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Scrivimi molto e a lungoAutore
Francesco - Annamaria Leo - MarucelliTempo di lettura
10 minuti2 giugno 1946 - edizione 2024
Roma 1 giugno 1946
Franco caro,
 
ho ricevuto ieri, dopo quasi 2 mesi di silenzio una tua cartolina - poche parole ma che mi fanno esattamente intravedere il tuo più che giusto stato s’animo. Vorrei poter fare qualcosa per te, Franco mio caro, ma purtroppo non posso fare altro che esserti vicina spiritualmente - e questo ti assicuro non ti viene mai meno. Mi meraviglia che tu non riceva posta - da mesi e mesi ti scrivo regolarmente una volta la settimana, così non arrivo a capire come tu possa essere privo di notizie. Se conoscessi il sistema più sicuro e più rapido non esiterei a metterlo in pratica. Che anche la C.R.I. sia diventata fiacca ed incurante, verso voi che ogni giorno di più avete la necessità di sentirvi vicini i vostri cari e la Patria? Cerco di scriverti sempre piuttosto a lungo anche se quello che ti scrivo sono solo riflessioni mie, o vita di ogni giorno, o piccole noie quotidiane, ma penso che debbano farti egualmente piacere. Nella tua cartolina mi dici di avermi mandato tre lettere in un mese - ma quale mese? Non ho mai avuto il piacere di ricevere da te tanta corrispondenza con la stessa data. Coraggio Francolino, anche se ti sembra impossibile la parabola è già da tempo discendente e la fine si avvicina - qui ci promettono che al massimo entro settembre dovrete essere tutti a casa - allora vedrai caro, il giusto avvilimento che oggi ti invade finirà troverai la tua giusta strada e la Patria ti aiuterà, e se non ti potrà ridare gli anni perduti ti ridarà almeno la fede nella vita. In fondo sai, il diavolo non è poi brutto come sembra. Come ad ogni tramonto succede un’alba, così caro, dopo tanta tristezza deve venire un po’ di luce e tu lo devi volere profondamente con tutto il tuo essere, perché è un tuo sacrosanto diritto - perché la vita è in fondo più giusta di quello che non si pensi e ad un dato momento dà il compenso. Sii saggio e bravo ancora un po’. Franco caro, non credere che non mi renda conto di quanto il reticolato ti pesi, ma di fronte all’ineluttabile che cosa vuoi fare? Ribellarsi purtroppo, serve solo ad avvilirci di più. Sai però, ogni giorno che passa è in fondo una gioia perché penso che per te ce n’è uno di meno da passare in India. Come ti ho già scritto lavoro con gli inglesi di nuovo. In questo campo mi trovo benissimo è la prima volta che lavoro senza che mi pesi per quanto l’orario non sia lieve e non abbia mai una intera giornata di libertà. Ufficiali e soldati sono cortesissimi e correttissimi con me, ed io naturalmente li ripago con eguale moneta. Per settembre credo sarò di nuovo in Rinascente e farò la domanda per la scuola. Vedremo. Sono contenta che la tua salute sia buona. Io invece non sto troppo bene. Ho un esaurimento nervoso fortissimo. Mi fanno fare molte cure, soprattutto iniezioni, tanto che diventerò un... colabrodo (!!!) ma soprattutto avrei bisogno di riposo, di quel riposo che per varie ragioni ovvie non mi posso concedere. Per fortuna qui non ho molto da fare, ma la tensione nervosa, data la mia relativa conoscenza dell’inglese, è assai forte - molto più che la maggioranza parlano in dialetto. Ieri però, ho avuto in un certo senso la compensazione dei miei sforzi. Ebbi l’ispezione del Colonnello. Indagò con me, mettendomi le più strane questioni per circa 1/4 d’ora ed alla fine mi disse che parlavo a good english al che io non potei che replicare: you are very kind Sir, to speak with me like that. Però quando andò via dovei andare al sole tanto mi era preso il freddo. Ti confesso che fare cattiva figura mi sarebbe proprio seccato -  mi dispiace che ritengano gli italiani degli ignoranti e così cerco nel mio piccolo di tenere alto il prestigio del nostro Paese. Qui però tutto è chiaro e luminoso - ed a differenza dell’altro ufficio basta che alzi lo sguardo
dal tavolo che vedo il cielo. Scrivimi Franco caro, e dimmi quello che senti e pensi certo di essere sempre capito. Ti abbraccio con tanto affetto.
Brocchi è con te vero? abbiamo confrontato l’indirizzo. Seppi il cambio di indirizzo dal giornale - speravo che ti fossi spostato.
 
Anna
Roma 3/6/1946
Caro Franco,
 
ti ho scritto venerdì, sabato ed oggi sono di nuovo con te. Ho un po’ di tempo a disposizione e questo mi sembra il modo migliore per impiegarlo. Non capisco come tu non abbia posta. Io scrivo regolarmente 1 volta la settimana e la mamma tua farà certamente lo stesso. Dalla tua cartolina senza data saranno sicuramente passati 2 mesi, spero che in questo tempo tu abbia fatto una tale collezione di posta da esserne sazio. Comunque sii certo che ti siamo sempre tanto vicini tutti, il nostro pensiero non ti viene mai meno. Mi fa piacere sapere che continui a stare bene - che almeno la salute regga!!! Ieri è stato un grande giorno per l’Italia. Ti confesso che quando ho avuto le schede in mano il mio cuore ha accelerato i battiti e la mia mano non era più tanto ferma. Sapevo che il mio voto insieme a quello di tanti altri avrebbe deciso le sorti del paese. Speriamo che Iddio ci abbia ispirati per il meglio. Le cose sono andate abbastanza bene per quanto difettasse l’organizzazione. Io ho fatto presto: 3/4 d’ora appena ma la mamma è dovuta tornare ben 3 volte, ed alla 3° ha fatto una fila di 2 ore e Cesare pure. Ti confesso che pur essendo apolitica aspetto con una certa ansia l’esito, ed anche con un po’ di preoccupazione. Mi ha fatto tanta pena sapere che migliaia d’italiani non hanno potuto votare. Un individuo ieri, dando la colpa alla Monarchia per aver tergiversato fino ad oggi per il referendum appunto per aspettarvi, diceva che non era giusto che per quattro gatti si dovesse rimanere tra color che son sospesi: alla qual cosa, ho chiesto duramente se voi non eravate italiani come noi. Ma so che con chi spera che con l’avvento della repubblica l’Italia guazzi nell’oro e nell’abbondanza non si può parlare. Questa è la maturità politica di certa gente! Non sanno che con la repubblica è necessaria la disciplina più stretta - che bisogna conoscere più i doveri dei diritti. Comunque Repubblica o Monarchia ha una importanza relativa - quello che veramente interessa è che il capo sia veramente onesto e profondamente italiano - che non faccia pro-domo-suo ma nell’interesse del Paese. Abbiamo bisogno di essere uniti e concordi per riprenderci moralmente e materialmente. Le tue lettere sono troppo frammentarie e manco di troppe per sapere che cosa avresti fatto tu - mi auguro però di non essere agli antipodi!!! Ti ho annoiato? Scusami. Il mio lavoro continua ed ho sotto questo aspetto, al- meno per ora un po’ di tranquillità che sicuramente sarà di breve durata. Ma ho imparato ad essere cicala, la formica è ormai passata di moda. Ti piace il confronto? un po’ strano, ma la prima poesia francese dell’infanzia ha lasciato tracce, e in fondo rende bene!!! Ti aspetto presto. Ti abbraccio affettuosamente.
 
 
Anna
Yol 9/6/1946
 
Cara Anna.
 
Ho fatto bene a non illudermi - tempo fa - sul funzionamento della posta; non sono quindi in ansia, vana attesa e deluso se da qualche settimana non arriva una sola cartolina. Come previsto, dopo un inspiegabile errore, il servizio ha ripreso il suo ritmo normale... Da me nessuna novità - la salute è ottima, l’India misteriosa continua ad esercitare il suo fascino ed io non riesco a liberarmi dai suoi tentacoli maliardi. Come va, cara Anna? Dopo le tue lettere di Pasqua non ho più saputo se sei stata licenziata e se hai trovato una nuova occupazione. Che smemorato! dimenticavo che proprio in questo periodo sarai stata occupatissima a correre da un’urna all’altra per dare tu pure la tua adesione a Pinco Pallino, abbattere Tizio ed esaltare la politica di Caio. Sono al corrente di tutto. Esclusa la soddisfazione provata dall’allontanamento di quei traditori chiamati Savoia (sia pure per il “rotto della cuffia”), per il resto... Se non avessi il desiderio bruciante di calpestare il mio suolo nel senso di terra vera e propria, ammirare la natura del nostro Paese, vedere ed abbracciare le poche persone a cui sono legato da affetto e che si contano con le dita di due mani, credimi cara Anna, se non avessi la nostalgia di queste tre cose, me ne andrei proprio nella terra di Pearyno, nella Terra del Fuoco (più consona al tuo temperamento freddoloso). La settimana scorsa ti ho spedito 400 (quattrocento) rupie. Occorrono raccomandazioni? oppure sarò costretto a scrivere ancora qualche lettera con “caratteri” in grassetto? Non preoccuparti circa la tua “posizione” nei miei riguardi, in quelli della mia famiglia e di altri. Noi la conosciamo e ciò basta. Lascia che mormorino e suppongano ciò che vogliono; a noi non deve importare il cicaleggio altrui! Tu sei per me la più cara amica che, sola, ha saputo essere tale e per 6 anni - più di una sorella - mi ha reso una preziosa compagnia ed ha saputo conquistare, oltre all’amicizia, il mio affetto - anche se qualche volta mi ha fatto seriamente arrabbiare (lettera scritta in inglese, disubbidienze varie, ecc. ecc.). Scrivimi spesso e a lungo. Non pensare al rimpatrio. Credo che molti mesi passeranno ancora.
Tanti e tanti auguri e un abbraccio affettuoso.
 
Franco