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2 giugno 1946 - edizione 2024

2 giugno 1946: la nascita della Repubblica italiana e il giorno in cui, per la prima volta, le donne poterono esercitare il diritto di voto in un'elezione nazionale.

Francesco - Annamaria Leo - Marucelli
Il referendum
Anna Maria Marucelli e Francesco Leo

Anna Maria è una madrina di guerra, scrive lettere ai soldati italiani al fronte per migliorare loro il morale. Francesco, detto Franco, è un perito e progettista radiotecnico che, insofferente alla vita di ufficio, si arruola come volontario nell’esercito ed è schierato sul fronte nord africano col grado di tenente. 
Dopo le prime diffidenze nasce tra loro una bella amicizia, tanto che Anna, per il giovane soldato, diventa la figura di riferimento più importante assieme alla madre. Il fiume di lettere non si interrompe neanche dopo che Franco viene fatto prigioniero dagli inglesi e inviato al campo di prigionia di Yol, in India. Anzi, è proprio a questo punto che le lettere iniziano a farsi sempre più intime e affettuose.


I due continuano a scriversi ininterrottamente fino alla fine del 1946, nonostante le consegne a singhiozzo, nonostante la censura, nonostante gran parte delle lettere si smarrisca per strada.

 

L’epistolario contiene anche la traccia del referendum del 2 giugno 1946, Anna racconta a Franco l’emozione del primo voto: “Ieri è stato un grande giorno per l’Italia. Ti confesso che quando ho avuto le schede in mano il mio cuore ha accelerato i battiti e la mia mano non era più tanto ferma. Sapevo che il mio voto insieme a quello di tanti altri avrebbe deciso le sorti del paese ”. 


Nel dicembre del 1946, dopo due rocamboleschi tentativi di fuga, avviene finalmente l’agognata liberazione di Franco e il primo incontro tra i due giovani. L’amore, nato letteralmente tra le righe, prende finalmente forma: i due si sposano ad Assisi nel 1948 e si stabiliscono definitivamente a Milano. Trascorrono una vita serena, dedicandosi al lavoro e ai figli, Daniela e Gianluigi. Franco muore nel 1984, Anna Maria nel 2005.


Le lettere di Francesco e Anna Maria hanno vinto il PREMIO PIEVE SAVERIO TUTINO nel 2013 e sono state pubblicate da Terre di Mezzo nel 2014 in un volume dal titolo "Scrivimi molto e a lungo".

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Lidia De Grada
Signora compagna
Lidia De Grada al Piccolo Teatro nel 1953

Lidia cresce al centro di un cenacolo antifascista negli anni trenta, vive poi nel cuore della vita del Pci milanese nel dopoguerra e contribuisce allo sviluppo dell’Unione Donne Italiane. Le sue memorie rievocano i molti incontri della sua vita e le vicende politiche e culturali di cui è stata protagonista.

 

La sua autobiografia, intitolata Signora compagna, è stata scritta agli inizi degli anni ’90. Nel 1992 una copia dello scritto viene inviata all’Archivio Diaristico Nazionale. La memoria è stata pubblicata nel 1994 da Teti Editore. Lidia De Grada muore nel 2005.

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Matilde Cestelli
Ottobre 1945
Matilde Cestelli

Matilde nasce nel 1912 da una famiglia borghese romana. Il padre, amministratore dell’Istituto per le Opere Pie di Religione in Vaticano, muore di polmonite nel 1927, lasciando la famiglia in ristrettezze economiche. Matilde è costretta ad abbandonare la scuola dopo la licenza media, ma continua a studiare da autodidatta.


Conosce Camilla Moretti, antifascista convinta, che la influenza politicamente. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Matilde lavora come segretaria per un avvocato di idee antifasciste e, tramite lui, entra in contatto con varie personalità della Resistenza romana, tra cui Giuseppe Glingler. Viene subito coinvolta: batte a macchina – su una mitologica Olivetti - articoli del partito Giustizia e Libertà, stampa copie di giornali clandestini, aiuta Giuseppe Glingler a creare documenti falsi, lavora come staffetta.


Continua a lavorare per il Partito Repubblicano, diventando segretaria personale di futuri deputati, ma col tempo, svanito l’entusiasmo dei primi anni, si allontana dalla politica attiva. Sposatasi, scrive per giornali e riviste, traduce dal francese e pubblica libri di fiabe per ragazzi.


La sua autobiografia è pervenuta all’Archivio Diaristico Nazionale nel 1988. Nel 1990 è stata pubblicata con il titolo La Fontana delle Tartarughe dall’editore Serarcangeli.

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Laila Malavasi
Votare
Maruska, Gip e Laila, Partigiani

Laila nasce Anita, il 21 maggio 1921 a Roncolo di Quattro Castella, in provincia di Reggio Emilia.
La famiglia, benché sia di origini contadine e di stampo patriarcale, dà grande importanza alla cultura: il padre studia la musica, il nonno obbliga i nipoti a leggere la letteratura russa nella stalla tutte le sere, tutti gli appartenenti al ramo paterno lavorano negli uffici comunali di Vezzano e in casa tra giochi o giornalini per ragazzi la scelta ricade quasi sempre sui secondi, eccezion fatta per «Il Balilla» in quanto la famiglia è di estrazione antifascista e di orientamento socialista.


Quando entra nella Resistenza Anita diventa Laila: è questo il nome di battaglia che lei stessa si sceglie ed è così che tutti i compagni e i colleghi la chiameranno fino alla fine dei suoi giorni. Rimarrà Anita solo per la famiglia


Gli orientamenti politici, che tanto hanno inciso sulla sua esistenza («la scelta politica a tempo pieno ha influito moltissimo nella mia vita») la porteranno a entrare nella Resistenza e, successivamente, a scegliere di non sposarsi né avere figli così da poter accettare ruoli dirigenziali nel sindacato o nel partito, anteponendo dunque le scelte professionali a quelle personali e private.

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Maria Luisa Pedroni
Consultazione elettorale
Bambine in colonia

Maria Luisa a Genova nasce il 21 febbraio 1934. Trascorre gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza nel pieno della Seconda guerra mondiale di cui ricorda la paura, i bombardamenti, l’interruzione della scuola. Per metterla a riparo, la famiglia la invia in colonia a Modena. Al suo ritorno a Genova la madre muore tragicamente e Maria Luisa viene mandata in collegio. Al termine della guerra si laurea in Lettere e Filosofia e incontra il marito, con il quale trascorre la vita a Villafranca in Lunigiana e dal quale ha due figli: Nadia e Silvio.


Maria Luisa lavora dapprima come educatrice presso la Colonia Montana di Crocefieschi, in seguito collabora con l’Istituto Universitario di Magistero di Genova, ma la sua passione è la scrittura e ne fa un mestiere. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi premi letterari, tra i più significativi il “Premio delle Alpi Apuane”, “San Domenichino”, “H. C. Handersen”, “Lerici Pea”, “Renato Fucini” a Grosseto, il “Premio Editoriale Leopardi” della Regione Piemonte e il “Premio Jean Monnet” della sua città natale.


La sua memoria, dal titolo Il giardino con le siepi di bosso, è stata scritta nel 1993 e racconta degli anni 1940-1947.

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