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Stefano CirilloAnno
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10 minutiLa mia vita

io inizio a fare i colloqui con le 2 suore del carcere, poi l’assistente sociale del’ SERT. La psicologa e volontaria, e cosi dopo un mese chiedo la comunità, chiedo di entrare in una comunità e cosi lo chiesi a tutti, ma le prime persone che mi dettero questo indirizzo furono proprio queste 2 suore e io inizio a scrivere, dopo un po la risposta, le risposte, tutti si danno da fare e io credevo che era una comunità normale, come il CEIS. Che ho fatto, come la vostra, e poi credevo che siccome me l’avevano proposta suore cattoliche, nella giornata cera un po di preghiera, e invece mi sono trovato e solo li scoperto che ero in un centro evangelico che non centra niente con la chiesa cattolica  e proprio tutto diverso, dalle chiese, ai canti, al’ pregare, al’ studiare come loro credono sia il nuovo testamento, insomma l’evangelismo, mi sono trovato dopo 6, 7 mesi in provincia di Alessandria a Melazzo comunità centro Kades, unica in Italia, solo questione di evangelismo e infatti le fasi le passavi quando uno interiorizzava il loro modo di pregare ad alta voce, e tutte le voci insieme che si sovrappongono, canti tutti diversi dalla chiesa cattolica, ogni giorno lo studio col’ pastore, la mattina a pregare evangelista, 3, 4 volte alla chiesa evangelista di qui terme e cosi a imparare il testamento, a pregare ad alta voce, insomma tutto cosi, basata cosi, l’assistente del’SERT. Allora era contraria che io andassi in questa comunità, ma solo lo scoperto poi dopo cosa era, io i sacrifici, la volontà, la costanza e pazienza di restare 2 mesi, lo facevo per mé che mi volevo mettere a posto e per Claudia che la volevo vedere, amarla, starci insieme e cosi sono stato anche senza fumare perché in questo posto non si fuma, ci si converte solo al’ evangelismo e quei pochi ragazzi massimo 10 persone anche se provenivano da famiglie evangeliche anche loro tanti non ci stavano e se ne andavano. E cosi dopo 2 mesi di pensieri, riflessioni, paure, riuscii ad andarmene, facendo il botto dentro di mé, avevo una rabbia, comunque vado a Genova, e poi piano, piano a Firenze, morto di fame, senza soldi e senza nulla, in Toscana subito ricorro a psicofarmaci per tappare e aver un po di coraggio, le pasticche per l’epilessia sempre dietro, arrivo a Firenze chiamo Claudia e lei viene e fu da li che siamo rimasti 4, 5 mesi insieme, venne proprio via di casa ma questo no perche gliela avevo detto io, era contenta di stare con me, in quei mesi mi sono bucato poco e niente. Ad agosto 95 abbiamo concepito Francesco e ce ne siamo accorti facendo lei un esame che ora non mi viene in mente il nome, tutti i mesi vissuti insieme, si è vissuto anche arrangiandoci, siamo anche stati per strada a girare e si chiedeva anche soldi per andare avanti la giornata, siamo stati da parenti di lei, da amici, e li abbiamo anche lavorato, io e un altro ragazzo che stava con un amica di Claudia, andavamo con una ditta a fare traslochi, la sera in casa facevano del’assemblaggio di portaccendini, porta sigarette, poi ad agosto venuti a sapere  che Claudia era incinta, lei chiama gli assistenti sociali del’ suo paese di Campi Bisenzio e gli spiega tutto, anche la mamma già sapeva tutto da prima, perché tante volte lei andava a casa a prendere tutte le cose in generale che potevano mandarci […] ci propongono se si vuole entrare al’CEIS fare la comunità di coppia che poi sarebbe stata Nocchi, comunque Claudia nel’ frattempo resta un mese in ospedale per gli esami […] e cosi i dottori la fanno stare di più, sapendo che era in attesa di entrare in comunità e nel’ frattempo la portavano […] a fare i colloqui, al’ inizio di settembre mentre ero strafatto, (con questo non vuol dire che tutto il tempo che Claudia era in ospedale mi sono sempre bucato, oppure non andavo in ospedale ci volevamo bene e quello che gli potevo portare lo facevo, poi c’era la mamma, i parenti, amici.) mi beccano in un retro di un bar a cercare a rubare prendo 2 mesi e cosi mi libero dalla paura che avevo del’ perché mi mancavano quegli altri mesi da quando lascio il centro Kades, a Claudia dopo un po del’ mio arresto la portano in un istituto di suore a san donnino, in attesa che entri in accoglienza a Bicchio (Viareggio) […]
Nel’ frattempo mi scrive scriviamo e viene anche al’ colloquio con la pancia che giorno, dopo giorno, mese dopo mese cresceva, io da subito che entrai in carcere iniziai subito a scrivere per chiedere di entrare anchio e cosi scrissi primo l’indirizzo di Bicchio diverse lettere era li che intanto entro Claudia, ad ottobre 95, poi l’operatrice ai colloqui Paola Fambrini mi scriveva molte volte e io iniziai a scrivere a S.Giustina a Lucca lei, li cera e cè la sede centrale, comunque dopo esser passati qualche mese, già l’educatrice, ass. sociale e giudice di sorveglianza sapevano tutto, comunque esco in permesso una prima volta, e vado a fare il colloquio a Lucca con la signora Paola Fambrini e poi vado a Bicchio trovare Claudia, la sera dormo li in accoglienza e la sera dopo torno in carcere, appena nacque mio figlio — Francesco è nato il 15.3.96. 2 chili e 300 di peso — andai subito in permesso cosi lo vidi in ospedale a Pietrasanta e lo riportai anche con la mamma a Bicchio, si stette un altro giorno insieme tutti e 3, e poi ritornai in carcere — erano giorni che lo dimisero sicché 20 giorni dopo che era nato — ma già erano arrivati tutti i fogli, le disponibilità e cosi con l’educatrice facemmo istanza di affidamento e a fine maggio 96 feci la camera di consiglio ed entrai al’ CEIS. Nel’ frattempo spostarono Claudia e nostro figlio alla comunità alba di Arciano, dove erano tante altre mamme coi bimbi, ma anche a quel’ tempo dei ragazzi. Infatti era tempo che la comunità Alba era ancora, sul’ vecchio stile terapeutico […]
Questa è stata la mia prima e vera di capire e stare in comunità, entrai in affidamento a Vecchio che era accoglienza, e dove c’era stata anche Claudia con in grembo Francesco, quando entrai ero molto emozionato e chiuso capivo poco e niente di cosa era quel posto, ma piano piano a forza di gruppi, riunioni di casa, confronti, relazioni, entrai e capii. Ci sono stato 3 mesi e mezzo e poi sono passato a Pozzuolo in comunità, veramente signora Teresa mi sono dato da fare e mi impegnavo credendo di essere aiutato e superare i miei problemi e poi crearmi un domani la famiglia con Claudia, ma purtroppo non tutto è stato superato e visto da me realizzato, ci sono state cose, fatti che scrivo, ma che comunque come vedete sto scrivendo a voi, affinché mi prendiate e metto fine al mio programma. Comunque in accoglienza io e in comunità lei, ci si poteva vedere tutti e 3, bastava fare le richieste e magari un fine settimana venivano loro, un altro andavo io ad Arciano, comunque ad andare avanti per pe, pensare, darmi da fare, lavorare, sin dalle prime volte ho notato da parte di Claudia degli altri e bassi tremendi, questo mi riferisco a quando eravamo uno di qua e uno di là, in comunità e accoglienza, una donna che incominciava a capire, a riflettere sul lavoro di comunità, a me mi ha fatto e faceva soffrire perché non vedevo quella donna che combatte e si schiera col proprio uomo e così mi dava forza, quando sì, quando no, quando non so tenere il bimbo, e ci credo il mio primo figlio la prima volta, dovevo piano piano imparare e basta tutte le cose di un figlio, comunque il rapporto tra noi andava così, quando discretamente, e quando mi faceva venire dolore e nervoso, e fu così che entrai a Pozzuolo, lei rimase all’Alba, senza neanche poter parlare di Nocchi (la comunità di coppia).