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Così iniziava a crescere, io a rendermi conto di tutto cosa vuol dire avere un figlio e saperlo accudire, volergli bene

Il figlio lo sempre visto dal’inizio, lo andavo a prendere ad Arciano, oppure lo portava la mamma, ha dormito anche sempre con me e poi lo riportavo dalla mamma, così iniziava a crescere, io a rendermi conto di tutto cosa vuol dire avere un figlio e saperlo accudire, volergli bene – poi per quanto riguarda sempre saper accudire il figlio mi è capitato in un anno 3, 4 volte anche 5 che sono stato anche una settimana per volta a dover occuparmi da solo di Francesco perché la mamma prendeva e se ne andava a casa a Firenze e lasciava Francesco in comunità, questo è stato sempre per un giorno, mezza giornata poi tornava, gli venivano le crisi perché non voleva più stare in comunità e voleva stare a casa con la mamma con nostro figlio e così la mia ex suocera prendesse in affidamento Francesco, ma lei non ne voleva sapere o non se la sentiva, però per quanto riguarda l’occuparsi di comprargli vestiti, lasciargli ogni mese i soldi in banca insomma l’avere tutto quello che ci voleva per la figlia e per il nipote quello sì, si è sempre occupata e pensato e tuttora credo si occupa e pensa a tutto, a quel tempo mio figlio era affidato alla mamma e come tutore la direttrice dell’alba Rosanna Tartarelli insomma era affidato anche alla comunità Alba anche per settimane intere perché poi la mamma tornava subito dal figlio ma prendeva provvedimenti e così l’anno mandata in accoglienza per un paio di volte 1 settimana e così io vicino a mio figlio e altre volte lasciata a casa a riflettere e sempre io col figlio e delle volte è stato anche a Pozzuolo 4,5 giorni X volta.

Per me anche questo gruppo è stato importante perché mi ha illuminato e continuato a far sapere che cosa era un figlio, che cosa era un genitore...

Nei primi mesi di comunità ho avuto io la chiamo fortuna, di fare anche il gruppo NIVA così chiamato, si tratta di un gruppo x 10 settimane 1 volta logicamente a settimana dove si parla di genitori e figli e così io e la mi ex l’abbiamo fatto insieme ad altre coppie o singoli genitori, per me anche questo gruppo è stato importante perché mi ha illuminato e continuato a far sapere che cosa era un figlio, che cosa era un genitore, nei mesi della comunità Francesco a avuto per ben 3 volte dei principi di polmonite, focolai e così al’ospedale a Lucca facevo i turni con la mamma io stavo il giorno e lei la notte e questo anche per settimane intere e più, grazie a dio si è sempre ripreso con le cure e così tornava ad Arciano con la mamma, ormai io andavo avanti a fare la comunità di Pozzuolo, a pensare al figlio, alla mamma, e così al’domani, coi suoi alti e bassi di cambiare sempre dopo il primo chiarimento e a dire che voleva stare con me, ma che dovevo pensare prima al figlio, dopo 4 mesi è incominciata anche lei a venire a Pozzuolo, il sabato la domenica ci dormiva anche nella stanza delle donne naturalmente, quando cerano delle feste o ricorrenze veniva anche dal’venerdì fino alla domenica. Abbiamo avuto anche momenti nostri, tranquilli, sereni e felici, ma poi per il suo nervoso o non so cosa gli girasse nella testa, più delle volte si finiva per discutere di cosa che io manco mi sognavo o volevo, mi faceva andare fuori di testa, bastava che lei stava contenta, mi amava e mi dava forza come anch’io facevo e tutto piano piano si sistemava, ma purtroppo lei in tutti i mesi della comunità mi ha fatto tanto soffrire dentro e poche volte siamo stati bene tutti e 2 e tutti e 3, apposta di darmi quella forza, quel’ bene, quel’ affetto, mi attaccava con sempre battute sceme, anche durante quasi tutti i 4 mesi che abbiamo fatto il gruppo coppie con altre coppie del CEIS di Lucca, e così dentro di me mi faceva stare solo male perché colpiva nei miei punti deboli e cioè l’insicurezza, la paura e rabbia di come ero solo e cosa mi era capitato con la famiglia e io più di tanto non sapevo reagire, darmi da fare, combattere prima, prendere iniziative prima per un lavoro, per anticiparmi sulla comunità, nel senso di sapermi dare da fare, saper farmi sentire, reagire.