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Autore

Gabriella Zocca

Anno

-

Luogo

Bologna

Tempo di lettura

5 minuti

Dipanando un lungo filo

Avevo un po' paura,  ma il pane non poteva aspettare, occorreva proseguire. Ad un tratto mi si avvicina un giovane dall'aspetto poco rassicurante: mi prende per un braccio, mi fa sedere sul bordo del fosso, mi abbraccia, mi bacia....per fortuna sono talmente esterefatta che non mi oppongo.

Come sono stata coinvolta nella resistenza attiva?
1944, principio dell'autunno: da molti mesi la guerra infuriava sulle colline tra l'Emilia e la Toscana. In avvenire si parlerà delle grandi battaglie, dei grandi eroismi, ma ci sono tante piccole storie parallele importantissime quanto modeste, delle quali nessun libro parlerà mai. Come la mia e di quel piccolo gruppo della Fornace di Pragattto.
Neppure me ne accorsi di come avvenne che ne fui coinvolta. Babbo lo sapeva (e tremava per me), Mamma no: per la solita ragione "ragazza onesta in attesa di marito", non avrebbe approvato.
Ecco come successe: due-tre volte la settimana, di prima mattina, mi recavo a cuocere il pane al forno del paese (Crespellano). Dovevo passare, con due “sporte” molto pesanti per una stradina solitaria tra i campi limitata ai lati da due siepi alte, foltissime, a protezione dei campi. I contadini le tenevano molto curate a protezione dei loro frutteti.
Ai due lati il fosso come scoline..
Una mattina, mentre percorrevo la solita strada con il mio prezioso carico di pane da cuocere, mi resi conto che la strada era bloccata da presidi militari: verso Crespellano da fascisti, verso Pragatto da tedeschi. Forse un rastrellamento in previsione?
Avevo un po' paura,  ma il pane non poteva aspettare, occorreva proseguire. Ad un tratto mi si avvicina un giovane dall'aspetto poco rassicurante: mi prende per un braccio, mi fa sedere sul bordo del fosso, mi abbraccia, mi bacia....per fortuna sono talmente esterefatta che non mi oppongo.
Il giovane sconosciuto mi dice, pressapoco:
"Se mi prendono con questo pacco uccidono me e tutti coloro che abitano in queste case. Tu puoi passare: ma è l'unica possibilità che abbiamo. Ci ritroviamo sotto il muro del giardino dei Garagnani: c'è un buco nella siepe."
Mentre mi parlava mise un pacco sotto il mio povero pane, continuò a sbaciucchiarmi e carezzarmi per un po’ poi mi lasciò sparendo in un portone del Borgo.
Sculettando e civettando, con la rabbia nel cuore, affrontai il blocco fascista, facendo finta di aprire la sporta. I soldati avevano seguita la scena da lontano e accompagnarono il mio passaggio con lazzi, volgarità, ma passai...
Attraversai il paese, entrai nel giardino Garagnani per il buco e lì aspettai il giovane Partigiano. Da sotto le mie pagnotte uscirono: una mitraglietta, cartuccie e non sò che altro: io caddi a sedere sull'erba perchè mi si erano "mollate" le ginocchia.
Inutile dire che il mio bel pane era chè belle uscito di lievito.
Io ero solo una ragazzetta e per giunta una “smorfiosa cittadina", ma da quella volta fui considerata "affidabile"
Per un certo periodo potei tornare a casa, ma ad un certo punto dovetti nascondermi perchè ero stata segnalata: c'era il problema di non far correre rischi alla famiglia.

Uscivamo insieme, ma appena giunti sulla salita di San Savino ci separavamo: Orlando in giro per le vettovaglie, io verso Villa Orlandini dove, in una cantina accessibile dalla buca della legna, ci si trovava con un gruppo di staffette.

Al mattino io e mio Fratello (minore di 5 anni) con la scusa di andare a trovare dai contadini latte e uova per le bambine piccole, dopo una modesta colazione ( pane e latte) uscivamo insieme.
Avevamo trovato rifugio nel sottotetto di una stalla, pieno di spifferi, freddo gelido: il ghiaccio si formava anche sui lenzuoli del letto.
Uscivamo insieme, ma appena giunti sulla salita di San Savino ci separavamo: Orlando in giro per le vettovaglie, io verso Villa Orlandini dove, in una cantina accessibile dalla buca della legna, ci si trovava con un gruppo di staffette.
Poi al ritorno mi rincontravo con mio fratello, e ritornavamo a casa insieme. Mio fratello non parlò mai. Se non mi trovava all'appuntamento diceva ai Genitori "che mi ero fermata a dormire dalla mia amica dei Notari".
Dunque, attraverso la "buffa" della Villa Orlandini scendevo in cantina, dove ci si riuniva in un gruppo di 5/6 giovani e un adulto "il Capo" che chiamavamo "Balugani". Nel lo scantinato c'era una radio. Come funzionasse non l'ho mai chiesto, ma la distribuzione della corrente elettrica era sospesa da molti mesi. Eppure quella strana radio borbottava i suoi stranissimi messaggi e Radio Londra.

Qualcuno ci chiede perchè noi ragazzi ci eravamo lasciati coinvolgere dalla Resistenza, specie noi ragazze, così poco valutate anche se correvamo gli stessi pericoli dei ragazzi.
Non era soltanto per l'odio verso i fascisti e i tedeschi, e sarebbe stato sufficiente, ma nei momenti di sosta davamo corso a lunghe discussioni nelle quali sopratutto emergeva la certezza di un avvenire diverso, ancora vago nei suoi contorni, ma che prefigurava una società dove tutti uomini e donne sarebbero "dei veri compagni". Dove non ci sarà spazio per sorprusi, non ci sarà fame, ci sarà libertà per tutti, e parità per le donne.