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Autore

Egizia Migliosi

Anno

1943 -1947

Luogo

Firenze

Tempo di lettura

10 minuti

[...] 18 anni

Ho tuttora l’impressione di trascinarmi esausta su per questa strada, che mi appare adesso meno disagiosa di prima.

19 anni - Cominciano a pesare in fretta gli anni belli della gioventù - Già uno se ne è passato da quando per la prima volta mi prese il ticchio di scrivere su questo giornalino le mie impressioni sulla vita che trascorrevo. Anno perso. Rileggendo le poche righe che scrissi in merito al commento sui i 18 anni che avevo finalmente raggiunto mi accorgo che tutte le speranze radiose e l’illusioni rosee non hanno seguito altra via all’infuori di quella turbinata da tristi avvenimenti e da gioie soppresse. Ho l’impressione di aver percorso in tutto questo tempo una strada lunghissima e stretta fiancheggiata da rudi alberi alti e scuri che impedivano ad ogni raggio di luce di penetrarvi e incastrati alla base entro una fitta siepe spinosa che a volte protendeva qualche ramo ferendomi al mio forzato cammino. Qualche salita mi dava la speranza di una prossima fine ma la scoscesa strada mi riempiva l’animo di disperazione che si rialleggeriva all’apparire di qualche sprazzo di luce. E con ciò mi rimettevo in cammino fiduciosa di raggiungere una buona meta. Ho tuttora l’impressione di trascinarmi esausta su per questa strada, che mi appare adesso meno disagiosa di prima. Ho la speranza di presto arrivare alla fine costituita da un gran piazzale luminoso che mi offra tutta la libertà di vivere sorridente e soddisfatta di aver raggiunto dopo tanti sacrifici qualche cosa meritata. E con cuore aperto mi faccia guardare con un senso di sollievo alla buca nera che aveva formata la strada percorsa in tanto tempo e piena di turbolenti ricordi. Ed allora sarà tanto bello vivere che tutte le tristezze passate passeranno nel vuoto e verranno da me a poco a poco dimenticate.

Avrò la gioia di arrivare a quel radioso piazzale e senza più avere disagioso cammino? L’augurio più bello è appunto quello di raggiungerlo presto senza insormontabili ostacoli che dileguerebbero la mia radicata speranza.

Il Signore sia sempre con noi.

 

Si è incominciato subito da stanotte con un continuo scoppio di mine che facevano saltare i ponti. Non si sa con precisione quali dei ponti siano stati fatti saltare, ma certo lo spavento del momento è stato grande, per l’effetto prodotto durante l’esplosione.

Credevo di poter fare un buon pranzo per la facilità di trovare la carne. Mentre invece ho salutato i miei 19 anni con un piatto di zuppa di fagioli. Proprio un giorno di carestia. Con la voce in giro che presto saremo stati in emergenza, la popolazione si è resa più atta per riasciugare il più possibile ogni sorta di alimentazione. In compenso però ho ricevuto da parte delle mie sorelle un bel ombrellino verde scuro che ha incontrato il mio vero desiderio. La giornata è trascorsa normale, incorniciata da un piccolo sfogo di gola con gelato, frappè e a casa con un pò di fritto di pomodori , fior di zucca e pere. La sera poi mi ha riportato nel sonno facendomi dimenticare ogni mestizia e sognare un po’ di mondo diverso - su cui rivivevo il bel tempo passato trascorso con la mia mammina. Anche ella mi ha regalato un suo sorriso - che mi ha resa tanto felice facendomi illudere nello stato in cui vivevo nel sogno - per poi farmi ridestare alla nuda e grigia realtà.

 

Un altro regalo arrivato un po’ in ritardo ma sempre ben accettato, mi è stato offerto dalla Ione. Un libro intitolato : L’anima di Anna Hadar. Sono rimasta molto soddisfatta perché mi piace avere libri ora specialmente che la nostra biblioteca è alquanto ridotta - e mi piace molto anche leggere.

 

3 Agosto

Siamo in stato di emergenza. Ci troviamo in una condizione della quale merita appuntarne i particolari per pensare un giorno lontano con maggior comprensione a questo triste tempo che stiamo attraversando. Prima di tutto è bene ricordare che sabato scorso fu il principio del così detto periodo nero. Venne emanato attraverso dei manifesti, l’ordine di sfollare tutte le strade adiacenti ai Lungarno e gran parte di altre interne alle medesime. Fra questo cerchio apparteneva anche la strada dove abita la famiglia Vanni, la quale costretta di lasciare la propria abitazione ha cercato rifugio in casa nostra. Noi siamo stati ben lieti di offrire loro ospitalità, perciò ci siamo arrangiati sistemandoci nel modo migliore per porre i letti un po’ in camera nostra, reparto femminile, e un po’ nel salottino insieme a papà - reparto maschile. Siamo diventati una famiglia composta da 14 elementi. La prima notte è trascorsa bene e abbastanza tranquilla. Al mattino la nostra vita in comune è cominciata nel fare numerosi viaggi per andare in cerca di un po’ di acqua perché già eravamo sprovvisti di acqua e di luce elettrica. La giornata è trascorsa così in un insieme di continua occupazione che non ci lasciavamo il tempo nemmeno di pensare ai nostri disagi. La sera le solite peripezie per la luce che ci costringeva e ci costringe tuttora, ad andare a letto presto e di rimirarsi solo al lume di luna che prepotente voleva penetrare nella nostra stanza dalle finestre aperte. Durante la nottata qualche detonazione più forte ci faceva svegliare di soprassalto facendoci rimanere come intontiti ma poi, il sonno ci ricoglieva subito. La mattina il nostro primo pensiero era quello di partire in cerca di viveri e di acqua e non mancavamo di ritornare a casa, nonostante le faticose code, portando qualcosa da mangiare. Fino ad ieri sera tutto è proceduto con la dovuta calma, fino cioè a quando dei manifesti attaccati ai muri non dichiaravano che dal quel momento la popolazione fiorentina si doveva ritirare nelle proprie case possibilmente nei piani più bassi, perché eravamo in stato di emergenza. Da ciò era facile capire che dei brutti momenti dovevano passare. Si è incominciato subito da stanotte con un continuo scoppio di mine che facevano saltare i ponti. Non si sa con precisione quali dei ponti siano stati fatti saltare, ma certo lo spavento del momento è stato grande, per l’effetto prodotto durante l’esplosione. Sembrava che la casa dovesse andar giù da come tremava, e poi muto al gran tonfo, ci siamo riempiti di spavento . Oggi è stato tutto calmo, solo ogni tanto qualche detonazione viene a farsi sentire , accompagnata dal rumore continuo della mitraglia. Mentre scrivo queste due righe ho un terribile mal di denti che cerco di sopportare al pensiero di dolori più terribili che ci sono al mondo e specialmente in questi momenti. Certo è che anche il dolore dei denti è terribile e faccio un grande sforzo per non farmi prendere dalla disperazione, in quanto poi non posso farci nulla perché non potendo uscire, non mi è permesso nemmeno di andare in cerca di qualche medicinale. Ora il tempo si è riannuvolato. C’è un cielo nero che fa paura, e rende la cosa nell’insieme più triste di quanto realmente è. Non siamo potuti uscire nemmeno per andare a prendere l’acqua. Ci troviamo così con poca acqua non sapendo fino a quando dovrà bastare. Non si capisce nemmeno se i tedeschi siano andati via, con la cosa che hanno fatto saltare i ponti, oppure facciano ancora resistenza, perché tutto è in silenzio e ogni tanto non sentiamo altro che i consueti scoppi coi quali ci abbiamo già fatto l’orecchio. Speriamo che presto si esca da questo cerchio di tristezza perché non potremmo resistere a lungo.

C’è pure qualcuno che ci assiste e ci da la forza di sopportare i più duri sacrifici a cui siamo sottoposti e che in questi momenti si presentano numerosi ed aspri.

Siamo tutti stanchi morti ed assonnati per la movimentata notte trascorsa ai piedi delle scale di casa nostra. Mi pare perfino impossibile ripensandoci di essere stati costretti a riposarci, adattandosi di un cuscino per mettersi a sedere e di una coperta per coprirsi, e di chiudere gli occhi per 5 minuti per poi tenerli aperti in ascolto delle assordanti cannonate che di seguito fischiavano sopra la nostra casa, terrorizzandoci indicibilmente. Anche adesso appare tutto di una tranquillità sorprendente , perciò mi sembra di aver fatto un brutto sogno, e mi lascio trasportare dalla fantasia nel mondo dell’illusione, ma ogni tanto dei rumori ben conosciuti d’incanto fulmineo mi riportano nel varco della fredda realtà, facendomi rabbrividire spaventata e oppressa della condizione in cui siamo. C’è pure qualcuno che ci assiste e ci da la forza di sopportare i più duri sacrifici a cui siamo sottoposti e che in questi momenti si presentano numerosi ed aspri. Era ben le 9 1/2 quando non sapendo cosa fare si ci appressava ad andare a letto e con la consueta buonanotte cominciavamo ad avviarsi nel paese dei sogni. Ma è bastato un colpo di cannone seguito da altri più vicini ed assordanti che produssero rottura di alcuni tegoli dei tetti vicini , per farci cambiare rotta, saltare in un attimo il letto e prendere l’istantanea decisione di scendere nell’entratura del portone sperando che si trattasse di una faccenda di pochi minuti. La battaglia invece continuava sempre più violenta, perciò decidemmo di rimanere giù. Non potendo certamente stare arrangiati come eravamo, Adolfo insieme ad altri tornarono in casa per prendere dei materassi e delle altre coperte. Per l’appunto c’era anche Margherita che non si sentiva troppo bene, perciò era tanta la nostra preoccupazione per tutto, che non eravamo capaci di addormentarsi. Solo per qualche minuto quando proprio la stanchezza ci prendeva tentavamo di chiudere gli occhi riuscendo a dormire di un sonno leggero. Addossati l’uno all’altro in posizioni alquanto scomode non sognavamo altro che la venuta del mattino per rimettere a posto i nostri arti indolenziti e stanchi. Verso le 5 poi , non sentendo più tanti colpi, e non riuscendo più a sopportare quella condizione, si cominciò a sfilare per tornare su nei nostri letti. Infatti 10 minuti dopo già tutto era stato rimesso in ordine e ognuno di noi riposava stanco e spossato nel proprio letto vinto da un sonno profondo che non venne turbato fino alle 10 suonate, ora in cui risvegliandoci ci pareva di aver sognato ripensando alla maratona della notte passata.