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Festa della Liberazione 2024

Un percorso dedicato alla Festa della Liberazione: le testimonianze di coloro che hanno lottato per l'Italia Libera

Severina Rossi
Ritorno
Calendario fatto con le carte dei formaggini in carcere e fascia del C.L.N

Severina, quinta figlia di un'ex filatrice e di un cantoniere, affida alle pagine del diario l'infanzia e la giovinezza nelle campagne della provincia di Cremona.
Per aiutare la famiglia che durante il ventennio fascista, come molte altre famiglie italiane, vive in grandi ristrettezze economiche, impara il mestiere di sarta, ma non abbandona la sua passione: lo studio, che si concede solo di notte, di nascosto.
Allo scoppio della guerra le condizioni di vita della popolazione peggiorano, i tedeschi e gli squadristi seminano il terrore. Chi non aderisce al Partito non trova lavoro, o viene licenziato.
Contraria a questo regime si mette in contatto con alcuni socialisti del Comitato di Liberazione Nazionale ed entra nella Resistenza, contro la volontà della sua famiglia.
Incarcerata dopo un rastrellamento descrive le dure condizioni della detenzione prima a Cremona, poi a Bergamo, dove viene detenuta in una struttura sporca e senza servizi, sede del Tribunale speciale che decideva per le fucilazioni o le destinazioni ai campi di concentramento, dove Severina riesce, seppur con grande difficoltà, a sopravvivere alla fame e al freddo.
Ma quando la Liberazione è ormai imminente, un messaggio radiofonico dal Comitato di Liberazione Nazionale ordina la scarcerazione dei detenuti.
Severina partecipa con altri ex detenuti alla Liberazione di Bergamo, conclusa con la fuga dei tedeschi e dei fascisti.
Severina diventa un'eroina agli occhi dei suoi compaesani.

 

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Piero Campisi
Se incontrassi il colonnello
Piero Campisi nella Resistenza

Piero ha dodici anni quando scoppia la Seconda guerra mondiale e ne ha quindici quando affianca i partigiani nella lotta clandestina contro il fascismo e l'occupazione tedesca.

Nell’ottobre del ’43, dopo l’armistizio, assieme a un gruppo di compagni antifascisti raggiunge la Val Trompia e si aggrega alla divisione Fiamme Verdi, poi brigata Perlasca. Sono in trentatré e occupano la stalla e il fienile di due baite di montagna. Il nome da battaglia di Piero è “Massimo” ed è il più giovane del gruppo. 

Non essendo in obbligo di leva e quindi libero di circolare, gli vengono assegnate pericolose missioni come staffetta tra Brescia e Milano. Durante una di queste viene infatti arrestato e riesce a fuggire rocambolescamente, scampando così alla deportazione in Germania.

Nelle sue memorie, intitolate La pecheronza dal nome che nella redazione dell’Unità avevano dato alla telescrivente, il cui suono ricordava il ronzio di un’ape, Piero, con scrittura schietta e ironica, ripercorre vivacemente la sua vita.

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Magda Ceccarelli De Grada
24 aprile – 7 maggio 1945
Magda Ceccarelli De Grada

Attraverso una scrittura limpida, fatta di potenti folgorazioni poetiche e raffinate analisi politiche, Magda Ceccarelli offre una testimonianza d’eccezione sulla vita in tempo di guerra e sulla Liberazione di Milano. 
La sua posizione unica all'interno della società dell'epoca le permette di auscultare tanto i sussulti dell’alta borghesia (secondo le norme della quale vive) quanto quelli del proletariato (cui si sente appartenere). 

La convinzione politica, passione bruciante che la porta a sognare di combattere tra i Partigiani insieme al figlio, va di pari passo con l’amore per la famiglia e il desiderio di vivere insieme al marito, il pittore Raffaele De Grada, e i due figli, Raffaelino e Lidia, sempre uniti sotto lo stesso tetto. 
Magda è al contempo poetessa e casalinga, militante e madre di famiglia, intellettuale e vivandiera per la Resistenza.

La sua vita incrocia quella di intellettuali importanti quali Guttuso e Vittorini, famiglie altolocate e resistenti straordinari come Venanzi, Ingrao, Pontecorvo, Agostoni e Curiel, ma anche contadini affamati e donne di servizio fedeli e nemiche. 
E tra le sirene che annunciano l’inizio della guerra e la folla accalcata in Piazzale Loreto per assistere allo spettacolo “sconcio” dei cadaveri degli assassini, Magda matura una convinzione: “È bello vivere e soprattutto aver vissuto così. Aver portato un piccolo contributo, un sacrificio di lacrime e d’azione. Aver aiutato a vincere. Essere stati nel vero. Sempre, senza confusioni, senza incertezze, senza pentimenti. Aver visto chiaramente la strada e averla seguita. Essere stati onesti nella nostra fede.” 

 

La storia di Magda ha vinto il PREMIO PIEVE SAVERIO TUTINO nel 2010 ed  è stata pubblicata da Il Mulino nel 2011 in un volume dal titolo "Giornale del tempo di guerra, 12 giugno 1940 – 7 maggio 1945".

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Paolo Berti Arnoaldi Veli
Bologna libera
Paolo Berti Arnoaldi Veli

Paolo è partigiano sulle montagne emiliane e racconta, giorno per giorno, le vicissitudini attraversate fino alla liberazione di Bologna. 

Il suo diario ci offre una descrizione nitida del viaggio verso i giorni della Liberazione e restituisce un percorso descritto dovizia di dettagli e analizzato con lucidità.

Quella di Paolo Berti Arnoaldi Veli è una tra le tante azioni di memoria custodite dall'Archivio.

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Maria Pagani
Nella brigata Rosselli
Documento d'identità di Maria Pagani

Maria ha quindici anni quando viene accettata come staffetta per la brigata partigiana Rosselli. Nome di battaglia: Ebe. Da quel momento Maria opera nel territorio Saronnese. Trasporta ordini e qualche volta persone. In bicicletta va da Saronno a Sesto Calende dove viene traghettata con una barca sulla sponda piemontese del fiume Ticino, poi si inerpica per sentieri secondari fino in Val d’Ossola. Maria è emozionata dalla responsabilità che le è stata affidata e la restituisce alle pagine del suo diario, in ogni suo dettaglio: il percorso degli spostamenti in bicicletta, le paure e i disagi, ma soprattutto la speranza della fine della guerra, che nella fantasia dei ribelli significa ritorno alla libertà in un paese migliore.

 

La storia di Maria è presentata all'interno dell'antologia “In bicicletta”, pubblicata da Il Mulino nel 2007 a cura di Stefano Pivato, Loretta Veri e Natalia Cangi, e nell’antologia “Voci dalla guerra civile”, pubblicata da Il Mulino nel 2012 a cura di Luigi Ganapini.

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Mario Tutino
25 aprile
Mario Tutino

A cavallo tra il vecchio e il nuovo mondo che si configurerà dopo la guerra, Mario Tutino offre un'analisi particolareggiata, lucida e sovente premonitrice degli avvenimenti politici italiani dalla notte in cui cadde il fascismo alla Liberazione. La dimensione pubblica s'intreccia con le vicende familiari. I due piani si sovrappongono: il figlio Saverio è prima esule in Svizzera, poi partigiano in un paese diviso e alla deriva, nel quale deve trovare un modo per sopravvivere, tra la leva obbligatoria di Salò e il movimento antifascista. 

Dalle pagine di questo diario, scritte in tempo di guerra con assiduità e dedizione, traspare la passione di Mario per la gioventù partigiana, che identifica come la sola verà possibilità di rinascita dell'Italia.

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Ivano Cipriani
Il giorno della liberazione
Ivano Cipriani

Roma, 1926. Ivano nasce nella capitale da una famiglia antifascista di origine toscana. È figlio unico e vive con altri sei adulti, zii, nonni e un cugino più grande. La famiglia lo ricopre di attenzioni, premure, amore. Vogliono che il piccolo possa farsi una posizione nella società e per tutelarlo, in quel clima politico a loro così ostile, accettano che diventi Balilla. La mente di Ivano, ancora bambino, nella sua innocenza viene plasmata dagli schemi del regime. Il diario ripercorre l’itinerario del suo coinvolgimento inconsapevole e analizza i meccanismi volti a generare l’adesione dei giovani al fascismo. Poi attraverso le amicizie, le letture, gli amori e soprattutto la musica, che arriva dall’America insieme alle truppe liberatrici, Ivano scopre che al corredo nero da Balilla e al rigore delle parate, preferisce i suoni morbidi del blues. La rottura avviene in un istante, nell’istante esatto in cui sente per la prima volta la tromba di Louis Armstrong. Il suono di quella tromba lo incita alla rivolta.

Da quel momento Ivano inizia il suo percorso di liberazione personale e quella ribellione sotterranea propria alla gioventù, con il tempo, assume una dimensione politica. Ivano approda al comunismo, proprio quel comunismo da cui i genitori avevano voluto proteggerlo per garantirgli un futuro.

 

La storia di Ivano ha vinto il PREMIO PIEVE SAVERIO TUTINO nel 2016 ed  è stata pubblicata da Terre di mezzo nel 2017 in un volume dal titolo "Balilla blues". 

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