Scheda di dettaglio
Maddalena M.
Vita distrutta
La storia di una donna che inizia a subire violenze tra le mura domestiche fin da bambina, ma che trova la forza di prendere coscienza e liberarsi dal giogo.
Estratti Diario: 5
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La storia di Maddalena è la storia di una donna segnata da sofferenze estreme, eppure tristemente comune: la storia di una donna che subisce violenze da parte di coloro che dicono di amarla. 
Quando ancora è piccolissima, Maddalena subisce la violenza della famiglia, in Sardegna. Bambina è vittima della negligenza della madre e degli abusi del padre, entrambi alcolizzati.
Diventata ragazza, emigrata in Germania, incontra un giovane che la sposa quando ha appena diciotto anni, senza mai amarla e imponendole maltrattamenti quotidiani.
La storia di Maddalena è però anche la storia di una rinascita: un percorso doloroso verso la consapevolezza e la volontà di liberarsi dal giogo della violenza.
 
La storia di Maddalena ha vinto il PREMIO PIEVE SAVERIO TUTINO nel 1999 ed è stata pubblicata da Malatempora nel 2000 con il titolo  “Imparare paura”.
Prefazione
Saverio Tutino
La conquista del coraggio
Maddalena tiene molto a far sapere che ha scritto questa storia reale di violenze subite per vent’anni, dietro consiglio di uno psicologo.
E lo psicologo ha avuto ragione perché la scrittura l’ha guarita da tutti i mali che le botte e gli stupri le avevano creato nell’anima, finché aveva dovuto sopportarli in silenzio.
Niente spirito di vendetta, dunque, nell’energia che l’ha sostenuto.
“Ribellione? Forse”, come ha scritto Marco Neirotti, giornalista colto e misurato. Ma soprattutto voglia di dimostrare che la persona esistente è di volta in volta quello che decide di essere, se ha trovato la forza per fare una scelta come questa. Scelta di libertà che ha potuto mettere in atto per imparare appunto, dopo tanta paura, la forma reale dell’esistenza.
“Imparare paura” è il titolo che abbiamo concordato insieme, per questa storia, quando è entrata tra le migliaia di testi-ricordi di esistenze- che si sono accumulati nell’Archivio apposito di Pieve Santo Stefano. Dopo, è venuto il premio. Glielo ha conferito la giuria di un concorso che ogni anno viene organizzato in loco, per valorizzare opere della scrittura individuale provenienti da tutta Italia. E diciamo pure che questa giuria- per l’edizione del 99,- era composta, con il sottoscritto, da Camillo Brezzi, Antonio Gibelli e Nicola Tranfaglia, storici ben conosciuti, l’antropologo Pietro Clemente, il giornalista cattolico Beppe del Colle, l’etnologo Vittorio Dini e Piero Gelli, che viene dal mondo letterario come la poetessa Vivian Lamarque, lo scrittore Maurizio Maggiani, la psicologa Maddalene Rita Parsi, Gabriella D’Ina e Roberta Marchetti, note esponenti dell’editoria.
Adesso Maddalena vive in Germania con il nuovo marito, con il figlio maggiore e le figlie, che hanno quindici e sei anni. Non ha timore di passare per una donna che cerca di vendicarsi; anche perché non saranno autentici i i nomi e i cognomi di un racconto che vuole solo dire verità, sperando che questo possa impedire il ripetersi, nell’omertà di troppi silenzi, cose simili a quelle patite da lei.
L’abitudine a tacere sulle violenze che si subiscono in famiglia è una propensione a portare avanti le ingiustizie: “una mentalità da scardinare” dice lei. Certo ci vuole forza e coraggio per intraprendere una lotta di questa natura. Maddalena chiede solo di poter dimostrare che lei queste qualità le ha conquistate e intende usarle.
Saverio Tutino