza, adottando verso mio padre un atteggiamento un po' materno. Si rivolgono a lui con diminutivi e vezzeggiativi: "Alfri", "passerottone", "orsachiottone" ecc., lo accarezzano, scherzano con lui, canticchiano per lui. Lui sembra gradire, partecipa agli scherzi e ai coretti, fischiettando. "Allora è questa la strada da seguire -mi dico- bisogna accettare l'attuale condizione del babbo, considerarla come una trasformazione naturale legata all'età, non contrapporre sempre al babbo attuale il babbo "com'era", cercare di dialogare con lui in questo nuovo linguaggio, fatto più di premure, carezze, strette di mano, piuttosto che di discorsi". Il babbo sembra notare il mio cambiamento di rotta, e dalla poltrona mi strizza l'occhio fra un sonnellino e l'altro. I nostri scambi affettivi vengono sempre più spesso espressi attraverso il contatto fisico, soprattutto al mattino, quando il babbo si sveglia, e la sera quando va a dormire. La sera lo aiuto a coricarsi, gli rimbocco le coperte, gli faccio una carezza e gli dò il bacio della buona notte. Mi tornano alla mente ricordi d'infanzia, quando la sera, essendo io già a letto, il babbo metteva in scena per me un piccolo spettacolo di burattini: le sue dita diventavano Pantalone, Balanzone, Rosaura, Colombina, Arlecchino, Brighella, e la sua verve di scrittore e commediografo creava per me trame intriganti; mi addormentavo felice, e così spero che sia adesso per lui. Al mattino il babbo sembra svegliarsi sereno, quasi sorridente; osserva con occhi attenti e vivaci quello che succede intorno a lui: la badante che arriva, io che vado a salutarlo. "Buongiorno, buongiorno!" dice a tutti. Anche io comincio bene la mia giornata, e così mio marito, a lui legatissimo, che lo va a salutare. Siamo nella stagione fredda, e c'è la scenetta quotidiana con la badante che gli fa "lo scherzetto". Gli appoggia la mano ghiaccia sulla guancia, tra i gridolini del babbo e le risate di lei.