Autore
Onelio PisaniAnno
2006Luogo
Arezzo/provinciaTempo di lettura
4 minutiQuei ragazzi del vicolo "antiche prigioni" - Una gioventù perduta
Ho notato che il passato viene ricordato dalle persone anziane con facilità, riscontrata anche nei particolari incolori della nostra esistenza. Mi piace meditare spesso, anche fatti ripescati in un periodo, più o meno interessante, o tragico, della mia esistenza. Ci vennero tarpati gli anni verdi della vita, e un futuro tragico ci aspettava senza pensare alle possibilità di risolvere i problemi, che avremmo dovuto superare nel momento più grave e così ci sarebbe stato l'avvenire profondamente incerto, e incerto, poi il nostro futuro. Ricordo ancora episodi tragici, tanto da pensare cosa ne sarebbe stato di noi. Ora meditando ricordo me stesso da vicino e ricordo tante persone, che sparirono, che mi furono compagni nel nostro destino, e altri, che mi vollero aiutare, dandomi la possibilità di tornare a rivedere la mia famiglia e, purtroppo, rivedere il mio paese distrutto al quale mi senti più affezionato e lo amai ancora di più, sentendomi figlio, senza più lasciarlo. Assistemmo all'invasione della Patria calpestata da eserciti stranieri, dal nord al sud, e versammo, sul Paese natale, lacrime al ritorno fra le braccia dei genitori, dei fratelli e degli amici fraterni. In seguito, per necessità, lasciai la famiglia e gli affetti per continuare gli studi, abbandonati per circa due anni. E cosa avvenne dei nostri soldati? Vennero rastrellati, offesi e minacciati, se avessero tentato la fuga dei campi reticolati, dove vennero rinchiusi e severamente controllati. Anche io venni chiuso, con tanti altri soldati, in un campo di raccolta e trasportato in seguito al nord della Patria ai piedi delle Alpi, dove trovammo una grossa fattoria circondata dal filo spinato, e molti tedeschi anzianotti, a controllo severo giorno e notte. Dopo molto tempo di permanenza e di lavori coatti nei campi e cibo scarso, un mattino erano spariti i tedeschi ritirandosi in direzione del confine e apparire gli alleati dal sud, in attacco al nemico. E noi? Qualcuno abitante della zona, ci fece nascondere e attendere il momento adatto per mettersi in cammino per ritornare alle nostre case desiate, augurandoci un buon viaggio. Ma per noi fu un viaggio di circa 500 km fatti a piedi, e cercando qualcosa per nutrirsi. Per me la sorpresa fu al ritorno al mio Paese e non trattenni le lacrime, che furono amare anche dopo la gioia di sentirmi libero. A casa mi attendevano i miei famigliari che lenirono le amarezze del mio arrivo, e la speranza dell'avvenire.
Quanti episodi del passato, molti ci hanno aiutato, che ricordo come se fosse oggi, e vorrei rivedere e abbracciare le persone che sono lontane ormai da tempi. Il tempo passò veloce per il mio futuro. Voglio però raccontare almeno uno degli episodi dopo il mio ritorno in seno alla famiglia. Le persone che ci nascosero, pur rischiando, furono felici appena seppero del mio arrivo in famiglia, ci scambiammo notizie per un lungo periodo di tempo. Ricordo tutti, in particolare la loro figlia, studentessa liceale in attesa di terminare i suoi studi e iscriversi all'università. Ero stato male e giacevo nel pagliericcio in una scuderia in compagnia degli equini rubati ai soldati tedeschi. Avevo febbre, e non ricordo come la ragazza avesse saputo che ero ammalato di una forma influenzale. Si era consigliata con il medico e si procurò le medicine, e fece la prima delle scappate improvvise e rischiare, dove giacevo nella scuderia steso nel pagliericcio, ripetendo le visite _per circa una quindicina di giorni e non volle dirmi come aveva fatto a trovare la strada per entrare nella scuderia. Naturalmente ero preoccupato, e la pregai di non tornare, ma mi guardò e sorrise alle mie preoccupazioni, e non disse nulla, e tornava con polvere e ragnatele nei capelli impolverati. Tornava a casa sorridente per rassicurarmi e scappava inviando un bacio con il gesto della mano, allontanandosi. Tutto andò, per fortuna di entrambi, liscio, anche perché dopo pochi giorni i soldati tedeschi, notte tempo partirono con i cavalli e materiale. I genitori della ragazza non mi fecero partire e procurarono indumenti borghesi e mi nascosero, per circa una settimana, nel rifugio che mi richiusero, non facendomi mancare nulla. Al momento che fui libero e sicuro, salutai i genitori, quando apparve la figlia felice e sorridente mi abbracciò baciandomi con lacrime di gioia e felicità dicendomi: "attendiamo notizie".