Autore
Lireta KatiajAnno
2011Luogo
AlbaniaTempo di lettura
7 minutiLireta non cede
L’interruzione dei miei studi
 
A pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico successivo, mio padre, dispiaciuto, mi disse: “Ho preso una decisione dovuta alla situazione pericolosa del momento. I tuoi studi finiscono qui. Purtroppo per andare a scuola ti devi spostare con il pullman e durante il tragitto ti possono rapire i ribelli. Tu sai, quante ragazze giovani come te, spariscono ogni giorno. Io non voglio perderti, sò quanto è importante per te studiare, ma è per il tuo bene. Scoppiai a piangere. Studiare per me era la cosa più bella del mondo e ormai ero affezionata  all’idea di diventare qualcuno e non solo, continuare gli studi significava anche fuggire dal tranello del “Matrimonio Combinato”. Mi sentivo a pezzi, i miei genitori mi avevano spezzato le gambe un’altra volta. Neanche hanno cercato una soluzione. Il silenzio da parte di mia madre mi aveva fatto molto male, pensavo che almeno lei, per una volta mi avrebbe aiutato, ma come sempre era assente. Iniziò la guerra tra me e i miei genitori. Li odiavo. Erano autorizzati a rovinare i miei sogni. La nostra situazione familiare degenerò. Era arrivato il momento di fare sul serio. Volevano la guerra? E guerra sia!
La caduta del regime in Albania
 
Anni da dimenticare! Dopo la caduta del regime negli anni 80 la gente è fuggita dall’Albania clandestinamente, rifugiandosi nei paesi confinanti, soprattutto in Italia e Grecia. Per la prima volta il popolo albanese poteva lasciare il proprio paese. Dopo quarantacinque anni all’oscuro di tutto, isolato dal resto del mondo e tutto di un tratto, il popolo era ovunque. Le persone erano come degli animali tenuti sempre legati.  Appena liberati scappano dappertutto, senza una meta da seguire e possono anche mordere. Per la prima volta il resto del mondo assiste alla tragedia. 
Le immagini trasmesse dai notiziari esteri, mostravano la ferocità della gente che rubava, violentava, disturbava, spacciava e sparava. Non tutti, ovvio, ma la maggioranza, sì!
La conoscenza con Eduard
 
Grazie alla sua debolezza ( alcool – raki), mio padre portava a casa tante persone, tra cui un uomo, Eduard, trentacinque anni, un tipo pericoloso, carino fisicamente, ma bruttissimo in viso. Mi resi conto subito le sue intenzioni nei miei confronti, diventare grande amico di mio padre non era difficile per niente, bastava offrirgli sempre la grappa e poi il gioco era fatto…
Percepivo molta negatività in Eduard, all’inizio tenevo tra me e lui una certa distanza, poi mi sono detta, lui è la persona giusta da usare per vendicarmi contro la volontà della mia famiglia.  Con lui potevo uscire quando lo desideravo, bastava solo chiedere. A sorpresa, un pomeriggio, dissi a mio padre se potevo uscire con Eduard, per fare un giro in macchina, spinta dalla curiosità  di visitare una spiaggia stupenda, non molto lontano da casa. Eduard, letteralmente “ sbalordito” dalle mie avance, accettò l’invito…
Finalmente arrivammo in una spiaggia spettacolare, da perdere il fiato completamente, quel colore smeraldo dell’acqua ha fatto miracoli per il mio stato d’animo. Ero pronta a parlare con lui e con il sorriso, gli dissi: “ Tutto quello che ti dirò scommetto che è l’opposto di tutto quello che pensi tu “. Eduard scoppia a ridere, dicendomi: “ Come fai a sapere quello che penso io, mi leggi nella mente? Parla, sono tutto orecchie”. Gli ho detto che ero in cerca di un “Amico Bastardo”, intelligente, furbo come lui e che non aveva problemi a fare doppia faccia e manipolare le persone, come aveva fatto con mio padre. “ Non ho ragione? Ti ho detto tutto l’opposto di ciò che pensavi tu, vero?” Eduard mi disse: “Verissimo, ed io che ero convinto che ti piacessi, ma mi sbagliavo, comunque, per quanto riguarda la tua proposta, accetto, per qualsiasi cosa, puoi contare su di me anche se non ho ancora capito cosa devo fare”…
Rispettandomi, attirava la mia attenzione, aveva capito bene che dipendeva da me se fare o no il primo passo, per rendere concreta la nostra finta storia d’amore. Eduard ha sempre saputo che non mi potevo innamorare di un tipo come lui, ma sapeva che gli volevo bene. Una sera d’estate gli chiedo di portarmi di nuovo in quella spiaggia bellissima dove tutto è iniziato, dicendogli che avevo bisogno di parlare seriamente con lui e decidere il futuro di noi due. Lui agitato, mi disse : “ Mi vuoi lasciare? Non ti servo più?”
Gli dico di stare calmo, non lo volevo lasciare, ma nemmeno sposare. Desideravo semplicemente iniziare una relazione d’amore reale ma senza impegni seri. Lui strafelice della mia decisione, mi prende in braccio girando su se stesso, gridando: “Ti Amo”. In pratica abbiamo smesso di recitare. Stavamo bene insieme e ci divertivamo di più…
Eduard era sposato con due figli. Come trovava il tempo di stare con me sempre Impressionante! Il giorno stesso parlai con lui per interrompere qualsiasi tipo di rapporto e dicendogli che era un mostro, ma non con me, con la sua famiglia. Gli dissi di lasciarmi in pace e che non avevo più voglia di vederlo. Mi seguiva dappertutto, mi voleva a tutti i costi, dicendomi che era pronto a lasciare la sua famiglia per stare con me, ma non m’importava più niente di lui.
Finalmente finisce tutto. Per un paio di mesi mi sono sentita rinata. Sapevo di non avere futuro insieme a lui, prima o poi dovevo allontanarlo a tutti i costi, solo che non sapevo come.  Eduard era un uomo di parola, aveva minacciato mio padre, non dovevo abbassare la guardia, più lui non si faceva vedere in giro, più ero preoccupata io. Significava che stava tramando qualcosa alle mie spalle, conoscevo bene il suo lato vigliacco, ero certa che in qualche modo mi avrebbe danneggiato. Non dormivo più. Quando uscivo avevo l’ansia e il terrore, mi portavo sempre qualcuno con me e tenevo gli occhi ben aperti in tutte le direzioni. Non potevo confessare ai miei famigliari tutta la paura che avevo dentro, loro non sapevano nulla della sua professione, dei suoi affari sporchi, perciò, erano abbastanza tranquilli. Erano consapevoli che la mia reputazione era bruciata e per l’opinione pubblica significava una cosa sola: “Se quella ragazza si sposerà un giorno, sarà con un uomo vedovo o divorziato con figli.” Non potevano venire persone a chiedere la mia mano, avevo una macchia e, automaticamente, anche la mia famiglia.