Autore
Luisa TAnno
1970 -1984Luogo
Frosinone/provinciaTempo di lettura
6 minutiI quaderni di Luisa, Diario di una resistenza casalinga
[...] Cara Maddalena mi offri gentilmente il tuo aiuto, cosa puoi fare a una persona che ha bruciato così la sua vita? E pensare che da sempre ho sognato amicizia, amore da dare, invece ho solo dato ai miei figli un padre così, e che geloso mi ha impedito anche a me di essere me stessa di fare la madre, hanno ragione di dire che il padre è più pazzo che sano ma neanche la madre non hanno tanto avuto questo perché mi preoccupava di salvare per loro un po’ di immagine del padre che io allora ci credevo un po’, a queste righe non riesco a trattenere le lacrime, che pazza buttar la mia dignità per la sua follia.
L’ultima goccia che mi fa trovare qui è stato il fatto che Nando non si è fatto aiutare a portare la legna dal Kivi come tutti gli anni, mi aveva detto che si faceva in giornata, appariva tranquillo che fece anche l’amore, quindi il mattino io ho cercato di organizzare presto quello di casa alle 8 e 30 stendevo i panni e poi andavo, invece lui già stava a casa con il carro pieno e lo scaricava (a Gennaio non c’è fretta di prendere la legna di potatura) e neppure gli serviva il carro, mi chiama urlando offendendo che non voglio fare nulla minacciando di non passarmi le spese di andare a lavorare se volevo mangiare, io calma gli rispondo (non importa se li tenesse i suoi soldi di fame non è mai morto nessuno) la mia voce bassa lo imbestialisce ancora di più mi getta il legname addosso mi dice di andarmene ma io resto finché il lavoro è finito, poi se ne va con la macchina io zappo i piselli e le solite cose, a pranzo torna e bevendo il vino, mangiando tranquillo dice mi ubriaco tanto sono ubriaco lo stesso a prima mattina.
Ricomincia la sera alle 11 dopo tranquillamente che ha cenato e visto il film, improvvisamente le stesse accuse, a me torna il peso di ogni pazienza della mattina che le sue urla le fa sentire al borgo, comunque raccolgo tutte le mie forze e calma gli dico di non provocarmi ancora con le menzogne ho i limiti di sopportazione, poi te ne penti. Mi dice che è lui troppo buono sempre perdonarmi quando torno, io a questo punto i nervi sono ceduti gli ho detto (che faccia tosta a rinnegare tutto a capovolgere la medaglia, a me non mi devi prendere in giro ma che gioco fai? a prendermi per tutto quello che sei tu? cosa vuoi? torturarmi per cacciarmi via? Ma sei tu che te ne vai a trovare la strada come liberarti di me c’è il divorzio, gli hai dato il voto, io no e non ti chiedo nulla, da sempre predichi il tuo disprezzo ti faccio saltare le cervella e ti diverti a fare il pazzo per farmi impazzire a me? Perché non ti hai trovato chi è migliore e lasciata in pace a me?)
 
Lui nel frattempo mi viene con le mani nel collo mi invita a stare zitta, ma non mi tocca come altre mille volte che mi ha fatto male seriamente, [certe volte] alla testa mi ha lasciato tracce serie, prende una sedia e la punta a rovescio verso di me, come già studiato a freddo di non compromettersi (sapeva benissimo che ora nessuno mi avrebbe fermata a denunciarlo,) ma spaventarmi a morte è la tattica che usa negli ultimi anni, minacce più pazze e immaginabili. 
Io prendo il cortellino sulla tavola quello per sbucciare la frutta per fargli capire che ero disposta a difendermi e con la speranza che si calmasse, invece continuando a insultarmi si è tirato nell’ingresso, io ho chiuso la porta con l’intenzione di passare la notte in cucina, però Nando tenta di sfondare la porta, allora terrorizzata (qualche Angelo mi indica la finestra) salto fuori con la tovaglia cerco disperatamente allontanarmi in campagna ma mi corre dietro veloce, io con ciabatte mi vedo mi vedo persa niente esiste per sparire da quel mostro, grido aiuto con tutto il fiato possibile, un miracolo grazie a Dio, Nando sparisce come un fulmine.
 
Questa è la mia disavventura di una notte di Gennaio, dormire per dire, all’aperto, molto particolare come esperienza aspettando il giorno nel ghiaccio, ho misurato le differenze e il peso delle paure, le differenze di sofferenza da quella fisica a quella psicologica, ho misurato la mia forza, ho capito che tutto si supera meno la vita con Nando, quella notte è stata per me più tranquilla di tante altre, alzavo gli occhi verso casa e mi sentivo fortunata ad essere fuori, con i piedi bagnati, cosciente di rischiare una brutta polmonite, però più dignitosa che morire in un attimo di follia con Nando anche se non fisica sicuramente peggio. Nando è così compressa la sua personalità imprevedibile ciò che gli può passare in testa, mi piacerebbe che un medico mi potrebbe spiegare almeno un po’ delle sue stranezze.
Cara Maddalena spero che riuscirai a leggere queste lettere, si un favore puoi farmelo, non gettare queste righe, ho faticato sette camice per ricostruire quella notte, sto male a tornare indietro nella mia vita, l’ho fatto per ricambiare la tua amicizia, così per risponderti mi sono trovata questa storia scritta non avrei immaginato di riuscirci, conservala magari può servire.
Luisa