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Autore

Magda Ceccarelli De Grada

Anno

1940 -1945

Luogo

San Gimignano (Siena)

Tempo di lettura

7 minuti

Giornale del tempo di guerra

Le braccia sono ancora calde dell’ultimo abbraccio, hanno lasciato gli aeroporti o gli scali di nottetempo, hanno forse lasciato qualche ora prima una donna.

12 Luglio 

Ho scritto ad Amalia Venanzi di venire qua da noi. Spero con tutta l’anima che accetterà l’invito. Sarà difficile indurla a lasciare la sua casa, quella vecchia lucida casa in via Principe Umberto coi lunghi corridoi stretti da cui si accede allo studio di Mario e al grande salotto con le poltrone di cuoio in faccia al camino.

Questa famiglia ha sopportato la sua disgrazia con fierezza e coraggio non comuni. Eppure è una famiglia borghese: idee e gusti ed anche certi pregiudizi sono borghesi, di quella buona borghesia milanese solida e dignitosa direi quarantottesca, che attraverso questi vent’anni cruciali ha fatto tanta strada. La ventata folle della finestra aperta da Mario ha spazzato via molta polvere. Quando la borghesia è di così alta statura è superiore al ceto intellettuale del quale poi a ragion veduta non si salva che una minima parte. 

[...]

 

12 Luglio 

Quando mio marito porta a casa un buon lavoro, come ne siamo felici! Oggi è tornato con la sua tela dipinta, fresca, geniale, persuasiva. Una parola nuova, una testimonianza che la sua tranquilla ma tenace e vigorosa vena non è morta.

Senza dirlo, mi disperavo di vederlo lavorare così fiaccamente. Forse il momento che passiamo, forse le continue apprensioni influiscono negativamente sul suo lavoro.

Ma oggi ha detto la sua parola che si riallaccia ad altre importanti già dette e a quelle che dirà domani.

Noi siamo ancora di quelli che ci rallegriamo per il buon lavoro più che per il buon guadagno che d’altronde è assai scarso, specie in questi ultimi anni. Non premi, non ordinazioni, non acquisti ufficiali. Ci scansano a poco a poco e noi non chiediamo nulla a nessuno. Fino a quando ci permetteranno di vivere?

[...]

 

14 Luglio 

Mi sveglio tante volte dì notte e penso, aiutata dalla voce del mare, che da qualche giorno è torbido e irato: mentre noi dormiamo le navi vanno, gli aeroplani vanno, nell’ombra tendono agguati o li scansano. Ogni rullo d’elica può avvicinarli alla morte, ogni colpo di stantuffo può inabissarli. Un guizzo, uno scoppio e si precipita; un fischio, un boato, un salto in aria e si affonda.

E ancora vite umane, colpevoli e innocenti, giovani vite, freschi volti di creature fatte per la gioia e l’amore soccombono, cessa il battito dei loro polsi. Le braccia sono ancora calde dell’ultimo abbraccio, hanno lasciato gli aeroporti o gli scali di nottetempo, hanno forse lasciato qualche ora prima una donna. Hanno indossato il vestito che sarà forse l’ultimo. Rombi di motori nelle nuvole, rotta silenziosa per ore ed ore. Il cervello stanco comanda alle mani rattrappite di gettare il carico micidiale.

Tutto questo non ha senso se non è per un fine ben alto e assoluto: la libertà vera dei popoli.

15 Luglio

Mi ha scritto AmaliaVenanzi. Sta in piedi, povero tronco senza rami. Andrà lei a trovare Mario al reclusorio per la prima volta. Non l’ha più visto dopo la condanna.

 

15 Luglio (sera)

Sono sempre curiosa di avvenimenti, di perché, di conclusioni, per cui mi dispiacerebbe sparire ora, in questo momento così intenso e non saper più nulla.

 

16 Luglio

Stasera nel cinema del Forte ho assistito a qualcosa di degradante, qualcosa che fa disperare di certi campioni della specie umana. Sfilava sulla tela il documentario della battaglia della Manica: stragi, distruzioni, rovine. Città prima tranquille ora sventrate, campagne fertili devastate, popolazioni innocenti, sbandate e terrorizzate. Sfilavano i profughi laceri, coi visi attoniti, donne straziate con un viso patito e fiero che volevano sottrarsi al documentario e ricacciavano le lacrime con una smorfia dolorosa. Il pubblico in generale fatto di bagnanti, si comportava discretamente. All’apparire di Leopoldo che firma l’armistizio, uno solo ha accennato un applauso e un altro l’ha zittito.

Sfilavano ancora stragi, cannoni, incendi, prigionieri. Si sentiva correre un brivido. È apparso un prigioniero francese sorretto da due compagni: un ferito, un grande ferito. Il sangue colava dalle bende. Gli stessi tedeschi stanchi, parevano vergognarsi di qualcosa.

Sulla faccia di quel ferito c’era tutto il dolore dell’umanità. Una iena dietro di me ha sghignazzato. Altri hanno riso. Dal principio del film gongolavano: «Vedi come son conciati», hanno detto. Noi siamo usciti in silenzio per non prenderli alla gola.

Siamo andati a passeggiare sotto la luna.

Mi domando: se questi individui sono nati così o è la propaganda che li avvelena Anni di schiavitù, di soprusi, di furberia, di licenza, li hanno ridotti a questo stato di bassezza. Come si può sperare di dar loro una coscienza? Questo è il popolo forte e crudele formato in venti anni. Vigliacco, si sottrae meglio che può alla lotta dalla quale spera solo benessere materiale e ricchezza dietro l’esempio dei capi che corrono all’orgia e all’imboscamento. Ho notato che i più accaniti fascisti sono tutti a casa e fra le vittime che ogni giorno formano i lunghi elenchi sui giornali, quanti decisamente contrari alla guerra, o riluttanti a dar la vita per una causa che ribadisce a fuoco le nostre catene!

25 anni fa l’umanità era migliore. Ricordo di aver assistito, in certe meravigliose giornate di giugno a sfilate di popolo per le vie del mio paese. Sul tramonto due ali convergenti si assiepavano sulla grande piazza. Oratori elettissimi dicevano le loro parole di libertà e di fede più o meno accese, più o meno contingenti.

Il popolo ascoltava silenzioso e attento poi si scioglieva in ordine e ognuno rientrava tranquillo nella sua casa. La cena dell’operaio s’illuminava di speranza. [...]

Comoda è la favola che ci si doveva accontentare delle riforme lente e che il fascismo è nato per gli eccessi del socialismo. Quando le sociali democrazie hanno visto che le riforme prendevano piede e divenivano per loro dura e minacciosa realtà e che tutto l’organismo del capitale era minato, allora si è creato il fascismo per sorreggerlo.

Questo sentirsi spostati in un mondo che di giorno in giorno diviene estraneo e nemico.

17 Luglio

Si era anche più semplici una volta, si discuteva meno. Si viveva, ci si lasciava vivere. Non c’era un problema per ogni atto quotidiano. Non ci si tormentava, non ci si torturava a vicenda. Quest’inquietudine degli spiriti è la risultante del nostro disagio morale, questo sentirsi spostati in un mondo che di giorno in giorno diviene estraneo e nemico.

 

Particolari dal diario di Magda Ceccarelli De Grada. Foto Luigi Burroni.
Particolari dal diario di Magda Ceccarelli De Grada. Foto Luigi Burroni.
Particolari dal diario di Magda Ceccarelli De Grada. Foto Luigi Burroni.
Particolari dal diario di Magda Ceccarelli De Grada. Foto Luigi Burroni.
Mgda Ceccarelli De Grada con la figlia.
Mgda Ceccarelli De Grada con la figlia.