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Autore

Laura Nassi

Anno

-

Luogo

Arezzo/provincia

Tempo di lettura

13 minuti

Berlino 1961

C'era la carenza di cibo, di lavoro, di strutture sanitarie, di scuole, e questo nuovo clima di tensione aveva creato in tutte le popolazioni, già provate e fragili, disperazione e la volontà rabbiosa di reagire a tanta miseria.

L'atteggiamento dei giovani berlinesi nei miei confronti, fu subito disteso e aperto, e ciò mi permise di allacciare molte amicizie, tutte tedesche perché oltre agli eserciti d'occupazione, io ero una delle poche straniere verso le quali non nutrivano nessun risentimento in quanto non ci consideravamo responsabili di quello che avevano fatto i nostri padri, e io mi sforzavo che il mio sentire avesse alcun sentimento negativo verso gli abitanti della nazione che mi ospitava. Berlino era un'isola circondata da quella terra germanica ormai sotto l'influenza dell'Unione Sovietica, condizione che si era venuta a creare subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Dopo l'invasione della Germania da parte dei russi e l'ultima battaglia per la conquista della capitale fra i tedeschi e russi, quest'ultimi furono gli invasori vittoriosi della città.  Durante la conferenza di Postdam decisero di dividere Berlino in quattro zone secondo il numero delle nazioni vincitrici. Agli Stati Uniti venne disegnata la parte sud- ovest della città, dove io abitavo, alla Gran Bretagna la parte ovest, alla Francia la parte nord- ovest, all'Unione Sovietica totalmente la parte est. Nel 1948, esattamente il 24 giugno, accadde che l'Urss bloccò i varchi d'accesso ai settori occidentali di Berlino, e venne staccata la rete elettrica lasciando al buio gli altri tre settori. La guerra era finita da soli tre anni e il gelo della Guerra Fredda fra L'unione Sovietica ed il Mondo occidentale da quel giorno incominciò ad essere sempre più incisiva.. La decisione dell'Urss causò profondo smarrimento, non solo negli abitanti della parte ovest di Berlino ma in tutta la città e la nazione, e il mondo ebbe davvero paura. Nel 1948 la Germania, e con lei tutta l'Europa erano ancora immersi nelle macere causate dai bombardamenti. C'era la carenza di cibo, di lavoro, di strutture sanitarie, di scuole, e questo nuovo clima di tensione aveva creato in tutte le popolazioni, già provate e fragili, disperazione e la volontà rabbiosa di reagire a tanta miseria. Le potenze occidentali, dopo qualche esitazione sul da farsi, scelsero di fornire alla popolazione berlinese di quello di cui aveva bisogno tramite un ponte aereo che distribuì provviste di prima necessità. Poi centinaia di aerei incominciarono a volare ancora una volta sul cielo di Berlino come durante la guerra, ma non per bombardarla e distruggerla, mettendo così fine al pericolo nazista, ma per fornirla di viveri, facendo la spola fra Berlino ovest e le altre città tedesche. Gli aerei Usa furono più numerosi di quelle delle altre due potenze vincitrici, Gran Bretagna e Francia, ma tutti i paesi liberi d'Europa parteciparono all'operazione ed il cielo di Berlino si popolò di piccoli paracadute che portavano ai berlinesi dell'ovest, cibo, carbone, carburante, pane e biscotti. Lo scopo della Urss era quello di occupare tutta Berlino, ma il progetto non si realizzo mai. La suddivisione calcolata di Berlino e della Germania era dovuta alla rabbia che le nazioni europee nutrivano contro la nazione tedesca per aver scatenato una guerra dalle sofferenze atroci, morti incalcolabili, dei compi di concentramene e la· distruzione seguitane, e il 12 maggio 1949 fu sancita la divisione della Germania e di Berlino in due blocchi di tendenza opposta. Nello stesso anno il 7 settembre acque la Repubblica Federale Tedesca. Il 26 maggio del 1952 fu sbarrato il confine con Berlino ovest: si poteva circolare in tutti i settori della città, ma i tedeschi di tutti i ceti in gran numero lasciarono la DD R per an are a far parte della Germania libera. Quando per la prima volta andai incontro alla città, i miei primi passi nel centro di Berlino Ovest, furono, diversi dai passi che avevo posato in altre città. Non furono curiosamente veloci per la brama di vedere, di conoscere, ma incerti e guardinghi, in quanto Berlino non era solo l'ex capitale della Germania ma anche del terribile Terzo Reich, la città di Hitler. Ma era anche una città divisa a metà, controllata da una parte dalle nazioni che avevano vinto la guerra, mentre dall'altra, cioè il cuore culturale dell'ex capitale era sotto il controllo dell'Unione Sovietica. Passeggiai per la prima volta nella Berlino ovest lungo il viale Kurfosandam fino al centro dove si trova la chiesa Gedachtniskieche, eretta 1891in piazza Breitscheid, e simbolo mutilato di quella parte della città. Li viale Kurfosandam mi sembrò grande e vuoto, con le sue larghe corsie e. i suoi nuovi palazzi che diffondevano un senso di gelo e inumanità, avendo. così pochi anni di storia, mentre alcuni edifici appartenenti ad un altro tempo, sembravano guardarsi sconsolati e tristi per aver perduto i vecchi vicini. Arrivata a piazza Breitschein, ammirai a lungo la torre mozzata del campanile della chiesa che emanava il fascino tipico dei superstiti Negli anni cinquanta, dopo accesi dibattiti su come procedere a proposito di quei ruderi illustri, fu deciso di lasciarli immutati quale simbolo evocativo del passato conflitto e come deterrente per frenare desideri di vendetta scatenando altre guerre. L'architetto Egon Eiermann, che optò per non distruggere quello che era rimasto della chiesa, vinse un concorso e costruì una nuova chiesa integrandola armoniosamente con il vecchio campanile mezzo diroccati dai bombardamenti, diventando il simbolo della Berlino Ovest. Non entrai mai a visitare la nuova chiesa, e stranamente non mi interessai del perché non fossi spinta come al mio solito dalla curiosità. Il mio lavoro proseguiva senza troppe difficoltà, anche il rapporto con i miei datori era piuttosto buono. li ritmo e l'andamento della vita dentro la piccola pensione erano ben scanditi dall'assegnazioni di mansioni precisi per ogni giorno della settimana. La prima colazione era compito della signora Maria, e consisteva semplicemente nel far bollire le uova, e versare l'acqua calda negli appositi bricchi, dove era già stata disposta la polvere di caffè solubile; io subentravo all'arrivo dei clienti, portando i in tavola il caffè insieme alle uova mentre il pane, il burro, e marmellata erano già stati messi sui tavoli. La cucina era il regno del signor Guglielmo che ogni lunedì mattina puntualmente preparava un grande tegame di gulag (molto simile al nostro spezzatino con qualche variante, la principale una forte quantità di cipolla) che poi veniva conservato in frigorifero da dovè ogni giorni della settimana, salvo rare eccezione, veniva tirato fuori perché Guglielmo ne prendesse la quantità sufficienti per. il pranzo che poi lo riscaldava accompagnandolo con le patate bollite. Era buono ma mangiato tutti i santi giorni della settimana tranne la domenica, giorno in cui non potevo godere della variante culinaria perché era il mio giorno libero, diventava sempre meno appetitoso. Anche per la cena non c'era un grande scelta; mangiavamo sempre i soliti affettati con i vari tipi di patè spalmati su fette di pane quasi sempre nero e birra che io non bevevo. Se questo menù in principio era gradito al mio palato italiano, con il passare del tempo crebbe in me il desiderio di mangiarmi un semplice uovo fritto, o una minestrina in brodo o un piatto di verdura. Mentre la possibilità di mangiare un qualsiasi piatto di pasta era praticamente inesistente; la fantasia della nostra tavola mi mancava.

Le città distrutte, i ponti saltati, le fabbriche chiuse, i campi devastati e i troppi cumuli di macere sparse in tutta Europa, non potevano provare pietà per la nazione che aveva provocato tutte quelle sanguinanti cicatrici ed occorreva molto tempo per cicatrizzarle.

Visto che lo scopo di andare a Berlino era quello d'imparare il tedesco, mi scrissi ad una scuola di lingua per stranieri che frequentavo due pomeriggi a settimana. Nella mia classe c'era una ragazza americana, sei egiziani, quattro ragazze e due ragazzi, un africano del Congo, ed atri tre marocchini, tutti studenti universitari e tutti studiavano medicina; erano all'estero grazie ad una borsa di studio, eccetto l'americana.  Feci solo amicizia con la ragazza americana, questo non per mia volontà ma per la riservatezza delle egiziane determinate a non avere rapporti con altri chè non fossero della loro stessa, nazionalità; così almeno mi fecero intendere. Ricevetti invece attenzioni da parte di un ragazzo egiziano, e non accettai i suoi inviti ad uscire con lui, ma lui continuò a corteggiarmi diventando sempre più insistente tanto che il professore, che si era accorto del suo comportamento insistente, lo richiamò all'ordine, e da quel giorno evitò perfino di salutarmi. li un ragazzo congolese, un giovane alto dal sorriso bianchissimi che contrastava con la sua belle tanto nera ctie più nera non poteva essere, si fermava spesso a parlare con me e Michela la ragazza americana. Era un ragazzo simpatici e un giorno anche lui m'invitò ad uscire, non accettai con una banale scusa, ma lui insisteva per sapere il perché e alla fine mi disse che non volevo uscire con lui perché era nero: cosl per dimostrargli che nonostante le sue infondate convinzioni, il suo colore di pelle non aveva per me nessuna importanza, e çhe non ero razzista, e per convincerlo, accettai di andare con lui a fare una passeggiata per la città. Ricordo che la sua scura e lucida pelle contrastava con la mia carnagione chiarissima, i miei capelli biondi e gli occhi celesti, colpiva i passanti che ci guardavano sorpresi. Dopo quella passeggiata riuscii a fargli capire che se non uscivo con lui non era per il colore della sua pelle ma perché avevo un ragazzo italiano che mi aspettava, il che non era vero , ma dopo un po' rinunciò ad invitarmi Nelle prime settimane della mia permanenza le mie uscite erano sempre limitate al Kurfurstendam la parte pi moderna che era stata in parte ricostruita dopo i bombardamenti. La Berlino storica si trovava oltre la porta di-Brandeburgo che guardavo dal viale e che avrei oltrepassato al più presto. Nel mio giorno libero, spesso pranzavo in dei ristoranti a buon mercato ma molto carini dove cucinavano, in tutte le salse, solo pollo il piatto che aveva più successo, almeno per me, era il pollo arrosto con patatine fritte che veniva rigorosamente mangiato con le mani. Spesso le mie passeggiate arrivavano non lontano dalla porta di Brandenburgo lungo il Tiergarten cercando d'indovinare come si svolgesse la vita al di là di quella porta. Credo che la divisione della Germania riei primi anni non causò troppa indignazione in Europa a causa del tanto dolore, delle tante troppe atroci morti causate dalla guerra, ed il ricordo dell'atroce paura che il regime nazista aveva provocato in tutta Europa. li dolore e la disperazione dei soprawissuti dai campi di concentramento. Le città distrutte, i ponti saltati, le fabbriche chiuse, i campi devastati e i troppi cumuli di macere sparse in tutta Europa, non potevano provare pietà per la nazione che aveva provocato tutte quelle sanguinanti cicatrici ed occorreva molto tempo per cicatrizzarle. Per tutto questo la divisione della Germania, sembrò una giusta punizione per il popolo te esco, che in gran numero e con entusiasmo aveva aderito al volere di Hitler di sottomettere gli stati Europei al loro macabro controllo. Ciò sembrò anche una giusta punizione in quanto l'Europa sofferente aveva paura che la Germania potesse un giorno riarmarsi e scatenare una terza guerra mondiale, e la divisione sembrò un deterrente contro un eventuale desiderio tedesco di riarmamento. In quanto a me, ero cresciuta in una famiglia di sinistra dove avevo sentito parlare con entusiasmo di come si viveva nella Russia di Stalin, dei diritti che i russi godevano. come la scuola gratuita per tutti, la sanità, la casa, il lavoro per tutti. La proprietà privata non esisteva, ma tutto era di tutti, e tutti avevano gli stessi diritti lo stesso tenore di vita. Queste mete che sembravano irraggiungibili per il mio paese, mi erano state esaltate sopra tutto da una mia zia, a me molto cara, che auspicava che arrivasse presto anche l'Italia uno come baffone, come veniva chiamato affettuosamente Stalin a causa dei suoi folti baffi. Mia zia anche durante il fascismo portava una spilla d'oro a forma di stella a cinque punte con rubini. Anche io pensavo che con l'evento al potere di un governo (democratico) comunista, avremmo potuto beneficiare di tutte quelle cose al momento mancanti. Quindi arrivata a Berlino la mia curiosità di sapere come realmente si vivesse in un paese a regime comunista era forte, anche se, in quella parte della Germania la popolazione non aveva scelto con una rivoluzione quel sistema come era accaduto in Russia, ma le era stato imposto dai vincitori russi, e da Mosca arrivavano gli ordini. Berlino Est era la parte storica della città dove c'erano i musei, l'altare di Pergamo, la cattedrale, il viale Under den Linden...il teatro dell'opera, i vecchi quartieri, compreso quello ebraico,ed era attraversata dallo Spree. Tutto questo rendeva la parte della città sotto il comando dell'Unione Sovietica la più interessante.