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Tratto da

I diari di Aldo dagli 11 ai 16 anni durante la guerra a Pisa

Autore

Aldo Bigalli

Tempo di lettura

17 minuti

Il ricordo dell'estate del '44

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Estate '44
Alle 5,30 siamo usciti dalla cantina: non si resisteva più dall'ansia di vedere dove avevano colpito e dal senso di soffocamento derivante dal tetto basso e dal poco volume d'aria che entra.

Martedì 25 luglio

Mattina. Appena alzato ho saputo che era caduta nella corte del Seppia una granata, era nell'aria odore di bruciaticcio. Alle 12,20 sono andato a mangiare, ma avevo appena attaccato la minestra quando è stato dato l'allarme: ecco i tedeschi! Rapidamente sono fuggito sul di dietro e via tra i filari. Sono stato raggiunto poco dopo dal fattore che ha raccontato che appena i tedeschi sono andati sopra, lui li ha seguiti, allora il sergente ha estratto la rivoltella. A questo atto allora lui ha cambiato rotta e mentre scendeva le scale un colpo ha rintronato tutta la casa. Fortuna che era un colpo a salve. E' passata mezz'ora, mezz'ora di inferno di attesa, di ansia, poi è venuta mamma in lacrime e ci ha detto che erano su e dal piano inferiore sentivano tonfi di roba caduta a terra e movimento di mobili smossi, stavano mettendo a soqquadro la camera di zio Nello. Un'altra ora interminabile è passata, poi riecco una decina di giovani: ci hanno detto che mamma li aveva avvertiti di allontanarsi, perchè Nuto adirato aveva chiuso tutti gli usci lasciandone aperto solo uno e li attendeva al varco, ma i tedeschi, carichi fino all'inverosimile e con una valigia in mano si sono presentati nello stanzino della radio e minacciando mamma con un pistolone l'hanno costretta ad aprire. Mamma era mezza morta per lo spavento quando è venuta a darci il cessato allarme. Appena mangiato temevamo il ritorno dei predatori, io mi sono allontanato con una borsa carica di orologi, penne, oggettini di argento e alle 15,10 come temevo sono venuti a dirmi che erano in camera mia a fare man bassa. Era il fattore, il quale seppur duramente provato dalla brutalità tedesca, non si decide ancora a dar loro apertamente contro e quando io ho detto “quando arrivano gli americano i criminali tedeschi e coloro che li hanno difesi fino all'ultimo devono pagare” lui dopo aver un po' borbottato ha detto che era meglio che se ne andava perchè con me non si trovava mai d'accordo. Ma di quanti eravamo lì nessuno se ne è andato, dunque le mie parole lo hanno colpito direttamente! I tedeschi si sono presentati in camera mia con le pistole spianate ed hanno intimato a babbo di allontanarsi. Babbo ha posato le chiavi perchè non forzassero la serratura e si è allontanato. Erano le 16,20 quando si sono presentati altri 2 tedeschi e con i mitragliatori in mano hanno chiesto di visitare la casa. Disgrazia ha voluto che in quel momento mamma tirasse fuori l'orologio di tasca ed i tedeschi l'hanno subito arraffato. Perquisito minutamente il basso sono saliti al piano, non hanno portato via altro che l'orologio di babbo. La mia camera verteva in uno spaventoso disordine, hanno portato via altri 2 portafogli, uno con 1200 lire dentro, 2 penne stilografiche, un paio di mutande, una sciarpa. A mamma dadi, sapone anche da barba, sigarette, olio, pasta, riso, 10 kg di zucchero, cicoria e una macchinetta Veet di babbo. Alle 6 è ricominciato il cannoneggiamento sul Sanatorio e S.Biagio. A notte inoltrata dopo molte esitazioni siamo andati a letto da Torrigiani ma a mezzanotte e mezzo sono stato svegliato da mamma: dalle malconnesse imposte penetravano in camera lampi di fredda luce bianca. Abbiamo aperto la finestra.

 

Sabato 29 luglio

Ore 24.35 Un boato terribile rintrona l'aria, un altro e un altro: poi a un tratto un fruscio come se la bomba avesse rasentato il muro poi una botta formidabile. I muri tremavano mentre che ventate d'aria penetrano nella cantina: sono le batterie di maggiore calibro americane che martellano la nostra zona. Alle 5,30 siamo usciti dalla cantina: non si resisteva più dall'ansia di vedere dove avevano colpito e dal senso di soffocamento derivante dal tetto basso e dal poco volume d'aria che entra. Mi sono gettato sul letto per dormire come al solito ma come al solito è venuta a destarmi subito mamma a dire che tutti terrorizzati erano decisi ad andare via: c'è chi dice anche che è stato dato l'ordine di allontanarsi da questa zona e che se trovano qualcuno nelle case lo fucilano. Incitate da queste voci mamma e Marcella sono andate in centro per cercare una casetta, magari verso il Duomo, zona che presenta una certa sicurezza. Quando sono tornate hanno detto di non aver trovato niente, solo gente assetata e affamata e palazzi danneggiati sulle facciate e soprattutto sui tetti. Alle 20 la sera sono entrate in azione le batterie tedesche alle quali hanno fatto seguito quelle inglesi ed il concerto di fischi e scoppi è cominciato e durato fino alle 21 quando in una pausa di 10 minuti abbiamo mangiato, poi ha cominciato a ciabattare la batteria americana. Tutti erano al rifugio ma io proprio non me la sentivo di andarmi a sotterrare in quel buco, quindi sono stato alzato fino alle 23, poi sono entrato dentro ove mi aspettava il concerto dei lamenti. Mamma diceva che non era vita e voleva andare via, Nico sobbalzava ad ogni rumore di aereo, infatti il timore di tutti è che gli americani avanti di passare facciano il tappeto e noi si rimanga sotto. Io non ho potuto quasi mai dormire, pinzi e solletico di bestie di 100 razze mi hanno impedito di fare ciò. Tutta la notte hanno battuto, in poche parole una situazione da non resistere: l'aria mancava, le mura scuotevano da far terrore, si sentiva, e pareva vicino vicino, il rotolare delle macerie.

 

Domenica 30 luglio

Mi sono alzato alle 5 in cantina, corso in casa e gettatomi sul letto in casa ho fatto una bella dormita fino alle 9. Stanotte non ho potuto quasi mai dormire,  Quando mamma è venuta a svegliarmi mi ha detto che andava in città per trovare una casa ove passare la burrasca, e ha ragione, povera mamma. Le notti in bianco, mettici poi tutto quello che cammina per trovare un po' di pane che è 10 giorni che non lo danno. Quando è tornata era contenta. Abbiamo trovato un palazzo in via S.Lorenzo al piano di mezzo però l'accesso è sbarrato da una solida porta. Con Marcella e Armando è ripartita per andare ad aprirla. E' tornata avvilita, la porta non si era aperta. Alle 14,30 abbiamo deciso di riprovare e ci siamo tutti messi in cammino, io ho portato una borsata di attrezzi di ferro; per la strada continuamente si sentivano scoppi di granate da tutte le parti. Arrivati in piazza S.Caterina abbiamo fatto irruzione in casa abbordando i nostri futuri casigliani e salita la scaletta del giardino, fatto saltare un vetro dalla porta, siamo entrati. Non è una casa, è un palazzo di 10 stanze con la stanza da bagno! Vi abbiamo trovato materasse che ci consentiranno di dormire sul soffice, piatti, un po' di carbone, un tavolo da biliardo e con grande mia gioia pile immense di libri. Mentre mamma e babbo ritornavano a casa a prendere altra roba io e Dimitri abbiamo guardato in giro. In una stanza abbiamo trovato cappelli da gerarca, da tenente della milizia e dell'esercito, tuba e bombetta. Abbiamo fatto matte risate. Alle 8 mangiavamo tranquillamente: chi poteva prevedere l'inferno che si abbatteva in quel momento a casa nostra? Presto siamo andati a letto affranti dalle emozioni della giornata.

 

Mattina. Alle 10 mamma è andata all'Ospedale a vedere se Tavani mi rifaceva un certificato attestante la mia infermità. Quando è ritornata era terrorizzata: i tedeschi con i fucili mitragliatori spianati correvano per le corsie e ordinavano agli uomini di seguirli.

Martedì 1 agosto

Anche luglio è passato, mese di lutti e di dolori e agosto sorge su un orizzonte di sangue: non illudiamoci, i prossimi giorni ci porteranno all'apice della sofferenza, forse agli altri mali si aggiungerà anche la fame: ma che importa? Purchè tutto passi, e presto.

Mattina. Mi sono alzato un po' tardi e mi sono messo a leggere: meno male fra tante cose questa casa abbonda di libri, e il mezzo per impiegare il tempo non manca.

Pomeriggio. Sento il grido di mamma quando si vuol fare aprire la porta, guardo fra le stecche e vedo mamma che parla con...Pina. Una volata e giù: il racconto è quasi incredibile. Temendo i patrioti, i tedeschi hanno ieri affisso un ordine nel quale si impone che tutti i giovani dai 16 ai 60 anni devono abbandonare la zona del monte Pisano ed evacuare verso Lucca. Anche Plinio, incluso nell'ordine, è partito, Nuto lo stesso, Secondo invece, con altri, tenta di traversare l'Arno. Alle 24 di oggi scade il termine: chiunque verrà trovato in seguito in queste 20 località verrà istantaneamente passato per le armi. Zio Nello ha preferito venire a Pisa attraverso innumerabili peripezie che rimanere ancora sotto il giogo tedesco.

 

Mercoledì 2 agosto

Siccome ieri sera venne diramato dal comando tedesco l'ordine nel quale si diceva che non si poteva circolare più eccettuato che nel periodo dalle 10 alle 12, mamma ha dovuto attendere le 10 per lanciarsi verso casa. E' andato anche zio Nello. Povero zio! Come è conciato! Non sembra più lo zio Nellone di una volta: è mingherlino, rapato come un detenuto, graffiato. Il loro viaggio è stato inutile. Quando sono giunti in Lungarno un tedesco è balzato fuori dai ripari ed ha urlato “Giù fronte! Allontanare in un minuto se no sparare” una volata, un minuto, una raffica di mitraglia ha battuto la strada dietro di loro. Hanno tentato in via Garibaldi con uguale esito, hanno incappato in un bivaccamento tedesco e li hanno respinti. Nel pomeriggio alle 15,30 le artiglierie americane sono entrate in azione, ha loro risposto una batteria volante tedesca. Alle 7 invece è cominciata una sparatoria tedesca alla quale ha risposto l'artiglieria americana, per una decina di minuti non si è udito che il sibilo dei proiettili sulle nostre teste.

 

Giovedì 3 agosto

Non c'era acqua e mi sono dovuto lavare in due bicchieri d'acqua, a malapena mi sono strusciato gli occhi! Poi ho fatto colazione, meno male che mamma aveva tenuto in disparte per i giorni neri 2 barattoli di latte condensato, così non si beve quel troiaio nero nero. Dalle 10,30 alle 11 si sono sentiti bubbolii prolungati, e, a quanto ha detto mamma, hanno ribattuto là nella nostra zona. Mamma è andata nel pomeriggio da zio Nello, è ritornata in lacrime. Zio Nello le ha detto che a Campo, della nostra roba, argenterie, servizi, piumino, quadri, liquori, zucchero, non c'è più nulla, tra italiani e tedeschi hanno svaligiato tutto. Anche a Ghezzano avrebbero portato via tutta la mobilia. Abbiamo cercato di far coraggio a mamma dicendole che basta salvare la pelle, a tutto poi si rimedia. Ho il cuore oppresso dalla più nera tristezza. Bella e cara roba conservata gelosamente, rubata da mani straniere, non ritornerà più nel nostro caro nido! A sera a farci precipitare in ancor più tetra disperazione è corsa la voce che è stato affisso un ordine nel quale si dice che i giovani dai 16 ai 50 anni devono seguire i tedeschi per lavori a Massarosa, se non si presentavano alle 20 stasera in piazza del Duomo la fucilazione li aspettava.

 

Venerdì 4 agosto

Mattina. Alle 10 mamma è andata all'Ospedale a vedere se Tavani mi rifaceva un certificato attestante la mia infermità. Quando è ritornata era terrorizzata: i tedeschi con i fucili mitragliatori spianati correvano per le corsie e ordinavano agli uomini di seguirli. Quindi è riuscita. Mentre era fuori Renato che era alla finestra ha gettato un grido di allarme, 2 tedeschi piombati come bolidi in piazza hanno cominciato a prendere uomini. Sono stati seguiti da altri. In  un'ora tutta la piazza era razziata, giovani, vecchi, storpi, sani, sono stati tutti presi. Io e Renato ci siamo rifugiati al piano superiore. A un tratto abbiamo visto Pina piangente che si dirigeva verso mamma: Hanno preso Nello? Ha domandato mamma, uno scoppio di pianto ancora più forte mi ha dato conferma di questa supposizione: povero zio! Quanto ha fatto per sfuggire alle unghie dei tedeschi, e poi si è fatto prendere in casa caldo caldo.

Pomeriggio. E' stato un movimento continuo dei tedeschi. Hanno preso un'altra decina di uomini. Alle 15 esausto per tante emozioni mi sono addormentato. I pianti e i lamenti delle donne mi hanno risvegliato, supplicavano di lasciare i loro uomini, in ginocchio, scarmigliate: ma tutto è stato vano. E' la vendetta di Hitler “Punirò gli italiani in maniera che gli altri popoli europei ne trarranno un esempio”. Ore 16 Dio santo proteggici, via S.Lorenzo pullula di tedeschi, ce ne saranno una cinquantina. Bussano e fanno casa per casa. Ogni colpo il mio cuore ha un tuffo, poi una botta spaventosa, i vetri si spezzano, il pavimento ha un sussulto, i tedeschi hanno aperto una porta con una bomba a mano e ne traggono due uomini. Un'altra porta è aperta con  la violenza: entrano. Passa un'ora e non escono. Infine eccoli, sono in 3 seguiti da un sergente italiano con un sacco di roba predata in quella casa sulle spalle: ecco l'esercito repubblichino in funzione di lacchè della Wehrmacht. I tedeschi avanzano, mamma è sul letto che prega, la Nina piange, Renato non toglie gli occhi dalla fessura delle imposte...un passo, ancora un'altro e via, portone nostro superato, anche per oggi si è scampata! I bimbetti assassini negrieri di Hitler son passati, la caccia all'uomo per oggi è cessata. A sera si è scatenato l'inferno: le batterie americane hanno cominciato a martellare l'opposta riva dell'Arno, stavamo andando a letto quando uno scoppio fortissimo ha rintronato tutta la casa, poi un'altro, un'altro e un'altro ancora. Mentre tutti urlavano spaventati io sentivo il mio animo acquietarsi dalle ansie della giornata mentre un senso di gioia vinceva la pura infiltratasi nel mio animo durante la giornata.

Ore 20,15 Le bombe fioccano vicine ma non importa! Purchè si sbrighino, anche la morte è meglio della via Crucis di oggi!

 

Sabato 5 agosto

Mi sono alzato alle 7. Mamma non mi lasciava ben vivere “E se ti prendono fai il bravo” “E se non ti ci ritrovo quando torno sai come regolarti” “Ma se mai dici che hai 15 anni” e così via...mi sono alzato per disperato. Renato era già di vedetta alla porta del terrazzo, mi ha notificato che passavano 2 tedeschi. Si comincia bene. Abbiamo passato la mattina a spiare le mosse dei tedeschi, ma è stata straordinariamente calma. Povero zio Nello, preso così l'ultimo giorno di razzia, e portato via a Massarosa ove i tedeschi apprestano la loro prossima linea difensiva. Quando mamma è ritornata da casa ha detto di aver trovata forzata la porta che dà sul cortile, poi eccettuato il fatto che hanno messo tutto a soqquadro, non hanno asportato nulla. I miei libri non sono stati toccati. Nel pomeriggio ho fatto con Dimitri una partita a boccine e una a carambolo. Alle 7 è iniziato un intenso martellamento da parte delle artiglierie americane. Alle 11 il martellamento continuava.


(…)

Pomeriggio. Si vive in un atmosfera di attesa che si muta continuamente in disillusione. Qui imperversano le SS, le maledette guardie nere di Hitler.

Sabato 12 agosto

Mattina. Mamma si è alzata alle 5,30 ed è andata a prendere la carne, poi con la Nina ha fatto una corsa a casa. La nostra casa è ancora in buono stato. Dalla Nina invece sono partiti due proiettili, uno ha scoperchiato parte dell'ingresso e un altro la camera. Mentre mi stava raccontando queste cose è venuta la Pina che ci ha detto: zio Nello è scappato! Ricoverato dapprima nell'ospedale di Lucca con l'aiuto di un medico era riuscito a fuggire ritornando a Pisa.

Pomeriggio. Si vive in un atmosfera di attesa che si muta continuamente in disillusione. Qui imperversano le SS, le maledette guardie nere di Hitler. Hanno esteso il permesso di girare dalle 9 alle 12 ma nessuno deve girare nelle altre ore, pena la morte: ne ha saputo qualcosa quel povero vecchio che andava a prendere l'acqua che è stato steso morto dagli assassini vestiti da soldati.

 

Domenica 13 agosto

5° Domenica di agonia

Zio Nello ha saputo che le forze alleate sono vicine, hanno occupato una piccola parte di Firenze e sono attestate sull'Arno e lo hanno superato sopra Pontedera. I tedeschi sono invece di là d'Arno nella Zona Zambra-San Sisto al Pino. A Firenze infuria il tifo e il colera. Ma ogni giorno che passa ci confermiamo sempre di più nell'ipotesi che la partita è lunga e quasi disperata. Sono le 14 e il sole incombe, giù eterno e incutente tanto terrore si ode il passo delle pattuglie tedesche che passano continuamente.