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Autore

Laura Nassi

Anno

-

Luogo

Arezzo/provincia

Tempo di lettura

4 minuti

Berlino 1961

Arrivata alla stazione di Berlino, fui colpita da una atmosfera soffocante, da volti indifferenti, seri dei passanti. Ciò mi fece subito capire che mi trovavo in una città dove i miei passi sarebbero stati da subito incerti.

Leggendo sul giornale un articolo che parlava del prossimo ventennale dalla caduta del Muro di Berlino, con sono tornata col pensiero indietro agli anni del mio primo soggiorno berlinese nel 1961, anno in cui fu costruito ii muro: piano piano, si sono presentate alla mi mente immagini lontane e sfuocate che, malgrado i miei sforzi, mi risultarono illeggibili, obbligandomi così a relegare quei vaghi flashbach in quell'angolo nascosto della mia memoria dove erano stati silenti per decenni. Ma ormai incuriosita e motivata a sapere il perché quelle immagini. erano state nascoste dalla mia mente ho forzato la memoria a ricercarle. Lentamente le immagini si sono fatte avanti, hanno finalmente preso forma, ed il racconto di quel periodo si è fatto udibile..
Avevo intrapreso il viaggio verso Berlino partendo da un porto inglese, (del quale non ricordo il nome ma) non troppo lontano da Londra, dove avevo soggiornato per un certo periodo. La prima immagine chiara di quel giorno fu una nave che navigava in un mare calmo e blu che all'orizzonte si univa al cielo più azzurro che ricordi. La nave che mi ospitava era diretta verso la costa tedesca non era molto grande e nonostante il mare eccezionalmente tranquillo, dopo un'ora, o poco più che mi trovavo a bordo, sono stata colpita da un terribile mal di mare che mi ha impedito di godere a pieno della traversata. Nei pochi momenti liberi dalla tortura della nausea, il mio pensiero andò più alla città che avevo appena lasciato che a quella dove ero diretta, non riuscendo ad immaginarmi un'altra vita a Berlino. La sera prima di partire ero andata a salutare una mia amica italiana che viveva nella casa della signora Travers, la famosa scrittrice di Mary Poppins, che però all'epoca non aveva ancora avuto il successo che poi le è stato riconosciuto con il delizioso film tratto dal suo libro. Di questa mia visita era rimasto indelebile il ricordo della casa, piccola ma articolata (il salotto, non troppo grande e molto luminoso con piante sempre verdi ovunque, ed alcune poltrone dalla tappezzeria fiorita) e la signora Travers in controluce, davanti ad una finestra aperta che, sorpresa di questo mio viaggio, all'epoca a dir poco avventuroso, mi augurava tu to il bene possibile. Dopo questa breve e malinconica visita raggiunsi la mia abitazione a piedi, attraversando una Londra poco affollata ed immersa nell’ombre della sera. Approdata in terra tedesca, salii sul treno diretto a Berlino. Ricordo che quando venne la polizia a controllare il mio biglietto, la paura mi attanagliò nel notare che la loro divisa non era cambiata ma era la stessa che avevano durante la guerra e che tanta paura aveva suscitato in tutta Europa, e mi chiesi stupita perché non l'avessero cambiata. La terra che attraversai era sotto il dominio dell'Unione Sovietica. Non ho grande memoria di come fosse il paesaggio, di certo con le case dai tetti spioventi a cui non prestai troppa attenzione perché ero presa a cercare di scoprire cosa di diverso potesse esserci in quel pezzo di Germania comandato dai comunisti, e fui quasi delusa di non trovarvi niente di particolarmente anomalo, di particolarmente brutto, o di particolarmente bello che mi potesse fare approvare o disapprovare tale regime. Al contrario, dalla mia fugace osservazione, come lo può essere quella del finestrino del treno (anche se non ancora in possesso dell'alta velocità e di conseguenza più panoramico), tutto mi apparve normalmente anonimo. Arrivata alla stazione di Berlino, fui colpita da una atmosfera soffocante, da volti indifferenti, seri dei passanti. Ciò mi fece subito capire che mi trovavo in una città dove i miei passi sarebbero stati da subito incerti.. La stazione di Bahnhof Zoo era l'unica stazione di Berlino Ovest. Ad attendermi nell'ufficio informazioni c'era la proprietaria della piccola pensione dove, nei successivi mesi, avrei lavorato e vissuto, La Signora Maria, così si chiamava, era una tipica donna tedesca, alta, robusta, imponente e ben proporzionata, aveva i capelli corti di un color castano chiaro, sulla cinquantina e nel complesso di aspetto piacevole.