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Un imbecille, un rinoceronte, stupido anche più di questo stupidissimo animale, ma che possedeva qualche migliajo di fiorini, giunse a Trieste alcuni giorni prima della nostra partenza cercando imbarco con l’impiego dei suoi fiorini e lo trovò. Era costui certo Matcovich

Trieste

Luglio

Giunti a Trieste sperava che il nostro soggiorno si sarebbe prolungato sino al termine della quarantena, ma il nostro principale che aveva già noleggiato il bastimento da qui per Smirne dove si avrebbe preso un carico per Amburgo, sollecitò tanto lo scarico e la caricazione dei pochi colli di mercanzia che teneva in pronto per Smirne, che non eravamo ancor giunti alla metà della quarantena suddetta, quando ci trovammo già pronti per la partenza.

Questa però venne ritardata da un manifestatosi bisogno di far qualche piccola riparazione al corpo del bastimento prima di riprendere il mare.

La salute del capitano Goicovich che da qualche mese andava sensibilmente indebolendosi si alterò per modo che dovette dichiarare trovarsi nell’impossibilità di ripartire sino a che non si fosse ristabilito in salute.

Il dolore di vederlo soffrire, dolore sincerissimo, e nato dalla riconoscenza ch’io gli professava per il modo quasi paterno con cui m’aveva sempre trattato, veniva pure mitigato dalla prospettiva che sarei partito da Trieste qual Capitano sostituto, mentre egli ne aveva già fatto parola all’armatore.

Il bastimento apparteneva per metà al Capitano e quindi egli aveva tutt’il diritto di proporre a sostituirlo nel comando del bastimento persona di sua confidenza. Il comproprietario accettò la proposizione ed il capitano Goicovich dopo avermi fatto tutte quelle raccomandazioni che credeva necessarie, venne trasportato in una stanza del Lazzaretto.

Terminata la riattazione a cui era stato sottoposto il corpo del bastimento, già si stava per ricevere le nostre spedizioni e già io mi sentiva lieto pensando che avrei abbandonato Trieste qual comandante dell’Astrologo, ciocchè valeva a consolarmi di dover ripartire senza aver riveduta la mia famiglia, allorquando tutt’ad un tratto svanirono le mie belle speranze e ricaddi di bel nuovo nel fondo da dove mi era innalzato.

Un imbecille, un rinoceronte, stupido anche più di questo stupidissimo animale, ma che possedeva qualche migliajo di fiorini, giunse a Trieste alcuni giorni prima della nostra partenza cercando imbarco con l’impiego dei suoi fiorini e lo trovò. Era costui certo Matcovich, uno dei tanti Capitani illetterati che contava ancora la marina austriaca e che aveva ottenuto la sua patente allorquando questa si dava a chi ne faceva ricerca, senza che venisse sottoposto ai rigorosi esami che ora si praticano.

Comandava egli un piccolo bastimento che aveva perduto sull’isola di Cefalonia, giunse dopo il naufragio a Trieste ed accomodate le cose sue con lo Stabilimento di assicurazioni, si trovò in possesso come dissi, di alcune migliaja di fiorini. Saputa la malattia del povero Goicovich, malattia che di giorno in giorno si faceva più seria, si recò dal Signor Kuequich, che così chiamavasi il nostro armatore, e depose nelle sue mani la somma che possedeva a patto che lo sostituisse nel comando dell’Astrologo, comando ch’egli avrebbe definitivamente ottenuto sott’entrando qual comproprietario della metà del bastimento nel caso che Goicovich venisse a morire.

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Le pagine del diario di Luca Pellegrini fotografate da Luigi Burroni
Fosse effetto della disposizione morale in cui mi trovava o fosse presentimento di quei tristi avvenimenti ai quali andavo incontro; fatto sta ch’io abbandonai questa volta Trieste assai di mal animo.

Il signor Kuequich benché ricchissimo e forse perciò appunto sempre avido di guadagnar danaro, non volle lasciarsi scappar di mano quello che Matcovich gli offriva, e d’altronde procurarsi la sicurezza di aver pronto chi comperava la metà del bastimento appartenente al Goicovich nel caso che egli od i suoi eredi reclamassero più tardi il valore di questa metà.

Non curandosi gran fatto né delle promesse sue né delle raccomandazioni di Goicovich né del sicuro biasimo che la sua condotta a mio riguardo gli avrebbe tirato addosso, venne il Signor Kuequich senza preamboli ad annunziarmi il cambiamento di disposizioni circa il comando del bastimento, allegando per scusa di quest’atto d’ingiustizia la circostanza che il capitano Matcovich era suo congiunto.

Accortosi della sensazione dolorosissima che questo cambiamento di disposizione aveva in me suscitato, cercò di mitigarla col prodigarmi parole lusinghiere dicendomi anche che essendo il Capitano illetterato e non possedendo egli che scarse cognizioni pratiche, il comando del bastimento restava di fatto affidato alla mia capacità ed esperienza.

Il birbone! Sapeva che io nella speranza, anzi nella sicurezza di abbandonare Trieste qual Comandante dell’Astrologo, avendo disposto dei miei piccoli risparmi, mi trovavo nell’impossibilità di abbandonare il mio impiego e quindi dovetti di necessità far virtù ed inghiottire la pil lola per quanto amara essa si fosse.

Questa perduta speranza mi provò di bel nuovo che ad ogni passo che avvanzo trovava la mia carriera sempre più ingombra di tronchi e di spine.

Erano già otto anni che sosteneva volonteroso ed intrepido i pericoli, gli stenti, le privazioni senza nome e senza fine che sono conseguenza inevitabile della professione a cui mi son dato, ma era sempre sostenuto dalla speranza di veder un giorno migliorata la mia posizione. Questo giorno pareva ormai giunto e non fu che illusione; la mia speranza venne soffocata e rimandata la possibilità di un miglioramento ad epoca chi sà quanto lontana! Non è quindi sorprendente se condannato di bel nuovo a guada gnarmi cogl’istessi stenti, colle stesse fatiche, per un lungo avvenire il mio duro pezzo di pane, sentii al momento di lasciar questa volta Trieste intiepidirsi quell’ardore che mi animava quando ricco d’illusioni e di speranze, otto anni prima, mi gettai in braccio a Nettuno.

Fosse effetto della disposizione morale in cui mi trovava o fosse presentimento di quei tristi avvenimenti ai quali andavo incontro; fatto sta ch’io abbandonai questa volta Trieste assai di mal animo.