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Dipanando un lungo filo

Autore

Gabriella Zocca

Tempo di lettura

9 minuti

Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne 2024

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Battaglie di civiltà
Quando la Piccola ebbe un anno mi trasferii a Bologna, con i bambini. Mio marito veniva di tanto in tanto. Tentai la separazione, ma mi fu impedito. Meglio non dire da chi. Una delle tante violenze subite nella mia vita.

Ad un cero punto mi stancai di lavorare gratis e di essere alla completa mercè della gelosia di mio marito. Pertanto mi accinsi a cercare lavoro, ovviamente a Bologna perché e Crespellano imperversava una disoccupazione drammatica.
Ammetto di aver cercato l'aiuto dei Compagni di quando lavoravo alla SITA. Dopo malto penare fui assunta ai “servizi Trasporti" in economia della Provincia. 18 mesi di precariato, 6 anni fuori ruolo, posizione di qualifica la più bassa, paga misera. Ma era l'inizio della libertà. E’ il 1952.
Nonostante che il Direttore dell'Azienda fosse ancora quello assunto prima della Liberazione e perciò fascista, ed anche personalmente canaglia, io mi misi subito in contatto con il Sindacato e riuscii a coinvolgere in alcune azioni il gruppo più giovane dei dipendenti.
Fui avvertita di essere stata schedata presso la Questura: non era la prima volta, e non fu l'ultima, come dirò più avanti.
Mi accorgevo di essere "tenuta d'occhio": me ne stancai e feci una terribile scenata al Maresciallo dei Carabinieri di Crespellano: non mi accorsi più di nulla.
La mia attività, in quel periodo, era limitata in quanto ero pendolare: ogni sera tornavo a Crespellano, dove la Sorella di mio Marito accudiva il Bambino. Soorella amorevole come una Madre.
Nel 1956 nasce la mia piccola [...]
Quando la Piccola ebbe un anno mi trasferii a Bologna, con i bambini. Mio marito veniva di tanto in tanto. [...] Non appena fu possibile, considerato l'impegno fa miliare e l'assenza di ogni aiuto, ripresi l'attività politico-sindacale.
Premetto che, attraverso gli anni, molte volte mi fu offerto - ed alle volte tentato di imporre - di entrare negli apparati del Partito, ma sopratutto del sindacato, o altre Organizzazioni. Ho sempre detto NO! Davo tutta l'attività possibile, ma io volevo il mio lavoro.
L'ultima volta che ad un Congresso l'ho incontrato, il compagno Luciano Lama, mi ha detto che "mi ero comportata da vigliacca". Ma io non ho ripensamenti: di attività ne ho data forse di più di alcuni Dirigenti!

[…]

E' stato l'inizio della mia vera ribellione: ho deciso che cosi non poteva continuare: era il 1956. Avevo sentito parlare di una associazione che, ignorando ogni rischio penale, si interessava di diffonder la pianificazione familiare attraverso la CONTRACCEZIONE.

Ho detto che per ben due volte ero stata costretta a liberarmi di una gravidanza non accettata. Alla terza ho detto NO! ed è nata la Bambina, luce della mia vita. E' stato l'inizio della mia vera ribellione: ho deciso che cosi non poteva continuare: era il 1956. Avevo sentito parlare di una associazione che, ignorando ogni rischio penale, si interessava di diffonder la pianificazione familiare attraverso la CONTRACCEZIONE. Mi misi subito in contatto: era quel periodo che spesso, per la mia attività andavo a Roma. Alla prima occasione mi recai alla Sede dell'AIED, [...] accettai di organizzare una Sede a Bologna. Nel PCI si preferiva, diciamo così, ignorare questa attività perciò presi contatto con un gruppo di Ragazze Radicali (niente a che vedere con Pannella) e insieme organizzammo un piccolo consultorio.
Sotto la mia personale responsabilità, la casa del Popolo di Via Gianbologna ci affittò, per una spesa figurativa, un piccolo locale nel quale ricevevamo le tante donne che venivano a chiederci aiuto (ed anche ragazzine prive di appoggio familiare, stante i "tabù" sul sesso).  [...]
Furono anni un po' eroici, perchè tutto doveva svolgersi in semi-clandestinità: la propaganda anticonzionale era proebita ed era reato; le farmacie rifiutavano di fornirci dei prodotti necessari. Ovviamente eravamo sottoposti a vigilanza. Io per molti mesi ho avuto il telefono controllato e ricevevo richieste, di aiuto tranello da “amici” di  altre città:  penchè mi  tradissi, e  potere  così metterci  mei guai con la legge.
Noi cerchevamo di aiutare anche donne che ci chiedevano come fare per intervenire su gravidanze non desiderate: le miserie economiche o/e morali  che abbiamo  ascoltato non si possono neppur descrivere!
Questi interventi  a Bologna  non erano possibili: avevamo contatti esterni. Le donne con qualche mezzo le indirizzavamo in Svizzera o a Londra. [...]
Furono anni difficili, soddisfacenti, anche se il Consultorio si muoveva nella più assoluta indigenza economica.
Finalmente il famigerato articolo che vietava la propaganda e l'applicazione della contraccezione, sotto la spinta del movimento femminile, venne abolito.
Cessò la clandestinità per la contraccezione,  ma iniziò la battaglia per uscire dall'ABORTO CLANDESTINO.

Gabriella Zocca
L'AIED nazionale continuò le sue battaglie, specie la lotta all'aborto clandestino sotto la spinta dei movimenti femminili la lotta investì i Partiti. Sopratutto l’UDI.

Purtroppo a questo punto il modo di  operare del Consultorio cambiò: si introdusse tra noi una Associazione chiamata CISA, la quale la campagna per l' eliminazione dell'aborto clandestino la faceva strumentalmente, in modo spesso atroce, creando fattacci per propaganda, rischiando anche la vita di povere donne disperate. Io ritirai subito il mio nome dall''AIED e senza la mia responsabilità la Casa  del Popolo tolse il locale al Consultorio che, senza la mia presenza fu chiuso.
L'AIED nazionale continuò le sue battaglie, specie la lotta all'aborto clandestino sotto la spinta dei movimenti femminili la lotta investì i Partiti. Sopratutto l’UDI.
Per noi  era una battaglia di civiltà e asso importante per la liberazione della  donna, dalla  "vita  predestinata  alla maternità obbligata”, ma sopratutto, era la guerra al dramma feroce dell'aborto clandestino.
I Partiti erano piuttosto tiepidi in questo argomento, anche il PCI.. L'On Lodi e la compagna Seroni (responsabile femminile della Direzione del PCI) avevano preparato una bozza di legge che era stata accolta con freddezza dal movimento femminile interno che esitava a trovare il coraggio di esprimersi. Ma io, forte della mia indipendenza, non ebbi esitazioni, e in una numerosa assemblea pubblica per il lancio di quella proposta di legge, la contestai  articolo  per articolo, aiutando così un rifiuto interno che convinse il Partito a ritirare quella bozza di legge meschina.
Certo io la pagai cara: non mi fu più permesso di tenere riunioni a livello di Federazione; ma io ero troppo al l'interno del movimento perchè ciò potesse impedirmi,  comunque, di dare attività.
Il problema “aborto” investi il movimento femminile nel suo complesso, particolarmente  l'UDI.
L'UDI era un movimento importante e radicato profondamente tra le donne: mobilitava sulle piazze centinaia di migliaia di donne di tutti i ceti,  ben decise nelle loro rivendicazioni.
Chi può dimenticare le battaglie per:

- voto alle donne

- 1970: il divorzio

- 1974: vittoria sul referendum per il divorzio

- I975: diritto di famiglia (parità)

- 1978: maternità  assistita  e referendum  vinto  con il   68% (194)

- 1996: lo stupro da violazione della  morale è trasformato in "delitto contro la persona".

Queste le battaglie principali. Ma intorno ad esse il movimento delle donne - spesso unitario - mobilitava i Partiti, le Associazioni, il Sindacato, le Piazze, la società civile.
Alla testa del movimento c’erano donne meravigliose, semplici, capaci, amichevoli. Chi può dimenticare Rita Montagnana, Carla Capponi, Giglia Tedesco, la Borellini, e tante altre, ma sopratutto la grande NILDE JOTTT. Che io ho amata, con grande rispetto: era veramente una donna superiore. Io fui tra le migliaia di donne che fece cordata ed impedì al PCI di estrometterla dalla vita politica dopo la morte di Togliatti. L'ultima Sua lettera l'ho ricevuta quattro giorni dopo che era morta: ho pianto!

Come attiviste ci riunivamo a Roma, ed anche per molte manifestazioni in questa città. Ma non solo, anche in tutti i luoghi dove c'era un problema da risolvere. Ed a Roma che ho preso l'unico pugno al viso della mia vita.
Spesso io, robusta e molto energica, avevo compiti di vigilanza. Ma mai, neppure nelle epiche battaglie combattute contro gli assalti della tristemente nota "Celere'', mi era capitata di "prenderle".
Ad una manifestazione nazionale per la parità dei diritti sul lavoro e contro la disoccupazione femminile, in Piazza dell'Esedra, cercando di impedire che i manifestanti accettassero la provocazione di un gruppetto di fascisti, un pugno diretto a un compagno raggiunse il mio viso e finii lunga distesa in mezzo alla Piazza. Fuga dei provocatori, poca soddisfazione mia.

[…]

I Compagni erano sempre abbastanza premurosi e rispettosi, ma inutile aspettarsi delicatezze.
D'altra parte sapevano che non volevo previlegi: la donna che vuole previlegi non è "PARI". Ma quelle rose mi fecero piacere lo stesso.

Io ero da sempre l’unica donna. Anche nei Congressi Nazionali di Categoria da sempre e fino al 1974. Ho molti ricordi di queste occasioni, ma di un ricordo molto dolce voglio parlare. Al Congresso Nazionale Autoferrotranvieri del I96I ( o 1962) che fu svolto a Bari, i tranvieri di quella città, saputo della mia presenza, mi donarono, in assemblea, un grosso mazzo di rose rosse. Ho ancora la foto dove si vede chiaramente che sono emozionata.
I Compagni erano sempre abbastanza premurosi e rispettosi, ma inutile aspettarsi delicatezze.
D'altra parte sapevano che non volevo previlegi: la donna che vuole previlegi non è "PARI". Ma quelle rose mi fecero piacere lo stesso.

Gabriella Zocca davanti a un suo ritratto.
Gabriella Zocca davanti a un suo ritratto.