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Autore

Mouhamadou Lamine Dia

Anno

2019

Luogo

Senegal

Tempo di lettura

5 minuti

Pourquoi? Pourquoi? Chi lo ha detto? Dove sta scritto?

Ero sull’aereo diretto a Bordeaux con in mano una piccola valigia e un libro di Rousseau (Il contratto sociale) accanto a me era seduta una signora sulla sessantina ben vestita.

Era un venerdì grigio d’ottobre, dopo cena salutai la nonna le chiesi di pregare per me che me ne stavo andando in Francia e nemmeno lei ci credette. Ero identico al mio papà amavo scherzare e anche quella volta pensava che scherzassi. Mi chiese di salutare lo zio e tutta la famiglia in Francia. Me ne stavo andando in Francia con il passaporto scaduto. Avevo paura ma era un’occasione per denunciare il mio disaccordo sia alle autorità senegalesi sia quelle francesi. Fatto sta che pagando di qua e di là sono riuscito a farmi imbarcare. Ero sull’aereo diretto a Bordeaux con in mano una piccola valigia e un libro di Rousseau (Il contratto sociale) accanto a me era seduta una signora sulla sessantina ben vestita. Di solito sono molto tranquillo ma quel giorno non lo ero per nulla. Io nero come l’ebano e in mano il passaporto di un mulatto. Ero agitato e se ne accorse Amelie la mia compagna di viaggio senza la quale non sarei riuscito ad entrare. Abbiamo chiacchierato tutto il viaggio di filosofia e letteratura africana. Era molto curiosa e tutte le domande che mi faceva sulla letteratura africana mi fecero dimenticare che stavo commettendo un reato che non ritenevo tale. Era il suo primo viaggio in Africa era molto contenta e soddisfatta di quello che aveva appena vissuto. Aveva comprato molte cose djembe, maschere, collane. Mancava mezzora, stavamo arrivando a Bordeaux ed ero molto agitato, lei se ne accorse e mi chiese se tutto andava bene. Risposi si, l’atterraggio mi faceva sempre questo effetto. Ormai siamo nell’aeroporto, non c’erano molte persone e io ho seguito gli insegnamenti della nonna: Tratta tutte le persone che hanno l’età della tua mamma come se fossero la tua mamma. Aveva troppe cose oltre alla sua valigia a mano riempita di tutto, aveva anche il suo djembe che pesava, mi offrii di darle una mano dimenticando della mia situazione. Fai del bene e tutto ritorna, diceva la nonna. Ormai mancavano tre persone e toccava a noi passare al controllo. Nel mio zaino c’era il “mio” passaporto e biglietto, io avevo oltre alla mia valigia anche il suo djembe, toccava a lei ma mi chiese il passaporto, all’inizio non volevo metterla nei guai ma poi ha insistito di fronte ai poliziotti che ci guardavano, le diedi il mio passaporto.

Ma con il passato non si annaffiano i fiori ed oggi abbiamo bisogno di fiori per colorare la nostra vita. Diceva la nonna.

Come per miracolo hanno controllato il suo e il mio lo hanno appena guardato. Bon retour, avevo appena passato i controlli senza accorgermene. Sono entrato in Francia con l’aereo e senza visto. Eh si, Jean non stavo delirando, sono entrato non come i francesi entrano in Senegal ma quasi, solo molto più agitato e commettendo un reato. Tutta la tensione del viaggio mi costò una settimana in cui stavo malissimo: Mal di testa e vomito. Lo zio ancora adesso mi ripete “sei pazzo”. No, non ero pazzo, ne avevo piene le scatole di subire, non volevo né potevo essere immobile. La mia non è un’immigrazione economica, tantomeno chissà che altra cosa. La mia è una scelta che ho fatto quando mi sentii detto che i francesi potevano venire quando volevano in Senegal e io non potevo entrare in Francia quando volevo mi sembrava una cosa ingiusta e poco coerente visto la storia che la stessa Francia ha avuto che ha ancora con il Senegal. Ma con il passato non si annaffiano i fiori ed oggi abbiamo bisogno di fiori per colorare la nostra vita. Diceva la nonna.

Magari è un’autodenuncia ma ne sono cosi orgoglioso che andrei in carcere con molto fierezza. L’ho già dichiarato alle autorità francesi perché non ho avvertito in alcun istante di fare una cosa irregolare: Sono entrato in Francia con il passaporto scaduto di mio cugino Jean. Questa era una cosa che dovevo compiere, era l’unico modo che pensai allora per poter denunciare e soprattutto non subire una cosa enormemente ingiusta: su la base di cosa alcuni abitanti del mondo possono muoversi liberamente ed altri debbano chiedere il visto? Chi perfino rischiare la vita per un futuro migliore?