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Autore

Maria Pia Lazo Hernandez

Anno

2022 -2022

Luogo

Perù

Tempo di lettura

5 minuti

La storia di una migrante

Ricordo anche le belle giornate insieme a lei, i viaggi, la sua pasta al sugo, tanti bei ricordi e ogni volta che ci penso mi manca tanto.

Mi chiamo Maria Pia, ho ventisei anni e sono nata in Perù. Sono cresciuta in una famiglia con tanti valori ma soprattutto tanto amore, ho vissuto una vita piena di felicità ma anche di tristezza e sofferenza. Mi ricordo ancora la prima volta per cui ho pianto, è stato quando ho perso mia bisnonna, lei era importante per me perché mi aveva cresciuta come sua figlia visto che mia mamma doveva lavorare tutti i giorni per portare il mangiare a casa. Ricordo anche le belle giornate insieme a lei, i viaggi, la sua pasta al sugo, tanti bei ricordi e ogni volta che ci penso mi manca tanto. Mia mamma, è stata una donna forte e coraggiosa che ha dovuto lavorare duro e sodo per non farci mancare niente a me e a mia sorella Diana, so bene tutte le volte che tornava a casa molto stanca e diceva che aveva dei dolori e così noi le facevamo dei massaggi sulle braccia perché in quei tempi lei andava a lavare i vestiti in diverse case e lo faceva a mano. Però non sempre era così, c’erano anche i giorni dove non c’era lavoro e ci toccava fare una croce in bocca cioè restare senza mangiare o magari mangiare solo un po’ di pasta o riso in bianco per avere qualcosa nello stomaco, per questo so bene cosa vuol dire non avere un pasto. Poi ricordo anche le volte che andavamo da mio zio Efrain, che per me è stato come un padre, nei miei ricordi da bambina ricordo quando lui mi dondolava perché non riuscivo a dormire e mi ha sempre chiamato figlia da quando sono nata e io l’ho sempre chiamato “papà” perché per me lui era mio padre. A casa mia, abitavamo mia mamma, mia sorella e mio zio Juan, lui era il miglior zio del mondo perché mi ha sempre coccolato e anche lui cercava sempre un lavoro per poter portare dei soldi a casa e non soffrire di fame ma a mancanza di lavoro ci dovevamo arrangiare. Però voglio dirvi che anche senza cibo a tavola, io ero felice sempre perché mia bisnonna diceva che quando hai Dio nella tua vita non sei mai povero. La mia vita è sempre stata così, ma nel bene e nel male non ci è mai mancato niente, perché qualcuno ci ha sempre dato una mano per poter andare avanti, come mio zio José. Lui è stato di grande aiuto, grazie a lui riuscivo a comprare tutti i materiali per andare a scuola, e poter essere sempre la numero uno, non è per vantarmi ma sono sempre stata brava con gli studi, ero tipo una secchiona.

Dopodiché è iniziata un’altra avventura, dopo due anni fatti all’istituto, un giorno mia zia Gisella, che lei già abitava qui, mi propone di venire in Italia.

Quando ho finito le superiori, mia mamma ha fatto di tutto per farmi andare all’università e poter studiare psicologia ma non sono stata ammessa, per me è stata una grande delusione perché anche se ero brava a scuola prima, all’università era già più dura. Dopo non ho potuto provare un’altra volta non perché non ero capace, ma perché in realtà ci volevano i soldi e io non mi volevo approfittare dei sacrifici di mia madre. Così ho preso l’iniziativa di cercare lavoro, ho lavorato come babysitter, ho fatto anche la professoressa dei bambini piccoli e poi ho trovato un lavoro diverso, l’accettazione dei clienti in palestra dove almeno riuscivo a prendere uno stipendio fisso e così ho iniziato a studiare per diventare traduttrice in un istituto privato; devo essere sincera era dura lavorare per studiare perché non potevo spendere per altre cose. Ho fatto due anni in quell’istituto ed è lì che ho conosciuto le mie migliore amiche Hellen e Crysthel, loro sono sempre state pronte a darmi una mano e ancora adesso ci sentiamo sui social anche se siamo lontane. Dopodiché è iniziata un’altra avventura, dopo due anni fatti all’istituto, un giorno mia zia Gisella, che lei già abitava qui, mi propone di venire in Italia. Ma dovete sapere una cosa, io non ho detto: “Zia ci penserò su, dammi del tempo”, invece ho pensato a un futuro migliore per la mia famiglia e ho detto subito di sì, non posso negare che era un sì con paura perché non sapevo nulla dell’Italia, non sapevo l’idioma, non conoscevo niente però mi confortava sapere che almeno avevo una famiglia dove arrivare. Mia mamma dopo che ha saputo la mia decisione di partire, non mi ha fatto nessun problema, l’unica cosa che mi ha detto che ricordo ancora: “Se un giorno senti che non è il posto giusto per te, puoi sempre ritornare a casa ti aspetterò a braccia aperte”. Invece mio zio mi ha detto “Non puoi mollare tutto per andare in un altro Paese di cui non sai niente”, ma io ero convinta di volerlo fare. E così era arrivato il momento, ero in aeroporto pronta per la mia partenza e quando ci dovevamo salutare, mi salutavano tutti ma mia madre se n’è andata a guardare le vetrine fuori dei negozi e così non vederla piangere. Poi quando dovevo entrare per il controllo, è venuta e mi ha abbracciato e solo ha detto: “Stai attenta, chiamami quando arrivi”.