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Scheda di dettaglio

Autore
Nome cognome
Magda Ceccarelli De Grada
Data di nascita
1892
Sesso
f
Luogo di nascita
San Gimignano (SI)
Livello di scolarizzazione
Diploma scuola media superiore
Diario
Consistenza
pp. 246
Natura del testo
Dattiloscritto: 2 Originale dattiloscritto: 1
Tempo della scrittura
1940 -1945
Estremi cronologici
1892 - 1985
Provenienza geografica
San Gimignano (Siena)
Soggetti
Amore Antifascismo Arte Bombardamenti Borghesia Carceri Cinema Detenzione Donne Emarginazione Emozioni Famiglie Fascismo Guerra mondiale 1939-1945 Intellettuali Introspezione Lavoro Migrazione interna Musica Pittori Pittura Politica Radio Resistenza Teatro Viaggi
Parole chiave
Incomprensioni familiari Scrittura femminile
Crediti immagine di copertina
Magda Ceccarelli De Grada

Magda Ceccarelli De Grada

Giornale del tempo di guerra

Nel diario di Magda s’intrecciano la storia di una famiglia intellettuale nella Milano degli anni ’40, la storia della Guerra e quella della Liberazione.

Giornale del tempo di guerra
Magda Ceccarelli De Grada
Magda Ceccarelli De Grada letta da Paola Roscioli Premio Pieve 2010
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Sinossi

Attraverso una scrittura limpida, fatta di potenti folgorazioni poetiche e raffinate analisi politiche, Magda Ceccarelli offre una testimonianza d’eccezione sulla vita in tempo di guerra e sulla Liberazione di Milano. 
La sua posizione unica all'interno della società dell'epoca le permette di auscultare tanto i sussulti dell’alta borghesia (secondo le norme della quale vive) quanto quelli del proletariato (cui si sente appartenere). 

La convinzione politica, passione bruciante che la porta a sognare di combattere tra i Partigiani insieme al figlio, va di pari passo con l’amore per la famiglia e il desiderio di vivere insieme al marito, il pittore Raffaele De Grada, e i due figli, Raffaelino e Lidia, sempre uniti sotto lo stesso tetto. 
Magda è al contempo poetessa e casalinga, militante e madre di famiglia, intellettuale e vivandiera per la Resistenza.

La sua vita incrocia quella di intellettuali importanti quali Guttuso e Vittorini, famiglie altolocate e resistenti straordinari come Venanzi, Ingrao, Pontecorvo, Agostoni e Curiel, ma anche contadini affamati e donne di servizio fedeli e nemiche. 
E tra le sirene che annunciano l’inizio della guerra e la folla accalcata in Piazzale Loreto per assistere allo spettacolo “sconcio” dei cadaveri degli assassini, Magda matura una convinzione: “È bello vivere e soprattutto aver vissuto così. Aver portato un piccolo contributo, un sacrificio di lacrime e d’azione. Aver aiutato a vincere. Essere stati nel vero. Sempre, senza confusioni, senza incertezze, senza pentimenti. Aver visto chiaramente la strada e averla seguita. Essere stati onesti nella nostra fede.” 

 

La storia di Magda ha vinto il PREMIO PIEVE SAVERIO TUTINO nel 2010 ed  è stata pubblicata da Il Mulino nel 2011 in un volume dal titolo "Giornale del tempo di guerra, 12 giugno 1940 – 7 maggio 1945".

L’amore e la preoccupazione per il marito e i figli. La guerra, l’orrore del regime, il progressivo isolamento in un mondo che di giorno in giorno diventa estraneo e nemico.

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L’amore e l’orgoglio di appartenere alla famiglia d’origine – il padre, la madre, il fratello - ma anche la distanza (auto)critica verso la “povertà di una condizione” dalla quale Magda ha cercato di riscattarsi per superare quella che definisce “l’apatia sognante della nostra razza”.

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Il primo anno di guerra è trascorso, Magda affronta l’isolamento progressivo, la perdita degli amici borghesi e conformisti, le difficoltà della vita quotidiana, l’indifferenza di massa verso il regime, la riflessione sul fascismo come risposta del capitale all’avanzata proletaria, il dissenso e l’impegno politico, la speranza comunista, il rapporto simbiotico con il figlio, il pensiero di lasciare il marito per dedicarsi all’azione antifascista, il desiderio di essere un esempio.

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Pagine del diario distrutte per la perquisizione della polizia e l’arresto del figlio. Giorni di struggimento e paura per l’incolumità di Raffaelino fino al suo rilascio e alla felicità per la famiglia di nuovo riunita.

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L’insurrezione di Milano e la Liberazione nelle ultime pagine del diario che si conclude con la famiglia finalmente riunita nella propria casa con queste parole: “È bello aver vissuto, e soprattutto aver vissuto così … Essere stati onesti nella nostra fede. Lascio che i ragazzi bivacchino e mi addormento. È la prima notte di pace”

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