Tratto da
La mia voce dall'AfghanistanAutore
Zakia JafariTempo di lettura
2 minuti18 dicembre 2024: Giornata Internazionale dei Migranti
Non dimenticherò mai il giorno in cui i talebani hanno bloccato la mia strada e quella dei miei colleghi e mi hanno minacciata di morte; non dimenticherò il giorno in cui diversi ladri ci hanno inseguito e siamo riusciti a scappare; non dimenticherò il giorno in cui io e i miei colleghi rischiammo di essere bruciati vivi e le donne del villaggio ci salvarono. Ancora una volta, ho combattuto e non sono rimasta delusa perché ero certa che il mondo mi sostenesse. Più di una dozzina di paesi potenti sono venuti in Afghanistan e hanno detto che non avrebbero lasciato sole le donne afghane, ero felice e sono diventata sempre più forte giorno dopo giorno e migliaia di donne si sono unite a me perché non avevano più paura. Ma all’improvviso, non so cosa sia successo, ma quando hanno lasciato le nostre mani di nuovo i talebani sono diventati i governanti oppressivi della nostra terra. Venivano ancora e ancora torturavano e uccidevano donne, appiccavano fuoco nelle scuole femminili, tagliavano loro orecchie e naso e gli radevano la testa.
Dove sono i diritti umani?
Dove sono le Nazioni Unite?
Dov’è la tutela dei diritti delle donne?
E dove sono i potenti leader del mondo? Perché le orecchie sono sorde e gli occhi ciechi?
Perché tacciono tutti?
E perché ci hanno lasciati soli?
Ho dimenticato come ridere per mesi e i miei occhi non hanno più lacrime, le mie mani tremano e le mie gambe non reggono. Sono una donna afghana, amo la vita, non sono morta e sto ancora respirando e urlando che ho diritto alla vita e non voglio essere sepolta viva, non voglio essere lapidata, non voglio che le mie orecchie e il mio naso vengano tagliati.