Autore
Corrado Di PompeoAnno
1943 -1944Luogo
Campobasso/provinciaTempo di lettura
5 minutiDiario dedicato alla mia dolce Antonietta

Tutte le sofferenze, le angosce, i sacrifici sono cancellati con un colpo di spugna. Si respira aria libera… Ma andiamo in ordine.
Dunque ieri nel pomeriggio s’intrecciavano le discussioni. Poi ci avvisarono che sotto casa nostra stavano dei Tedeschi. Infatti un carro armato si era appostato con la bocca del cannone in direzione del ponte della via Tuscolana e dei soldati con mitragliatrici si erano acquattati sotto casa nostra. Da loro sapemmo che gli Americani stavano a 2 chilometri da Roma. Ci sembrava impossibile poicché tutti credevamo che essi non avrebbero potuto spingersi tanto avanti in sì poco tempo. Dopo una mezz’ora andarono via. Poco dopo un gruppo di patrioti armati di fucile e con bracciale provenienti dalla stazione Tuscolana si fermò sotto casa nostra. Seguì una sparatoria ma nulla di grave. Fu una gioia indicibile. Qualche cosa stava per accadere poicché sapevo che i patrioti si sarebbero mossi solo al segnale convenuto. Intanto verso la via Appia si vedeva un gran movimento. Si sentì poi delle grida e uno sventolio di fazzoletti. Con canocchiale vedemmo due carri armati Americani. Era le 20 e 23. Per esprimere la nostra gioia e in particolare la mia non trovo parole adatte. Mi prese un fremito che mi durò parecchi minuti. Pensavo a te mia adorata, ai miei bambini. L’ora di rivedervi è vicina, l’ora di riabbracciarvi non può essere lontana, certo ci vorrà qualche giorno poicché le strade devono servire al fiume di automezzi che arrivano e bisogna rastrellare i piccoli gruppi di Tedeschi che gli Americani hanno lasciato dietro le spalle, ma quel giorno verrà. Ieri sera come mi ero ripromesso ho preso una mezza sbornia… Ero felice come non mai. I coinquilini si felicitavano con me. Tutti mi dicevano che ormai era giunta l’ora di rivederti. Poi li ho invitati a bere un bicchiere di vino che avevo conservato per questa occasione. La mancanza della luce non ci impedì di stare insieme sino alle due. Intanto l’interminabile colonna seguitava a passare tra gli evviva della folla che malgrado la notte alta, seguitava a stare lungo le strade.
Dopo qualche ora di sonno il rumore dei mezzi che arrivano mi sveglia. Vado sotto casa. Tutti sono sbalorditi per i grandi mezzi che ci passano sotto gli occhi: sembra un fiume in piena, senza contare che sulla via Casilina lo spettacolo è il medesimo. I soldati ci buttano sigarette e dolciumi. Non è decente quello che facciamo, ma la penuria di sigarette e la mancanza di caramelle dai negozi ormai da gran tempo, ci obbligano a raccogliere tutto. Oggi lunedì mangiai a casa di sor Virgilio Branchi. Mangiammo tagliatelle, carne e qualche altra cosetta, dunque un ottimo pranzo di questi tempi.
Mi sono messo già in giro per ottenere il permesso per allontanarmi da Roma, ma non ancora vi sono ordini.
Anche questa mattina (giovedì 8 maggio (!)) sono andato al comando di Polizia Militare ma con rincrescimento appresi, assieme alle molte migliaia di persone che affollavano l’ingresso del comando, che saranno date disposizioni entro 2 o 3 giorni. Credevo proprio di tornare da te per il giorno del tuo onomastico, invece ci debbo rinunciare a malincuore. Ci terrei proprio a stringerti fra le mie braccia in quel giorno anche per dar fine alla tua ansia che certo sarà spasmodica...ormai però e la fine. Anche l’apertura del “secondo fronte” ci fa ritenere che la Germania è prossima a piegare il ginocchio. I lutti e le distruzioni da essa causate dalla sua brutalità stanno per essere pagati. Sono nove mesi che assisto alla ferocia dei suoi soldati. Ormai tutti li odiano: ci hanno spogliati, ci hanno affamati ma forse Iddio non ha permesso di distruggere questa bella Roma, infatti la città è quasi intatta, solo un quartiere periferico ha assistito a lotta nella mattina del 4 scorso. E con ciò chiudo questo mio diario che ho iniziato per te e per te e con la certezza di riabbracciarti fra pochi giorni, lo chiudo. Ho scritto 227 pagine e in esse c’è tutta l’amarezza del tuo Corrado dolorante per la tua assenza di quasi nove mesi. Ora son certo resteranno soltanto pochi giorni. Voglia il buon Dio di non darmi altri dolori, ma che mi faccia, fra giorni, rivederti sana assieme ai miei figli che certamente troverò cresciuti. Tu non immagini in tutto questo tempo quale desiderio ardente mi tenne a te legato. Ti voglio troppo bene per non dirtelo e te lo dico anche perché so che il tuo per me è eguale. Queste pagine avrebbero potuto essere dieci volte tanto se avessi scritto ogni mio pensiero per te durante tutti i giorni ma sarebbe stato assai monotono, ti basti sapere che il mio pensiero ti è sempre stato in questo periodo, costantemente vicino come lo sarà in avvenire. Ora ti bacio teneramente con i miei piccoli e farò tutto il possibile per ottenere presto il permesso che mi darà via libera per venirti ad abbracciare.
Corrado