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Autore

Magda Ceccarelli De Grada

Anno

1940 -1945

Luogo

San Gimignano (Siena)

Tempo di lettura

5 minuti

Giornale del tempo di guerra

sento la voce severa si mio padre che mi chiede conto di tante cose: il suo viso austero m’interroga e solo mi perdona per il grande amore che sente battere in me come un polso: come un flusso di vita inestinguibile.

7 Settembre
Sono a casa mia, da mia madre, nella vecchia casa paterna. Dopo un viaggio interminabile e lunghe soste in piccole stazioni fra un buio indescrivibile dove appena s’intravedono le gobbe dei poggi boscosi e i profili snelli delle torri, l’autobus ci ha portate al paese. Sono insieme a mia figlia. La sua gioventù agile e gaia mi aiuta a sopportare la malinconia dei ricordi.
Fantasmi di vivi e di morti mi vengono incontro. I vivi non li riconosco e questa è la tristezza più grande: aver tanto palpitato e sofferto per cose e persone che non ti dicono più niente. 

 

8 – 9 Settembre
Ed anche questo non è vero. Dopo tre giorni mi accorgo che se vivessi qui un po’ di più sarei ancora la stessa. Soffrirei come allora e salvo una maggiore serenità di prospettiva la mia anima appassionata, ha le sue radici profonde qui.
Le mie parenti, zie e cugine attempate sono come fossili che ritrovo allo stesso posto, un po’ più levigate e con minor peso; le mie nipotine sono come uccelli pieni di fantasia che non hanno mezzi per volare e che s’involgariscono, i miei fratelli hanno la vita dura per il lavoro e per la famiglia.
Solo mia madre resiste e vince. È una piccola vecchia vivace, col minuscolo viso rotondo, gli occhi scuri e brillanti un po’ arrossiti dalle veglie, il corpo smagrito perduto dentro i panni neri. Lavora come ha sempre lavorato per sé e per i nipoti, come una volta lavorava per i figli. Io mi sento, davanti a lei, miserabile ed oziosa, col mio peso di anni perduti o sofferti in sogni irraggiungibili. Vorrei inginocchiarmi davanti a lei, io superiore per intelligenza, per cultura e per esperienza; che cosa ho realizzato? Lei dal suo cantuccio nascosto del mondo ha tessuto una vita mirabile, io ho portato di qua e di là le mie inquietudini, e il mio lavoro è sempre stato inferiore alle mie possibilità.
Difetti ed errori dappertutto nella mia vita: solo una cosa è solida e vera, che essendo io la figlia di due creature così oneste e così alte ci dev’essere per forza in me qualcosa che trascende i mediocri risultati ottenuti.
Sempre ho la mania di giudicarmi senza pietà, ma mai come qui sento la voce severa si mio padre che mi chiede conto di tante cose: il suo viso austero m’interroga e solo mi perdona per il grande amore che sente battere in me come un polso: come un flusso di vita inestinguibile. 

[...] 


 

Così lo uccisero quel rosso gigante, lo atterrarono fra gli urli della sua donna. Pochi sanno il nome dell’uccisore. Mio fratello lo sa.

10 Settembre
Sono entrata stamani nella scuola di mia madre: i suoi bambini erano come un mazzo di fiori, con grembiulini candidi, tutti freschi e quasi tutti belli, disciplinati e svegli. Quella piccola donna si è aggiornata nei metodi moderni della scuola, ha creato qualcosa e l’ha migliorato di mano in mano che gli anni e gli acciacchi crescevano sulle sue spalle. Questo è meraviglioso.
Mi sono venute le lacrime agli occhi. Ora capisco perché non vuole abbandonare la scuola malgrado le nostre insistenze. È la sua vita e solo con la sua vita potrà finire. Sono orgogliosa di mia madre. 

 

11 Settembre
Ho saputo da mio fratello la verità sull’omicidio di Adamo Borri, un martire delle spedizioni punitive nell’anno 21. Egli fu ucciso con cinque colpi di rivoltella, in un mattino di maggio, mentre andava al lavoro dei campi con la sua donna. Gli vollero frugare nel tascapane pieno di cipolle, lui si ribellò, lo uccisero. Ma ora so che comunque, era decretato che qualcuno morisse.
Nella notte di terrore che precedette il delitto, fu fatta un’adunanza in casa di un capo fascista, tale F. M.
Fu stabilito che ci doveva essere un morto e fu scelto un certo Napoli, un disgraziato senza famiglia. (Erano clementi i nostri salvatori). Per un errore, Adamo Borri fu scambiato per lui. Proveniva dalla stessa strada, era anche lui un’opra alla terra. Così lo uccisero quel rosso gigante, lo atterrarono fra gli urli della sua donna. Pochi sanno il nome dell’uccisore. Mio fratello lo sa.
Egli è sereno e la sua serenità mi ha dato tanta forza.
Dice che così non può finire e aspetta. Lavora, legge, non frequenta che pochissimi. S’è ingolfato negli studi sul Risorgimento che sono la sua passione. Non è riuscito a migliorare la sua condizione, è povero mentre con la sua intelligenza avrebbe potuto muovere a qualunque conquista. C’è in lui l’apatia sognante della nostra razza, ma io non lo giudico. Hanno così pochi bisogni, così poche aspirazioni! Le grandi stanze della vecchia casa, malgrado l’arredamento dignitoso non nascondono la povertà della condizione che lui non fa nulla per migliorare. 

Il diario di Magda Ceccarelli De Grada, dettagli. Foto di Luigi Burroni.
Il diario di Magda Ceccarelli De Grada, dettagli. Foto di Luigi Burroni.
Il diario di Magda Ceccarelli De Grada, dettagli. Foto di Luigi Burroni.
Il diario di Magda Ceccarelli De Grada, dettagli. Foto di Luigi Burroni.