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Tratto da

Questo viaggio l'ho chiamato in cerca di fortuna

Autore

Ndeye Marieme Fall

Tempo di lettura

3 minuti

18 dicembre 2024: Giornata Internazionale dei Migranti

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Partire o restare
Ho chiesto a mia nonna, quella che mi ha cresciuto per nove anni, e mi ha consigliato di andare con mia madre perché era un’opportunità e avrei potuto continuare i miei studi lì perché molti giovani sognano di finire gli studi all’estero.

La mia migrazione in Italia non è stata facile. Mia madre è una donna divorziata e tiene i suoi tre figli qui in Italia in modo che viviamo tutti insieme. Nel 2016 mia madre ha fatto richiesta per il ricongiungimento familiare, ma purtroppo non ne abbiamo avuto la possibilità quell’anno. Lei non [si] è arresa, ha continuato a chiedere e cercare senza sosta. Nel 2019, ha fatto di nuovo richiesta per grazia di Dio abbiamo avuto il nostro documento legale. Il coronavirus ha ritardato molto il nostro ricongiungimento. Mia madre è stata costretta ad aspettare, non ci aveva detto nulla all’inizio. Nel frattempo, io facevo kung fu, sono stata due volte campione del Senegal, ho avuto un sacco di medaglie d’oro. Era davvero un sogno, stavo per entrare a far parte della squadra nazionale di Taolu e Sandra, ma non potei perché è proprio allora mia madre mi disse che i miei documenti sarebbero arrivati presto, bastava andare a richiedere un visto. A quel tempo non sapevo cosa decidere perché volevo tanto entrare nella nazionale, ma la cosa più complicata erano i miei studi. Ero all’ultimo anno, mi stavo preparando per l’esame finale (Bfem). Avevo fatto l’esame di educazione fisica. C’era ancora l’esame scritto e sarebbe stato dopo due settimane dalla mia partenza per l’Italia. È stato davvero molto difficile perché l’ho preparato fin dal mio primo giorno del college. Mia madre mi ha chiesto se volevo rimanere e fare gli esami o andare con lei perché non voleva che la ritenessi responsabile per non aver sostenuto l’esame in futuro. Ho riflettuto su questo argomento per giorni. Ho chiesto a mia nonna, quella che mi ha cresciuto per nove anni, e mi ha consigliato di andare con mia madre perché era un’opportunità e avrei potuto continuare i miei studi lì perché molti giovani sognano di finire gli studi all’estero. C’era anche il mio fratellino che è davvero una persona molto molto importante per me, lo amo più della mia vita, è in un collegio franco-coranico. Era venuto quando mi stavo preparando a lasciare la mia patria. Mia madre ha detto che non si può viaggiare senza avere quindici anni per non sentirsi triste o abbandonato, ma ero io che ero triste e mi sono nascosta in bagno per piangere… Non riuscivo nemmeno a esprimere quello che stavo provando. Per non parlare della mia migliore amica, quella che era con me nei momenti della mia vita. Quando ho annunciato la mia partenza, era triste (perché sarò lontano da lei) felice (perché finalmente vivrò con mia madre) e arrabbiata (perché ho annunciato la mia partenza in ritardo). Mi chiedevo come potesse avere così tante sensazioni. Una settimana prima della mia partenza ho preparato le valigie con mia madre e mio fratello maggiore che stava partendo con noi. Il D-Day (giorno della partenza) mia nonna mi ha preparato un buon pasto che mi è piaciuto molto. Dopo aver avuto il mio pasto pomeridiano sono andata i miei amici a scuola. Era un giorno lavorativo. Le loro esistenze della mia vita non erano casuali, abbiamo scattato foto ecc…