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Autore

Francesco - Annamaria Leo - Marucelli

Anno

1940 -1946

Luogo

Milano; Firenze

Tempo di lettura

8 minuti

Scrivimi molto e a lungo

Gli alti e bassi spirituali sono inevitabili per chi non ha avuto un’esistenza tranquilla. Però, caro il mio ragazzo, io ora ho un solo desiderio: tranquillità, tranquillità, tranquillità. Vorrei poter vivere in campagna, vedere tanto verde, sentire al mattino il canto degli uccellini e avvicinare il meno possibile l’umanità che in questa guerra ha dimostrato istinti e brutalità degni di animali immondi.

Roma 5.5.45

 

Caro Franco,

ho proprio una voglia matta di tirarti le orecchie. Sono cose da farsi queste? Privarti di 200 rupie! sono però commossa e non riesco neppure a trattarti male, tanto quanto meriteresti!!! obbediente ai “vostri categorici comandi” non ti ringrazio. Ti ringrazio invece di esserti assunta la parte di padre confessore. Quando ti scrissi quella lettera stavo passando diversi guai di ordine anche morale, nel mio ufficio, del quale poco tempo prima te ne avevo detto meraviglie: credo che proprio per quello ti parlavo di... ideali infranti! come vedi i miei voli sono pindarici come quelli del ciuco! Chissà quanti brutti pensieri avrai fatto sulla mia riverita persona. Invece vedi, con due parole, smantello il tuo piano! sono però contenta del tuo almanacchio cerebrale: ti avrà fatto fare ginnastica al cervelletto, e ti avrà occupato un po’ di tempo. Vedo bene che ancora non mi conosci a sufficienza, ed allora è bene che mi ti illustri. Dispiaceri di cuore non ne ho, perché la paura delle capate è tale da tenermi sempre sulla difensiva. L’esperienza di 3 anni fa ha rafforzato la mia diffidenza per i signori uomini. Pur non essendo paurosa vado con i piedi di piombo, e non imbocco nessuna strada se non sono sicura, di potere, al momento buono, battere in ritirata. Caro Franco, non inutilmente sono passati 5 anni. La vita, come la stiamo vivendo noi, è ottima maestra! Gli alti e bassi spirituali sono inevitabili per chi non ha avuto un’esistenza tranquilla. Però, caro il mio ragazzo, io ora ho un solo desiderio: tranquillità, tranquillità, tranquillità. Vorrei poter vivere in campagna, vedere tanto verde, sentire al mattino il canto degli uccellini e avvicinare il meno possibile l’umanità che in questa guerra ha dimostrato istinti e brutalità degni di animali immondi. Caro Franco, tu da 5 anni sei rinchiuso in un campo di concentramento: sei stato con molti altri fra le prime vittime del nostro destino! Tu oggi giudichi col cuore di quando lasciasti la Patria, pieno di fede, ma con in più tanta tanta amarezza. Vedi, bisognerebbe essere dei Salomoni per poter giudicare tutto limpidamente, ma purtroppo è difficile: troppo spirito di parte ancora ci guida. Spero proprio che un giorno, presto, tu possa essere qui, in questo mio tranquillo salottino, ed allora in uno scambio di idee e d’impressioni ci potremmo aiutare a vicenda a vedere: io perché ho vissuto senza aver tempo di meditare, tu perché hai meditato senza poter vivere. Credi, Franco, se anche qualche volta si prova la gioia del combattimento, la sera, quando finalmente soli nel silenzio notturno, si sbarrano gli occhi e si pensa a quella ebrezza si sente anche in noi una gran stanchezza che non compensa la prima impressione: ed è allora che il desiderio di un porto sicuro si fa più sentire in noi: perché, se la cosidetta vita borghese è piatta, anche la lotta logora. Anche tu, Franco mio caro, lascia da parte ogni animosità (come vorrei dirti tutto quello che non posso) pensa alla mamma, al nostro bel cielo, alla tua vita, al tuo avvenire: anche tu hai diritto al tuo lembo di cielo azzurro - e non sentirti più il combattente pronto alla lotta, ma sii solo un cuore buono di più. Se tu sapessi quanto ce n’è bisogno in questa nostra povera Italia! Pensa che la lotta, la violenza, la coercizione non servono a nulla - avvelenano solo l’esistenza: la vita ce lo ha insegnato! Ed anche il demone aggressivo che sta in noi deve tacere.  È il caso veramente di dire che il dolore ha raggiunto il nadir. Fra le righe della tua, dolce consolatore, sento troppe cose alle quali non posso ribattere, ma credo che tu mi capisca ugualmente. Qualcosa di questa mia lettera ti dispiacerà, ne sono certa, ma proprio perché ti voglio bene te l’ho scritta: non me ne serbare rancore e non fare rappresaglie di silenzio. I tuoi orecchi potrebbero essere in pericolo. Ci accapiglieremo al tuo ritorno se le idee non collimano. Ho già scritto a mamma e Adele, delle quali non so più nulla da più di un anno - ma sono certa che stanno bene. Ora che la guerra in Europa è finita spero di avere presto la notizia del tuo rimpatrio. Coraggio dunque ancora, ne hai bisogno - e sii bravo. Ti abbraccio affettuosamente e grazie. La mia mamma ti manda un saluto ed un augurio.

 

Anna

Bisogna credere ed aver fiducia per vincere le avversità che si opporranno al nostro cammino. Anche noi abbiamo diritto al nostro pezzettino di cielo azzurro, e non è mai troppo tardi per andarne alla conquista.

10 maggio 45

Caro Franco,

 

sono in ufficio ed ho un momento libero, lo dedico a te: Vuoi? Non so che cosa ti racconterò, ti ho scritto circa 10 giorni fa, e le mie novità, lo sai, sono... ben circoscritte alla casa ed al mio tavolo di lavoro. Ma non importa, qualcosa ti racconterò. Qui il caldo si fa sentire forte forte, e se fa tanto per tanto quando tornerai non mi troverai più perché sarò liquefatta. Ho tanto desiderio di ricevere una di quelle tue lunghe lettere così piene di gaiezza che erano la tua caratteristica, ma... ormai prevedo sarà necessario che tu ritorni a Milano!! pensa! allora non ci sarà più censura, le lettere arriveranno al massimo in 2 o 3 giorni e tutti questi lunghissimi anni saranno un sogno: un incubo che ci sembrerà impossibile avere realmente vissuto. La guerra caro, è realmente finita! I nostri cari, internati in Germania cominciano e rientrare, presto sarà la volta tua. Questa pace è stata per noi un sollievo in quanto pensiamo che tante vite saranno risparmiate, perché pensiamo che i nostri cari torneranno presto dalla lunga avvilente prigionia. Ma... quanta tristezza, Franco caro, e come diverso speravamo questo giorno! Ma ormai le recriminazioni sono inutili. Oggi bisogna solo pensare a ricostruire, a riparare tutto il malfatto, rifacendoci un nuovo spirito, più onesto verso noi stessi e verso gli altri. Io mi auguro che questo cataclisma di guerra che è stata una ben dura lezione per tutti noi ci serva da ammaestramento una volta per tutte. Ed ora guardiamo il sole, guardiamolo come un simbolo, il simbolo della nostra fede in noi e del nostro domani. Bisogna credere ed aver fiducia per vincere le avversità che si opporranno al nostro cammino. Anche noi abbiamo diritto al nostro pezzettino di cielo azzurro, e non è mai troppo tardi per andarne alla conquista. Coraggio Franco, siamo tanto giovani ancora, da poter innestare la bandiera di combattimento e correre alla conquista ideale del nostro mondo più intimo e più nostro. Quando tornerai molte cose ti appariranno cambiate, forse strane, forse inconcepibili, ma presto il tuo spirito che intuisco così combattivo e forse... qualcosa di peggio, dove infiniti sentimenti si urtano e si cozzano, si placherà, troverà il suo riposo e da quel giorno veramente la tua vita si riallaccerà nel punto che fu interrotta dalla guerra. Va bene caro? E poi lamentati di me. Vorrei sapere se hai notizie dei tuoi, le mie ultime portano la data di un anno fa. Io ho già scritto, ma prevedo che passerà ancora qualche tempo prima che arrivi posta. E tu come stai? la tua salute? lavori? Vorrei tanto sapere che anche tu, come molti altri sei impiegato in qualcosa - questi ultimi tempi ti sembrerebbero meno duri.

Ti ricordo affettuosamente - un abbraccio.

 

Anna

Foto che Anna invia a Franco
Foto che Anna invia a Franco
Foto che Franco invia ad Anna
Foto che Franco invia ad Anna