Autore
Maddalena M.Anno
1994 -1997Luogo
Sassari/provinciaTempo di lettura
19 minutiVita distrutta
Il bebo deccise che ci avrebe portati in Germania, tuti erano contenti allinfuori di me, andare in Germania era bello ma per significava che avrei vissuto senpre col babo, e la cosa mi preoccupava.
Mentre aspetavamo il pulman che ci avrebbe portato al porto, guardavo mia Nonna era li con le mai in mano, forse ancora non convinta che stessimo andando in una terra lontana. Mentre abracciai mia Nonna piansi, lei mi teneva streta, ma non sapeva di quanto amare fossero le mie lacrime.
Passata la traversata, presimo il treno, io ero seduta di fronte al babo, non riuscivo a guardarlo in faccia ma il suo sguardo me lo sentivo adosso, sentivo ancora labraccio della Nonna e mi riporto in un disperato pianto, chissa se la avrei piu rivista, oppure chissa quanto tenpo sarebbe passato, non vedevo lora che quel viaggio finisse, non soportavo piu di stare cosi vicina al babo.
Arrivammo in Germania, il babo ci porto in una casa che avremmo dovuto abitare, era piccola, e io mi sentivo soffocare, anche se sentivo una grande stanchezza non riuscivo a dormure, eravamo tuti in una stanza, e io sentivo il respiro del babo che mi inpediva di chiudere gli occhi, con la paura che sarebbe venuto viccino.
Cosi passarono diversi giorni, finche non ci diedero un'altra stanza, cosi il babo e la Mamma potevano dormire a distanza.
Il babo ci porto in una scuola che avremmo dovuto frequentare era tuto nuovo, per me era dificile abituarmi, si vedevano solo case, mi mancavano gli alberi e il cantare degli ucelli la mattina il profumo dellaria fresca, qui sarebbero state tante cose diverse che pero mi ci dovevo abituare.
Alla scuola tuti si dimostravano gentili, erano tuti Italiani, sapevano che io ero appena arrivata, e si rendevano utili in ogni aiuto che io avevo bisogno.
Un po ero contenta di essere lontana dal paese, cosi mi sarei potuta muovere tranquilla, alla uscita della scuola, senza il periccolo di incontrare il bruto che si aproffitava della mia innocenza, ma per quanto fossi lontana non riuscivo a dimenticarlo, la lontananza serviva solo a non vederlo, perche lui dentro di me era vivo, che col pensiero mi acconpagnava ovunque io andavo.
Al ritorno della scuola mi tratenevo aguardare le vetrine, mi affscinava vedere tuti quei vestiti, io cercavo di immaginarmi avendoli addosso come senbravo, chissa pensavo se cambierebbe qualcosa in me.
Andavo anche ai giardinetti, era bello vedere i banbini gioccare sulle altalene, io li guardavo e pensavo, chissa se sono veramente felici, oppure fingono come me, ma di siccuro erano felicci nel loro sguardo non cera la solitudine e la tristezza che cera in me.
A passo lento mi aviccinavo alla casa, i battiti del cuore si faccevano senpre piu grandi, ance se sapevo che il babo stava al lavoro nella stanza cera qualcosa di vivo, sentivo il proffumo del dopo barba, vedevo qualche suo indumento, bastavano quelle poche cose di vedere che venivo riportata al passato, e il pensiero che ogni sera era la presente sentire la sua voce non serviva certo a a tranquillizarmi, ma aspetavo senpre col cuore in gola che la cosa si sarebbe ripetuta.
Franca ci venne a trovare, nel mentre aveva avuto una banbina, venne anche il marito e mio fratello Pasquale.
Finalmente mi potevo sentire tranquilla, la loro presenza era come una protezzione.
Deccisero di trasferirci anche noi alla loro Cita, io quando lo sentii era una vera gioia, avrei avuto loportunita di andare spesso da Franca, e forse poterle rivelare il segreto che tanto mi tormentava, se io avevo fiduccia in lei forse un giorno glielo avrei potuto dire.
 
[…]
Passarono gli anni in me non cnbio molto, anche se il babo non mi tocco piu, ma in me era rimasta lo stesso la paura, e piu passava il tenpo, e piu mi rendevo conto che durante la mia vita non passai che momenti bruti, e duri da dimenticcare, erano rimasti fissi nelle mia mente, non potevo farci niente, sapevo che avrei dovuto parlarne con qualcuno, avevo pensato tante volte di parlarne con Franca, ma ogni volta che volevo mi moriva la parola in gola, era piu forte di me, mi vergognavo tropo, era come che io stessa mi sentissi responsabile di quanto fosse accaduto.
La Mamma, ebbe un altro figlio, il babo si sentiva molto orgoglioso, considerando leta che gia aveva, aveva conpiuto gia i sessanta anni. La mamma dovette rimanere per tanto tenpo allospedale, cosi mi levarono dalla scuola per poter badare al piccolo, lo guardavo con cura, era come se mi apartenesse. Di nuovo la paura cresceva in me, mi trovavo spesso da sola col babo, avevo paura che la mancanza della Mamma, le avrebbe fato ricordare il passato, e di nuovo avrebbe tentato, con tuto che io ero grande non sapevo come avessi reagito se questo accadesse.
Mia sorella Patrizzia si aveva creato una certa amicizzia, cosi una sera mi porto con lei e le sue amicche a ballare in una discotecca, io acetai anche perche dentro di me avevo voglia di cambiarea aria.
Tanti ragazzi mi vennero incontro, mi chiedevano come mai non ero mai andata a ballare, mi accorgevo che stavo faccendo colpo, tuti faccevano a turno a chi mi avrebbe invitata, ero contenta di essere uscita, quella sera per la prima volta in vita mia mi sentivo inportante.
Qualche sttimana dopo, andammo in un'altra discotecca, era piu bella si vedeva dai posti era tuto piu elegante, dopo che ci eravamo seduti e ordinato da bere, mi venne un ragazzo viccino. Ciao, sei Italiana. Si. Come mai non ti avevo vista prima, e la prima volta che vieni qua. Si risposi, ma penso che ci verro piu spesso qusto posto mi piace. Io sono Gianni, vuoi ballare con me. Mi alzai un po emozionata, quel ragazzo mi piaceva, aveva un bel viso, i capelli un po lunghi, e aveva dei bei occhi, durante che ballavamo, ci guardavamo, e ogni volta sentivo un tocco al cuore, vinimmo di ballare e lui si  venne a sedere viccino a me, chiaccherammo un po, era bello stare con lui, mi dava un senso di siccureza, la sera ci salutammo dandoci apuntamento per la prossima settimana.
Acasa non riuscivo a prendere sonno, non faccevo altro che pensare a Gianni, non vedevo lora che la settimana passase, per poterci incontrare di nuovo.
Durante quei giorni il babo si accorse che io ero molto disatenta nei lavori di casa, e mi sgridava, e qualche volta usava la violenza con le mani, io cercavo di diffendermi come potevo, ma mi accorgevo che tra me e lui cera un odio che solo noi sapevamo, almeno io sapevo.Il sabato sera mi preparai con cura, il cuore gia mia batteva mi accorgevo che qualcosa stava canbiando in me.
Maddalena dove vai. Io ora esco. No tu non vai a nessuna parte. No non avrei permesso che il babo quella sera mi avrebbe rovinato la serata. Babo io o servito tutta la settimana, o pulito la casa, Alfredo a mangiato, per un paio di ore lo puoi guardare anche tu. Mi afferro i capelli senza che io ebbi il tenpo di diffendermi e lui gridava. Svergognata, ora vai a fare la puttana, sappevo benissimo cosa voleva dire, e forse le dava fastidio che io incontrassi qualccuno e avrei rifferito tuto. Mi alzai da terra e uscii ugualmente anche se sappevo che al ritorno sarebbe stato peggio.
Cio Maddalena apettavo che tu venivi, ci sedemmo in un posto apartato. Maddalena io non o fato altro che pensare a te in questi giorni. Comincio lui subbito, io non le dissi che anche io lo avevo pensato, anche se con lui mi sentivo siccura, volevoa apetare di conoscerci meglio.
Ballammo per tuta la sera, io mi lasciavo cullare dal suo abraccio, dun trato Gianni mi guardo, e vedevo che il suo viso si faceva senpre piu vicino, anche io aspetavo quel momento, lo desideravo, mi baccio con molta passione, mi sentivo trafiggere lanima, era un mischio di paura ed emozzione, dopo un po uscimmo fuori. Gianni mi spinse verso il muro di una casa ancora riscaldata dal sole, le sue mani mi accarezavano teneramente.
Gianni io o paura di avere una storia con te. Maddalena noi siamo gia coinvolti in qualcosa, che non sappiamo ancora deffinire, perche non cerchiamo di scoprire di che si trata, io penso che e amore, Maddalena lamore e una cosa naturale, e penso che anche io non ti sono del tuto indifferente.
Mi sentivo disorientata al buio nonostante le luci che filtravano dalle finestre delle case intorno, all angolo cera la discotecca, si udivano le vocci della musicca, e i ragazzi che brindavano e ballavano, li sentivo allegri, anche io avrei dovuto essere allegra, ma qualcosa bloccava la mia allegria, si mi ero innamorata di Gianni, ma cera qualcosa che mi inpediva do accetare quei momenti che avrebbero dovuto essere i piu belli della mia vita. Gianni era molto atraente, e per un momento misi a parte tutt i miei dubbi e paure, e mi lasciai cullare dal suo abraccio, che mi fecce provare sensazioni che io non avevo mai provato.
Camminammo mani per mano, oni tanto Gianni mi tirava a se e mi guardava, nel suo sguardo cera tanta dolcezza.
Sai Maddalena io o aspetato tanto di conoscere una ragazza come te, e ora che ti o conosciuto, non ti voglio prdere.
Tornai a casa con Patrizzia, durante la strada le confidai di Gianni, era contenta, anche a lei era simpaticco, le dissi che avevo paura del babo ora che saremo ritornate, mi tranquillizo dicendomi che se mi avrebbe picchiato si sarebbe messa di mezzo anche lei, e questo mi tranquillizo.
Arrivate a casa il babo era li che aspetava, non mi picchio ma il suo sguardo era ferocce, per quella sera si accontento di cariccarmi di parole, non avevano senso, ma mi ferivano ugualmente, cercavo di ignorarle, perche in quanto dicceva non cera niente di vero.
il sole filtrava dalla finestra, mi svegliai per la prima volta senza avere paura ai afrontare la giornata, ora avevo qualcuno a cui pensare, nella mia mente cera Gianni, presto lo avrei rivisto e le avrei detto anche che io che lo amavo.
Gianni aveva ventisei anni, era un uomo maturo, viccino a me che ne avevo appena quindici, anche se di eta ero piccola, ero cresciuta dentro il mio passato aveva fato di me una donna banbina, ero costretta ad accetare una eta avanzata, nonstante i miei pochi anni o dovuto crescere in fretta, da piccolina avevo fato da Mamma ai miei fratelli, che avevano tanto bisogno di un apoggio materno che non conoscevano, e questo mi aiuto a crescere.
Con Gianni ci vedevamo senpre piu spesso, era bello stare con lui, mi sentivo proteta, fino a una sera che stavo nelle sue braccia, i riccordi vinsero la mia mente. Con quanto sforzo facessi per dimenticcare, mi vennero di nuovo in mente, mi alzai di colpo sentivo il cuore che mi batteva forte, anche im quei momenti mi era inpossibile dimenticcare, mi sentivo di nuovo le mani di quel bruto e di mio padre che mi torturavano, Gianni mi venne incontro, il mio viso era rigato di lacrime, lui non sappeva che cosa mi stesse sucedendo: Maddalena cosa ce o sbagliato forse in qualcosa, oppure ce qualcosa che mi vorresti dire.
No non potevo parlare dovevo cercare di concentrarmi, la mia mente si inpossessava di una paura indescrivibile, ma mi blocava, non potei tratenere le lacrime, i pensieri erano di nuovo cosi viccini che dovetti andare via, non soportavo di essere consolata, non volevo dividere quei momenti terribili con Gianni che io volevo tanto bene.
Tuto questo non era giusto, aspetavo tutta la settimana contavo le ore per quando avrei rivisto Gianni, volevo che quei bei momenti non finissero mai, ma quando si presentava nella mia mente il terrore che mi perseguitava da anni, non soportavo nessun abraccio, trasformavo quei momenti felici in una tristezza indescrivibbile, e scapavo via, se almeno mi chiedevo, ero riuscita a parlarne. Gianni aveva capito che cera qualcosa che io non riuscivo a dire, e cercava in tuti i modi con la sua dolcezza se riusciva a spezzare quella cattena che mi legava, ma io rimanevo chiusa, non potevo dirle quello che mi era suceso nella mia infanzia, ancora era presto, forse un giorno mi sarei sciolta quando avrei accuistato piu fiduccia, cosi mi sarei tolta quel buoio che cera dentro di me, anche se non avrei potuto dimenticcare, ma parlarne mi avrebbe fato siccuramente bene.
Un giorno mentre eravamo seduti a goderci un po di musica Gianni, mi disse. Maddalena io devo partire per l Italia, mi traterro giu qualche mese. Mi sembrava di non aver capito bene. No dissi come faro io senza di te. Pultropo devo andare devo aiutare mia madre a lavorare la terra, anche per me e duro , ma vedrai il tenpo passa, anzi ci fara bene un po di lontana za,cosi possiamo chiarire meglio le nostre idee, anche se so di amarti, ma di te non sono siccuro, delle volte ti vedo cosi lontsns, come se non mi apartenessi.
Io non riuscivo ad immaginarmi tanto tenpo lontana da lui, avevo trovato qualcuno che riusciva a farmi felice, e si doveva interrompere questa felicita, mi sentivo come se mi stessero per togliere la vita.
Gianni parti, mi sentivo triste e frustrata, a casa non mi concentravo bene nelle facende, dentro mi sentivo morta, senza piu voglia di vivere, ingannavo il tenpo a scrivere letere indirizate a Gianni, che pero non spedivo, non sapevo il suo indirizzo, rimasimo cosi che ci saremo sentiti al suo ritorno, lui era del parere che il tenpo mi sarebbe servito a rifletere su tante cose, cosi avrei potuto chiarire le mie idee.
Una sera mentre eravamo tutti seduti in salotto, mio fratello Lucciano, aveva una lettera in mano, comincio a leggerla a voce alta, era lultima letera che avevo scritto a Gianni, mi alzai di scatto volevo prendergliela, ma lui continuo a leggere, come aveva potuto inpadronirsi della mia vita privata, sentivo le risate di beffa che tutti si faccevano, e mio padre che si alzo venendomi incontro e dandomi della puttana, mi sentivo ferita, aprii la porta e uscii fuori, andai da una mia amicca che si trovava a pocca distanza da casa, piangevo disperatamente, lei mi accolse con un abraccio, le raccontai del accaduto, per calmarmi mi diede un bicchierino di cognac, cercavo di affogare il mio dolore con l alcol, anche se non era giusto ma in quel momento era la mia unica salvezza.
Tornai a casa camminavo col passo insiccuro, ma deccisa di afrontare qualunque ostaccolo, infatti come entrai, senbrava che tutti mi aspetassero, si accorsero subito del mio stato e li fecce andare su tutte le furie.
Svergognata gridava mia madre, ora anche a bere ti metti, non basta le altre vergogne. Non resisteti piu scopiai in un pianto doloroso, mi misi anche a gridare con quanto fiato avevo in gola.
Proppio tu devi parlare che per colpa dell alcol ai rovinato la famiglia, e che ancora stai rovinando, io se o bevuto lo fato per colpa vostra mi avete portato voi alla disperazzione, caso mai sto facendo del male a me stessa, tu invecce lo ai fatto a noi.
Si buto adosso a me mi aferro ai capelli tirava e picchiava non si rendeva conto quanto male mi facesse, ma evidentemente la verita feri lei, e questa era una verita che lei non acetava di sentire da nessuno, continuava a negarlo.
Il babo stava a disparte ma continuava a dire picchiala continua ammazala, in quel momento volevo gridare anche a luiche soto i miei occhi non era stato mai un padre, ma un inresponsabbile, ma mi stessi zita non sarebbe servito a niente, al limite ne avrei preso di piu, cosi decisi di accetare le sue grida senza che io reagissi.
Piansi per tuta la note, mi chiedevo perché ero nata in quella famiglia, io che ero cosi sensibbile che sarebbe bastata una carezza da loro, ma una carezza di cuore dandomi un senso di siccurezza, farmi capire che ero voluta bene, forse avrei vinto cosi tante mie angoscie e paure, la paura per me era diventata come un amicca me la portavo senpre con me, non mi lasciava mai, e piu il tenpo  passava e piu si facceva viva.
 
[…]
In mezzo alla folla mentre entravo una mano mi sfioro la spalla. Ciao piccolina, quella voce mi era famigliare, mi voltai era Gianni con una abronzatura che lo faceva piu atraente, non sapevo se abracciarlo o direle qualcosa, ero troppo emozionata, riuscii a malapena. Come mai sei gia tornato. Perche non sei contenta. Si certo e che non ci avevo sperato cosi presto.
Mi prese per mano e ci apartammo in un posto tranquillo, dove potevamo parlare senza essere disturbati.
Si mise una mano in tasca e tiro fuori un pacchetino.
Maddalena questo e per te, lo guardai emozionata, con le mani che mi tremavano aprirr il pacetino, cera un orologgio, in quel momento non seppi cosa dire, le buttai le braccia al collo, ci abraciammo tutti e due e finalmente ci diedimo il baccio che ancora non ci eravamo dati.
Maddalena in Italia non facevo che pensare a te, mi disse, per quello sono tornato prima, spero che anche tu mi ai pensato. Ero ancora intontita dal baccio ma annui che anche per me era stata la stessa cosa, e che ero contenta che fosse tornato prima.