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Il ricordo dell'estate del '44

Il Premio Pieve, per la sua quarantesima edizione, rende omaggio alla memoria delle comunità toscane coinvolte nei tragici eventi dell'estate del '44.

Dante Crescioli
Infanzia
Scorcio di Pieve Santo Stefano prima della distruzione, archivio fotografico Livi

Dante Crescioli, emigrato in Argentina, ripercorre a ritroso il filo della vita e torna alla sua infanzia, dove ritrova - nel ricordo - la sua Pieve intatta.

Una ricostruzione vivida del paese: l'architettura, gli abitanti, le usanze, le feste popolari.

Con la memoria Dante ripercorre ogni strada, rivede ogni volto. Se li ritrova davanti agli occhi in tutta la loro luminosità, come se Pieve non fosse mai stata distrutta, non nel suo cuore. 

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Giulia Fabbri
La Pieve
Bottega pievana, archivio fotografico Livi

Giulia lascia Pieve quando ha solo sei anni, insieme alla famiglia. Quei sei anni sono però sufficienti per scolpirgliela nel cuore.

Negli anni Giulia torna ogni tanto a Pieve con la famiglia e soffre per la sua distruzione.

E quando ormai è in pensione, lascia correre libera la memoria e si rifugia nei luoghi dell'infanzia: l'asilo, la chiesa, le piazze, le botteghe dei negozianti...

Giulia, con le sue descrizioni precise e ricchissime di dettagli, ridà vita al suo paese. E ci sembra quasi di vederla la sua Pieve e di trovarci insieme a lei sulla Piazza della Collegiata, insieme ai pievani della sua infanzia.

D'altronde, come lei stessa dice, "Oggi che sono "grande" però, é facile per me tornare nei miei luoghi, nei miei angoli preferiti e se non c'é nessuno che mi accompagna non importa, ho la mia memoria e sò dove voglio sostare..."

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Leonora Palazzeschi
Distruzione
Leonora con alcune donne della sua famiglia

Leonora ricorda i tragici eventi che hanno colpito il suo paese, Pieve Santo Stefano, nell'estate del '44. Prima lo sfollamento, poi la distruzione, casa per casa, infine la fame e gli stenti: Leonora - con la sorella Marietta e le rispettive famiglie - sono costrette a lasciare, dopo Pieve, anche Strazzano, il paesino in cui avevano trovato rifugio, diventato anch'esso pericoloso a causa della presenza dei tedeschi che portano via contadini e bestiame. Si nascondono allora nel fosso di Belmonte, ben riparato. Lì ci sono altre famiglie, che condividono la loro stessa sorte. Sono salve, ma non hanno cibo e possono nutrire i loro bambini solo con castagne secche.

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Maddalena Pepe
La guerra
Maddalena con i genitori

Maddalena ripercorre la propria vita in pagine che alternano la prosa alla poesia, il ricordo al sogno. Riprende la forma narrativa dai racconti che la mamma le faceva da bambina: La mi' mamma aveva la bella abitudine di raccontare e io di ascoltare: gli episodi della guerra e in quel modo dava vita ai ricordi che da piccola confondevo con i sogni. E come un sogno rivedo: gli angusti rifugi per sfuggire ai bombardamenti, la paura del buio e del chiuso, le persone che non sopportavano il mio pianto ... 

Una vita contenuta in poche intense pagine che raccontano l'infanzia, l'amore dei famigliari, l'emigrazione, il suo ruolo di donna, moglie e madre all'interno della nuova comunità in cui si trova a vivere in Svizzera.

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Onelio Pisani
I ragazzi del vicolo
Onelio Pisani

Onelio ricorda con nostalgia i luoghi della sua giovinezza. Da attori dilettanti offrivano "Spettacoli drammatici e di arte varia" alla popolazione pievana che apprezzava e riempiva il teatro "Carlo Goldoni" in via delle Antiche Prigioni.

Dopo la ritirata dai tedeschi può uscire dal campo dove è stato fatto prigioniero. Riesce a superare una malattia e i rischi ancora esistenti, con l'aiuto di una giovane laureanda e della sua famiglia che lo nasconde. Quando, dopo cinquecento chilometri percorsi a piedi, riesce a raggiungere Pieve, la trova completamente distrutta.

Riprende gli studi, si laurea, ma non dimentica mai la famiglia e la ragazza. Con loro avrà una lunga corrispondenza.

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Remo Rosati
Bombardamento
Remo Rosati

Prima agricoltore nel podere di famiglia, poi emigrante in cerca di fortuna, infine operaio in fabbrica a Prato. Ma volta in pensione, Remo può finalmente coltivare la passione per la poesia e ci consegna un'autobiografia, nella quale ripercorre una vita di lavoro e sofferenze di guerra, in ottava rima. 

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Egizia Migliosi
Incursione nemica
Egizia Migliosi

Egizia, giovane fiorentina, avvia il suo diario nel giorno in cui festeggia il diciottesimo compleanno, nel luglio 1943. È una ragazza matura, lavora e si guadagna da vivere, vorrebbe concedersi più tempo per le gite, i divertimenti, le amicizie e gli amori, come confida al suo diario. La guerra però incombe e le procura il dolore più grande della sua vita quando la madre muore sotto le bombe. Un lutto straziante, unito alla casa ridotta in macerie, all'incertezza che si fa sempre più forte e a un conflitto che non accenna a terminare. Quando finalmente la guerra finisce, ecco una stagione di progressiva riconquista della normalità, a partire dalle piccole cose che sono per lei così preziose.

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Pietro Poponcini
Lutto
Pietro Poponcini con la moglie

E' il 9 luglio 1944 quando tedeschi e alleati combattono per strapparsi fazzoletti di campagna e boscaglia.

Pietro si trova nei pressi di Piazza Gianni, non distante da Civitella in Val di Chiana, comune in provincia di Arezzo dove pochi giorni prima i nazisti hanno massacrato per rappresaglia 244 civili. E' con suo padre Aldo che si affanna a cercare un po' di cibo per la famiglia sfollata. Pietro deve controllare se arrivano i tedeschi: ad un certo punto ne scorge quattro che vengono giù correndo velocemente ma non fa in tempo ad avvertirlo che questi lo catturano e portano via insieme ad altri tre uomini. Quello che avviene dopo resterà sempre un ipotesi: Aldo è morto e Pietro carica dolore sul dolore perché si porterà sempre dietro il senso di colpa per il fallimento nel compito assegnato.

Finita la guerra deve sopportare il lutto della perdita di una sorellina. Si aprono poi per lui le porte del collegio e nuove sofferenze causate dall'educazione rigida impartita dalle suore e dalla lontananza dagli affetti familiari.

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Aldo Bigalli
Estate '44
Aldo Bigalli

Anno 1939: la guerra è iniziata da una settimana con l'invasione della Polonia da parte della Germania nazista. A migliaia di chilometri di distanza, nell'Italia fascista, c'è un piccolo cronista appassionato di storia che annota con attenzione e piglio critico ogni avvenimento. Aldo è un bambino di dieci anni, nato e cresciuto a Pisa, che non ha iniziato ancora le scuole medie. Comincia a scrivere ciò che di significativo avviene nella sua vita e nel mondo che lo circonda. Alterna il resoconto del suo andamento scolastico alle notizie che apprende da radio, giornali, lezioni dei professori, discorsi dei familiari e da ogni altra fonte che il regime renda disponibile. Disegna mappe dei principali avvenimenti bellici e coinvolge compagni di gioco nelle ricostruzioni. Con l'ingresso dell'Italia nel conflitto schiera eserciti di soldatini, che in parte costruisce da solo. Ma quando la guerra bussa alla porta la dimensione ludica viene spazzata via. I soldatini si rivelano mostri in divisa da SS e le miniature di sughero giganteschi apparecchi di morte: nell'estate del 1940 Pisa è sottoposta a un crescendo di bombardamenti che tracima dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Con l'occupazione nazista si sgretola anche il mito del duce che ha accompagnato nella crescita la sua generazione. Fino alla liberazione e oltre Aldo descrive l'evolversi del quadro bellico internazionale, lo scempio del territorio pisano e livornese, le violenze perpetrate dai nazifascisti, le traversie familiari, le lotte personali di un bambino che la guerra e lo sfollamento hanno reso già adulto.

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Bruno Travaglini
Come vi avevano ucciso
Veduta di Niccioleta

La storia di Bruno è la storia di tante famiglie della sua terra: emigrati a Niccioleta, un paese del grossetano costruito durante il fascismo per ospitare i minatori che estraevano la pirite nelle colline metallifere, Bruno cresce insieme ai figli degli altri minatori. La vita di comunità, vista da un bambino, è turbata dalla guerra. Poi, il 14 giugno 1944, la strage: i tedeschi fucilano ottantatre persone sospettate di antifascismo; fra queste, il padre dell'autore.

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